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L’uso di particolari scarponcini o calzature è un obbligo per chi nello svolgimento della propria attività è maggiormente soggetto a infortuni. A stabilirlo è la normativa sull’abbigliamento da lavoro, oggi regolamentato dal D. Lgs. n. 81 del 2008, ex legge 626/94, che certifica in quali settori è necessario indossare un certo tipo di abbigliamento, necessario per proteggere il lavoratore dai rischi che coinvolgono salute e sicurezza.

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La legge entra nel merito dei cosiddetti DPI, ovvero dispositivi di protezione individuale, stabilendo qual è l’abbigliamento più sicuro, che il datore di lavoro deve fornire ai suoi dipendenti per evitare di esporli a gravi rischi.

Scarpe antifortunistiche e calzature da lavoro

In tema di sicurezza svolgono un ruolo determinante le cosiddette scarpe antinfortunistiche, particolari scarponcini o calzature, che a prima vista è difficile distinguere da un semplice paio di scarpe da ginnastica, o da trekking.

Si tratta di scarpe comode ma soprattutto sicure, indispensabili per proteggere quotidianamente chi lavora in ambiti specifici.

Le scarpe antinfortunistiche, per essere considerare tali, devono rispondere a determinate caratteristiche ed essere antistatiche, avere suole antishock, puntale di sicurezza, e suola antiscivolo resistente agli oli minerali. Una scarpa sicura deve disporre di una tomaia rigorosamente idrorepellente, inoltre per garantire la massima sicurezza sul lavoro è necessaria  la presenza  della  lamina anti foro.

Se vuoi approfondire alcune tematiche relative ai contratti, ti segnaliamo che abbiamo appena scritto un approfondimento sul contratto di lavoro a intermittenza.

I piedi esposti ai rischi durante il lavoro

I piedi durante il lavoro possono essere esposti a rischi di diverso genere dalle ustioni allo schiacciamento, dalle punture alle lesioni da sostanze caustiche.

Al pari dell’uso di caschetti e occhiali, le scarpe a maggior protezione devono essere indossate da elettricisti, muratori, manovali, operai, e da tutta una serie di operatori impegnati nell’ambito della ristorazione o all’interno degli ospedali.

Responsabilità sull’uso delle scarpe antinfortunistiche

scarpe antinfortunistiche

Il datore di lavoro ha l’obbligo di salvaguardare l’integrità fisica del lavoratore a partire dal dovere di vigilare affinché, laddove è necessario, i dipendenti indossino i dispositivi di sicurezza, a partire dalle scarpe antinfortunistiche.

In caso di mancato rispetto degli obblighi, da parte del datore di lavoro, scatta la responsabilità risarcitoria nei confronti del lavoratore. Il datore di lavoro non può dispensare il lavoratore dall’obbligo d’indossare le scarpe protettive, soprattutto quando queste sono un efficace e necessario mezzo di protezione da possibili rischi.

Una volta fornite le scarpe antinfortunistiche il lavoratore è obbligato a indossarle, nel caso in cui si ostini a non farlo, e venga colto in fragranza, può essere colpito da una contestazione disciplinare.

Nel caso si verifichi un infortunio sul lavoro le responsabilità sono del datore di lavoro se non ha fornito i necessari dispositivi di sicurezza, e informato adeguatamente il lavoratore. Laddove invece è il lavoratore, a macchiarsi della colpa di non aver indossato un dispositivo come le scarpe antinfortunistiche, la responsabilità ricade inevitabilmente su di lui. In questa seconda ipotesi  le spese mediche saranno a carico dell’Inail.

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Ma perché scegliere un corso per la sicurezza sul lavoro? E' obbligatorio conseguire un attestato?

I corsi per la sicurezza sul lavoro vengono proposti in tutta Italia da tantissime organizzazione e da enti sparsi sul nostro territorio: ogni percorso formativo è, solitamente, caratterizzato da una parte teorica e da un apprendimento pratico, fondamentale per comprendere alla perfezione manovre e strategie necessarie per preservare sicurezza e salute sul luogo di lavoro

Infatti, oltre a rendere più completo il curriculum stesso e acquisire importanti capacità o abilità da questo punto di vista, utili nei più diversi contesti professionali, tali corsi sono ormai ritenuti indispensabili per essere sempre aggiornati sull'importante tematica della sicurezza sul lavoro, in un mondo sempre più complesso e dinamico e che richiede appunto aggiornamento e formazione continua, sotto ogni punto di vista. Anche quello relativo alla salute ed alla prevenzione di rischi in ambito lavorativo, sia per i dipendenti che per gli stessi dirigenti.

Le ragioni per frequentare i corsi di formazione sul lavoro, oltre all'acquisizione di competenze utili da aggiungere al proprio curriculum vitae e all'ottenimento di un certificato, possono essere essenzialmente ricondotte a due fattori principali:

  1. Lavorare in un ambiente tranquillo e sicuro: I corsi di formazione forniscono l'opportunità di familiarizzare con diverse strategie, tecniche e strumenti utili nel campo lavorativo. Grazie a questa formazione, i lavoratori possono sviluppare una maggiore consapevolezza e serenità nel gestire le diverse sfide che possono presentarsi nel loro ambito lavorativo. Questo non solo contribuisce a salvaguardare la loro salute personale, ma migliora anche la sicurezza e il benessere dell'intero team di lavoro.
  2. Soddisfare i requisiti di formazione obbligatoria: Molti settori richiedono che i lavoratori frequentino corsi di sicurezza sul lavoro, che spesso includono un corso di base seguito da aggiornamenti periodici. La partecipazione a questi corsi è fondamentale per rimanere in regola con le normative in vigore e per mantenere al massimo i livelli di sicurezza sul posto di lavoro.

Nel complesso, seguire corsi di formazione sul lavoro non solo permette ai dipendenti di acquisire le competenze necessarie per prevenire e gestire efficacemente situazioni di rischio, ma consente anche di migliorare le proprie capacità e competenze professionali. Questo può rendere il lavoratore più competitivo nel mercato del lavoro e più preparato a rispondere alle sfide che può incontrare nel suo ruolo. La formazione continua è, quindi, uno strumento indispensabile per lo sviluppo professionale e la sicurezza sul luogo di lavoro.

Di conseguenza, questo diritto/dovere di aggiornamento in tale ambito specifico presenta numerosi vantaggi. La stessa cosa vale per il datore di lavoro, il quale non solo ha l'obbligo di informare i propri dipendenti di questa opportunità di formazione importante ed essenziale, ma, nelle realtà lavorative più piccole, è egli stesso tenuto a frequentarle e a divenire la figura di riferimento per la prevenzione e la messa in sicurezza del proprio ambiente di lavoro, anche attraverso la realizzazione di documenti e misure idonee a tutto questo.

I corsi per la sicurezza sul lavoro trattano diversi argomenti, sia specifici (e dedicati a diversi settori lavorativi) che generali e trasversali. Vediamone qualcuno:

  • Addetti alla prevenzioni incendi: questo percorso formativo prevede di affrontare, a livello teorico, tematiche particolarmente importanti, fra cui i principi della combustione e le principali cause di un incendio, le procedure da adottare in caso di pericolo – dall’utilizzo di strumenti per l’estinzione delle fiamme all’evacuazione del personale, fino al contatto con i vigili del fuoco – i sistemi di allarme e la segnaletica aziendale. Seguono, poi, delle prove pratiche dedicate all’utilizzo delle diverse attrezzature, compresi estintori e idranti.
  • Addetti al primo soccorso: le lezioni permettono di acquisire conoscenze generali sulle patologie ed i traumi caratteristici di diversi ambienti lavorativi, imparando non solo ad intervenire praticamente, ma anche a riconoscere un’eventuale emergenza e a contattare correttamente i soccorsi.
  • Rspp e Aspp: cioè, il Modulo A. 

E proprio il profilo del Rspp rappresenta una delle figure più importanti all'interno di una realtà aziendale in tema di sicurezza sul lavoro. Infatti, egli può verificare e rilevare eventuali problematiche o rischi da questo punto di vista, elaborare misure per eliminarli o addirittura presentare piani generali per la sicurezza complessiva di tutti i lavoratori aziendali, collaborando con lo stesso datore di lavoro per adottare le misure di prevenzione più idonee alla realtà in cui si svolgono le diverse attività.

Lavoratori di settori specifici possono, poi, frequentare anche lezioni dedicate ad argomenti maggiormente legati al proprio ambito professionale: è sempre possibile, infatti, frequentare corsi per la sicurezza sul lavoro relativi, per esempio, alla movimentazione dei carichi, alla gestione dei cantieri o del lavoro in orario notturno, all’utilizzo di carrelli elevatori e piattaforme elevabili o anche alla protezione da vibrazioni, rumori, agenti chimici, gas o radiazioni ottiche.
Ogni corso permette di ottenere nuove competenze o di conseguire importanti aggiornamenti, aumentando e migliorando la preparazione!

Come detto, quindi, diversi e variegati sono i corsi che consentono di acquisire una qualifica ed una preparazione specifica in tema di sicurezza sul lavoro, importante e indispensabile per la propria vita professionale, ma soprattutto per la serenità esistenziale propria e delle persone care.

Chi è l’RLS?

Come già accennato, l’RLS è un soggetto che viene nominato dai rappresentanti sindacali (ovvero organi di rappresentanza a livello aziendale) oppure dagli altri lavoratori, a seguito di un’adeguata formazione, per assicurare che in una realtà aziendale vengano rispettati tutti gli obblighi espressamente previsti dal Testo Unico sulla sicurezza, e per dar voce alle esigenze dei lavoratori in caso di problemi derivanti dall’inosservanza delle norme sulla sicurezza.  Questa figura è obbligatoria per tutte le aziende con almeno un lavoratore, e a seconda del numero dei dipendenti è necessario che ve ne siano di più. Infatti, nelle realtà che impiegano dai 201 ai 1000 dipendenti, è necessario che vi siano almeno 3 rappresentanti, e il numero si raddoppia dai 1000 dipendenti in poi. Per quanto riguarda la modalità di nomina, nelle aziende fino a 15 dipendenti sono direttamente gli altri lavoratori a scegliere l’RLS, mentre nelle aziende con oltre 15 dipendenti i lavoratori eleggono i rappresentanti nell’ambito delle rappresentanze sindacali aziendali.

Differenza tra RLS ed RSPP

Spesso si tende ad assimilare la figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza con quella del RSPP, ovvero il Responsabile del servizio prevenzione e protezione. Tuttavia, si tratta di figure differenti con mansioni diverse. Il RSPP, infatti, lavora direttamente con il datore di lavoro, ed ha il compito di evitare i rischi per i lavoratori, avendo cura di gestire al meglio gli strumenti per la sicurezza messi a disposizioni dall’impresa. Invece, il RLS, ha il compito di monitorare gli aspetti concernenti la sicurezza sul lavoro e di farsi portavoce degli altri lavoratori per richiedere eventuali miglioramenti. 

I compiti del RLS

Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha diversi compiti che permettono di facilitare il dialogo tra l’azienda ed i dipendenti. Ad esempio, deve ascoltare le problematiche riscontrate dai dipendenti, effettuare le dovute verifiche a seguito delle segnalazioni e poi comunicarle al datore di lavoro

A seguito di ciò, deve verificare che gli interventi necessari alla rimozione dei rischi vengano effettivamente eseguiti. Inoltre, deve indire e presenziare alle riunioni concernenti i temi della sicurezza. Rientra nei suoi compiti sicuramente anche il dovere di sorvegliare sulla qualità dell’ambiente di lavoro (ovvero l’igiene), di partecipare a tutte le fasi del processo di prevenzione dei rischi lavorativi (ed individuazione del pericolo), infine, rappresenta un punto di riferimento tra il datore di lavoro, il sindacato, le istituzioni e i soggetti lavoratori.  Infine, rientra nei compiti del RLS anche quello di collaborare con il datore di lavoro nella redazione del cosiddetto DVR ovvero, un particolare documento che individua i possibili rischi presenti in un luogo di lavoro e permette di analizzare, valutare e prevenire le situazioni di Pericolo. In parole povere, si tratta di una figura che, contrariamente a come si potrebbe pensare, svolge un ruolo cruciale sia per l’azienda che per i lavoratori.

Altri acronimi che dovresti conoscere

Ecco alcuni degli acronimi più comuni oltre al RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza):

  1. DVR - Documento di Valutazione dei Rischi: un documento obbligatorio che ogni datore di lavoro deve redigere per valutare i rischi per la sicurezza e la salute sul posto di lavoro.
  2. INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro: ente pubblico che si occupa della gestione delle assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
  3. ASPP - Addetto ai Servizi di Prevenzione e Protezione: figura professionale che assiste il datore di lavoro nella gestione della sicurezza sul lavoro.
  4. RSPP - Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione: il responsabile aziendale per l'attuazione delle politiche di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro.
  5. CIG - cassa integrazione Guadagni: un ammortizzatore sociale che fornisce un sostegno al reddito dei lavoratori in caso di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa.
  6. CCNL - Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro: un accordo tra le parti sociali che stabilisce i diritti e i doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro in un determinato settore.
  7. DURC - Documento Unico di Regolarità Contributiva: un certificato che attesta la regolarità contributiva e assicurativa di un'azienda nei confronti degli enti previdenziali e assicurativi.
  8. INPS - Istituto Nazionale della Previdenza Sociale: l'ente previdenziale italiano che gestisce le principali forme di previdenza sociale.
  9. D.Lgs. - Decreto Legislativo: un tipo di atto normativo utilizzato in Italia, spesso riferito in ambito lavorativo per indicare specifiche normative (es. D.Lgs. 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro).
  10. CPI - Centro per l'Impiego: strutture territoriali dedicate all'orientamento, alla formazione e alla ricerca di lavoro.
  11. TFR - Trattamento di Fine Rapporto: una forma di risparmio forzato che il datore di lavoro accantona per il lavoratore, pagabile al termine del rapporto di lavoro.
  12. CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano: ente nazionale che si occupa di normative tecniche in ambito elettrotecnico, spesso citato per le norme di sicurezza in ambienti di lavoro specifici.

Questi sono solo alcuni esempi degli acronimi utilizzati nell'ambito lavorativo in Italia. Ogni acronimo rappresenta un aspetto specifico della vita lavorativa, dalla sicurezza sul lavoro ai diritti dei lavoratori, dalla previdenza sociale alle normative tecniche

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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