Logo AreaLavoro

Buongiorno con un nuovo approfondimento. Dopo avervi proposto una guida sulle Pensione ai superstiti, oggi vi portiamo un nuovo articolo. La Pensione, come tutti noi ben sappiamo, è l’insieme di contributi che abbiamo versato nel corso dei decenni che ci vengono riconosciuti in parte e ci permettono nella vecchiaia di avere un sussidio economico per continuare ad avere uno stile di vita quanto meno dignitoso.  

Menu di navigazione dell'articolo

Tutti noi, però, sappiamo che ci sono lavori e lavori. Ci sono prestazioni lavorative più massacranti e meno redditizie, c’è chi ha perso il lavoro e che non lo ha mai più ritrovato: a suffragio di tutte queste fasce di lavoratori è stata introdotta in via del tutto sperimentale a partire dal maggio del 2017 l’APE Social, ovvero un anticipo finanziario a garanzia pensionistica.  

Con tale provvedimento il Governo si è posto come obiettivo di venire incontro a tutte le esigenze di quei lavoratori che per svariati motivi si trovano a dover vivere in condizioni di somma difficoltà permettendo agli stessi l’accesso alla pensione anticipatamente rispetto a tutti quei requisiti che erano previsti nella famigerata Legge Fornero. 

A poter fare domanda sono tutti quei soggetti che: 

  • Hanno maturato 30 di contributi; 
  • Hanno esaurito da almeno tre mesi l’indennità di disoccupazione; 
  • Potenziali disoccupati che vedranno a breve vedere scadere il proprio contratto; 
  • Lavoratori con una invalidità riconosciuta pari almeno al 74%; 
  • Lavoratori che assistono da almeno un semestre un familiare con disabilità gravi riconosciute.

Sono invece richiesti almeno trentasei anni di contributi per tutti coloro che hanno svolto per almeno sei anni lavori gravosi come l’esser infermieri, operaio edile, maestra di infanzia o ferroviere. A questa cerchia, nella Legge di Bilancio del 2018 sono stati inseriti anche i pescatori, i marittimi in generale e gli agricoltori.  

Come poter fare domanda per l'APE Social

Per poter fare domanda dell’APE Social, ove si avessero i requisiti, ci si potrebbe tranquillamente recare presso una qualsiasi sede territoriale Inps presente sul territorio Nazionale e presentare la domanda per potervi accendere. Da sottolineare che comunque anche i CAF si occupano tranquillamente di inoltrare le pratiche all’INPS: il tutto, infatti, ormai viene svolto in modo telematico e per poter dare l’avvio all’intero iter che poi potrebbe portare ad avere l’anticipo pensionistico è un attimo. 

Da quando è stata comunque introdotta l’APE Sociale diversi disservizi si sono registrati anche e soprattutto a causa dell’enorme successo riscontrata dalla stessa: la prima e la seconda tranche di domande, infatti, ha visto l’arrecare numerosi ritardi (addirittura di mesi) a tutti gli aventi diritto.  Qualcosa di risolto, sia chiaro, ma all’inizio vi è stato più di qualcheduno problema affinchè tutto potesse andare per il verso giusto.  

Quando e come viene erogata 

L’Ape Social, come una pensione classica, sarà erogata ogni mese per dodici mesi all’anno e sarà versata nelle tasche del contribuente fino al conseguimento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia. L’indennità, ovviamente, è pari all’importo della rata di pensione che andremo a prendere: viene infatti calcolata ad hoc in base a quanti e quali contributi abbiamo versato durante il nostro percorso professionale.  

In genere dopo la presentazione di una domanda il limite massimo per la risposta da parte dell’Inps non dovrebbe farsi attendere più di trenta giorni. Una volta valutati tutti i crismi (se si è idonei o no) si riceverà il versamento delle somme direttamente su di un conto corrente.  

Vi è anche la possibilità di seguire lo stato e l’avanzamento delle pratiche step by step direttamente dal sito stesso dell’Inps: fatto infatti il login, e trovata l’apposita sezione inerente all’APE Social, sarà possibile visualizzare tutti i dettagli della nostra pratica con date, esiti e informazioni supplementari. 

Tutte le misure pensionistiche

Imagine sull'anticipo pensionistico

Non solo Ape social, la Legge di Bilancio, infatti, ha confermato o introdotto anche altre misure pensionistiche e di anticipo pensionistico per questo 2020. Se da un lato, alla fine del 2021 dovremo salutare la quota 100, potremmo tuttavia dare il benvenuto alla cosiddetta quota 102. In ogni caso, non si tratta della sola forma di pensione anticipata. Ci sono altri casi, infatti, in cui è possibile andare in pensione senza attendere i 67 anni.

L’opzione standard per andare in pensione, come sappiamo, è la pensione di vecchiaia che consiste nel lasciare il lavoro a 67 anni con 20 anni di contributi come minimo. Quando invece parliamo di pensione anticipata, si deve comunque tener conto dei contributi versati. Se come contribuzione agli uomini occorrono almeno 42 anni e 10 mesi e alle donne 41 e 10 mesi, anche nel caso di anticipo servono 35 anni di contribuzione effetti come minimo. Per chi, poi, ha versato contributi dal 1996 e quindi risponde al solo calcolo contributivo, si parla di pensione anticipata contributiva, appunto. Qui occorrono come minimo 64 anni e 20 anni di contributi.

Passiamo ora ad altre opzioni, che comprendono differenti categorie di lavoratori. I lavoratori precoci, ad esempio, vale a dire chi ha cominciato a lavorare almeno un anno prima di compierne 19, possono andare in pensione dopo 41 anni di contributi, senza tener conto dell’età. Un altro caso di pensione anticipata viene previsto per chi svolge un lavoro usurante o notturno, per loro bastano 35 anni di contribuzione e 61 anni e sette mesi di età.

Altra opzione è quella che viene definita dal legislatore l’isopensione, che può essere applicata da over 60 con almeno 36 anni e 4 mesi di contributi. Questo sistema consiste quindi in un accompagnamento alla pensione che garantisce al lavoratore un assegno di buonuscita deciso di accordo con l’azienda fino a quando non si saranno maturati i requisiti per andare effettivamente in pensione. Tuttavia, questa operazione è a carico del datore di lavoro, che quindi continuerà a versare i contributi all’ex dipendente.

Infine, l'opzione donna, che vale per le dipendenti che abbiano come minimo 58 anni di età e per le autonome con almeno 59 anni. In ogni caso sono necessari 35 anni di contributi versati. Attenzione però, perché le lavoratrici che decidono di andare in pensione con l’opzione donna dovranno rinunciare a una lauta fetta del proprio assegno mensile, poiché fuoriescono dal mondo lavorativo con il versamento di meno contributi rispetto ad altri e viene loro applicato unicamente il sistema contributivo. 

FAQ

Cosa significa riforma pensionistica?

La riforma pensionistica si riferisce a qualsiasi cambiamento delle leggi e delle politiche che riguardano le pensioni e i benefici pensionistici. Queste riforme possono includere l'alterazione dell'età pensionabile, l'adeguamento del sistema di calcolo della pensione, e le modifiche alla contribuzione dei lavoratori e dei datori di lavoro. L'obiettivo di queste riforme è solitamente quello di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico, assicurando allo stesso tempo che i lavoratori ricevano un reddito adeguato durante la pensione.

Che cosa si intende per lavoro anticipato?

Il termine "lavoro anticipato" è spesso usato in relazione all'anticipo pensionistico. Questo si riferisce alla possibilità per un lavoratore di andare in pensione prima dell'età pensionabile standard, a condizione che vengano soddisfatti certi requisiti, come un determinato numero di anni di contributi o condizioni di salute specifiche. Le regole per l'anticipo pensionistico possono variare a seconda del paese e delle leggi specifiche.

Cos'è un fondo pensione?

Un fondo pensione è un tipo di investimento gestito che raccoglie i contributi pensionistici dei lavoratori e dei datori di lavoro, con l'obiettivo di generare reddito e crescita del capitale. Questi fondi vengono poi utilizzati per fornire pensioni ai lavoratori quando raggiungono l'età pensionabile. I fondi pensione possono essere sia a contribuzione definita (dove il beneficiario riceve una pensione basata sul valore del fondo al momento del pensionamento) che a prestazione definita (dove la pensione è basata su fattori come l'ultimo stipendio e gli anni di servizio).

Che cos'è la Quota 100?

La Quota 100 è un termine che si riferisce a una specifica misura introdotta in Italia nel 2019 come parte di una riforma pensionistica. Permette ai lavoratori di andare in pensione una volta che la somma della loro età e dei loro anni di contributi raggiunge 100. Ad esempio, un lavoratore di 62 anni con 38 anni di contributi pensionistici può andare in pensione perché la loro "quota" totale è 100. Questa misura è stata concepita come un'alternativa più flessibile rispetto alle precedenti leggi pensionistiche.

Qual è la Legge Fornero?

La Legge Fornero, ufficialmente nota come Legge 201/2011, è una riforma pensionistica italiana introdotta nel 2011 dall'allora Ministro del Lavoro, Elsa Fornero. La legge ha aumentato l'età pensionabile, introdotto il concetto di adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aspettativa di vita, e ha modificato le regole per le pensioni anticipate, rendendole più restrittive. La legge è stata oggetto di numerose discussioni e controversie, e successive riforme hanno cercato di moderarne alcune delle disposizioni.

Che cosa si intende per previdenza sociale?

La previdenza sociale è un sistema governativo progettato per fornire assistenza finanziaria ai cittadini in varie fasi della loro vita, inclusa l'età pensionabile. Le pensioni sono una parte fondamentale della previdenza sociale, garantendo un reddito ai lavoratori che hanno raggiunto l'età pensionabile o che non possono più lavorare a causa di disabilità o malattia. Altri aspetti della previdenza sociale possono includere l'assistenza sanitaria, l'assicurazione disoccupazione e i benefici per i bambini.

Cosa si intende per pensione di vecchiaia?

La pensione di vecchiaia è un tipo di beneficio pensionistico che viene pagato ai lavoratori quando raggiungono una certa età, definita come "età pensionabile". L'età specifica può variare a seconda del paese e delle leggi vigenti. Per ricevere la pensione di vecchiaia, i lavoratori devono di solito aver contribuito al sistema pensionistico per un determinato numero di anni. La pensione di vecchiaia è destinata a fornire un reddito di sostegno ai lavoratori quando cessano di lavorare a causa dell'età.

Che fine farà Ape Social nel 2025?

Nel 2025, l'Ape Social potrebbe subire modifiche o proroghe in base alle decisioni governative, dato che è una misura sperimentale introdotta per facilitare il pensionamento anticipato di alcune categorie svantaggiate. Al momento, il suo futuro dipende dall’analisi dei risultati delle precedenti proroghe e dalla sostenibilità economica del sistema previdenziale. Potrebbero essere introdotti criteri più restrittivi o ampliati i beneficiari in base alle esigenze di bilancio e al contesto socio-economico. È consigliabile seguire gli aggiornamenti legislativi e consultare fonti ufficiali per sapere se l'Ape Social sarà ancora disponibile e con quali modalità.

Chi può richiedere l'Ape Social?

L'Ape Social può essere richiesto da lavoratori che si trovano in determinate condizioni di difficoltà economica o lavorativa. Tra i principali beneficiari ci sono i disoccupati di lunga durata, chi assiste familiari disabili, chi svolge lavori gravosi e chi ha una disabilità superiore al 74%. I richiedenti devono aver raggiunto almeno 63 anni di età e avere un numero minimo di anni di contributi, variabile a seconda della categoria. È fondamentale verificare di rientrare nei requisiti stabiliti annualmente e presentare domanda all'INPS entro le scadenze previste.

Chi ha diritto alla pensione Ape Social?

Hanno diritto alla pensione Ape Social coloro che soddisfano i requisiti specifici stabiliti dal governo, come l’età minima di 63 anni e un numero minimo di contributi che varia in base alla categoria: generalmente 30 anni per caregiver, disoccupati o invalidi, e 36 anni per chi svolge lavori gravosi. Inoltre, bisogna appartenere a una delle categorie protette indicate dalla normativa e non percepire già un trattamento pensionistico diretto. È necessario anche rispettare i limiti di reddito eventualmente previsti per alcune categorie.

Quanti anni di contributi per Ape Social 2024?

Per accedere all'Ape Social nel 2024, i requisiti contributivi variano a seconda della categoria. Generalmente, sono richiesti 30 anni di contributi per caregiver, invalidi e disoccupati, mentre per chi svolge lavori gravosi è necessario accumulare almeno 36 anni di contributi. In alcuni casi, possono essere previste agevolazioni contributive per donne con figli. È essenziale controllare la normativa aggiornata, poiché potrebbero esserci modifiche o deroghe specifiche introdotte per il 2024.

Chi ha diritto all'Ape Social nel 2024?

Nel 2024, avranno diritto all'Ape Social i lavoratori che rientrano in categorie specifiche come disoccupati senza ammortizzatori sociali, caregiver che assistono un familiare disabile, persone con disabilità pari o superiore al 74%, e coloro che svolgono lavori gravosi. Devono essere stati rispettati i requisiti di età (63 anni) e contributivi (30 o 36 anni). È importante verificare eventuali aggiornamenti normativi o nuove categorie aggiunte dal governo per accertarsi di avere diritto a questa misura.

Quali sono i requisiti per andare in pensione con l'Ape Social?

I requisiti principali per accedere all'Ape Social includono l’età minima di 63 anni e un’anzianità contributiva di almeno 30 o 36 anni, a seconda della categoria di appartenenza. È inoltre necessario rientrare in una delle condizioni previste dalla legge, come essere disoccupati di lungo termine, assistere un familiare disabile, essere invalidi o svolgere lavori particolarmente gravosi. Bisogna anche non essere già titolari di un trattamento pensionistico diretto. La domanda deve essere presentata all’INPS nei termini stabiliti.

Che cosa è l'Ape Social?

L'Ape Social è un’indennità a carico dello Stato che consente il pensionamento anticipato per lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate. Introdotta in via sperimentale, questa misura supporta chi non raggiunge ancora l’età pensionabile ma si trova in condizioni di difficoltà economica o lavorativa. L'Ape Social non è una vera e propria pensione, ma un sussidio economico erogato fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. La misura punta a tutelare i lavoratori più fragili, fornendo loro un sostegno economico transitorio.

Chi ha diritto all'Ape Social nel 2023?

Nel 2023, avevano diritto all'Ape Social le categorie svantaggiate individuate dalla normativa vigente, tra cui disoccupati di lungo periodo, caregiver, invalidi con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74% e chi svolge lavori gravosi. I requisiti includevano un’età minima di 63 anni e una contribuzione minima di 30 o 36 anni, a seconda del caso. La normativa del 2023 può servire da riferimento per comprendere le linee guida generali, ma è sempre consigliabile verificare eventuali modifiche per gli anni successivi.

Quali sono i requisiti per avere l'Ape Social?

I requisiti per accedere all'Ape Social includono un’età minima di 63 anni e un’anzianità contributiva di almeno 30 anni (36 per i lavori gravosi). Bisogna rientrare in una delle categorie protette, come disoccupati, caregiver, invalidi o lavoratori in occupazioni gravose. Inoltre, non bisogna essere titolari di una pensione diretta e occorre rispettare eventuali limiti di reddito. La misura prevede un processo di domanda attraverso l'INPS, che valuta l’idoneità dei candidati in base ai criteri stabiliti.

Come funziona l'Ape Social?

L'Ape Social è un’indennità economica erogata dall’INPS, destinata a coprire il periodo che precede il raggiungimento della pensione di vecchiaia. Una volta verificati i requisiti di età, contributi e appartenenza a una categoria protetta, l'interessato deve presentare domanda all'INPS. Se accettata, l'indennità viene erogata mensilmente fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione ordinaria. Il beneficio non comporta costi per il richiedente e non prevede penalizzazioni sul trattamento pensionistico futuro.

Se desideri approfondire la questione, ti consiglio di leggere attentamente questo dettagliato articolo sulle pensioni quota 96.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

Segnalaci un errore, un refuso o un suggerimento per migliorare l'articolo