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La Cassazione con l'ordinanza del 14 gennaio 2003, n. 438 ha anche sancito l'impossibilità a volte di stabilire in anticipo la durata delle trasferte di lavoro; cioè qualora vi siano delle mansioni che il lavoratore dovrà svolgere prima di rientrare e non sia possibile stabilirne con precisione i tempi. Al lavoratore è riconosciuta un'indennità e/o il rimborso delle spese da lui sostenute per lo spostamento. 

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Documenti di spesa e indennità 

L'indennità è differente dal punto di vista economico a seconda che si tratti di:

  • indennità fuori dal comune della sede di lavoro
  • indennità entro il comune della sede lavorativa

Per saperne di più circa l'indennità vi suggeriamo il sito dello Studio Consonni o il portale mc2elearning per il calcolo delle identità di trasferte di lavoro.

Fatta questa prima e generica distinzione, soprattutto perché il ricorso alla mobilità del dipendente risulta essere sempre più frequente all’interno delle aziende e per chi sta entrando nel mondo del lavoro adesso può risultare necessario conoscere le differenziazioni giuridiche tra queste tre tipologie.
Delle trasferte di lavoro parleremo ampiamente nel corso dell’articolo scendendo nei particolari, soprattutto perché si tratta della modalità più diffusa, per ora vi basti sapere che si tratta di un mutamento temporaneo e che questa caratteristica è il primo degli elementi qualificanti poiché nonostante non vi siano indicazioni in merito alla durata, il lavoratore sa già che non vi è nulla di definitivo.
Un altro elemento qualificante è sicuramente il permanere del potere direttivo, durante il viaggio, infatti, non vi sarà alcun rapporto tra il lavoratore  e il soggetto presso cui avverrà la prestazione lavorativa, ma si rimarrà sempre alle dipendenze del datore originario.

In merito al trasferimento, forse la tipologia più complessa che consiste nel mutamento definitivo del luogo in cui avviene la prestazione lavorativa, si hanno delle disposizioni normative in materia e riguardano le tutele nei confronti del lavoratore che viene privato della stabilità acquisita nel tempo non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche familiare e sociale.
Dal punto di vista legislativo, chi è soggetto a trasferimento risulta più tutelato rispetto ai primi due casi di dipendenti, questo perché si tratta di un cambiamento radicale vero e proprio ed è per questo che il trasferimento da un’unità produttiva ad un’altra debba essere sempre motivato da ragioni tecniche, produttive e organizzative, in caso contrario il trasferimento è da considerarsi nullo e inderogabile.

Anche in questo caso è presente un’indennità di trasferimento e la sua funzione è quella di attenuare, almeno quanto è possibile, il disagio cui va incontro il lavoratore che si trova ad essere penalizzato anche dal punto di vista economico.

Come gestire la spesa del viaggio lavorativo?

viaggio studio min

Dalle ultime analisi fatte da studi di settore, appare evidente che serva una gestione più al passo con i tempi su questo capitolo di spesa. I viaggi, che siano essi per mezzo di treni od aerei, incidono per una misura del 30%, seguita dal 23% per i km percorsi e per quasi il 20% dal vitto del dipendente mandato a lavorare fuori sede. Ma ciò che va controcorrente rispetto ai tempi moderni, segnati dall’uso invasivo della tecnologia attraverso computer, smartphone e tablet è l’utilizzo della carta per giustificare le spese sostenute nella trasferta di lavoro. A riguardo, stanno nascendo dei servizi professionali che hanno come scopo quello di automatizzare questa voce attraverso una gestione più veloce e che possa portare un sistema più efficiente per evitare incongruenze ed errori, che spesso sono presenti quando si utilizza invece la carta.

Molto di voga grazie al successo di smartphone e tablet, stanno emergendo sul mercato anche talune applicazioni con funzioni utili sia per il datore di lavoro che per il dipendente: per i primi c’è la possibilità di verificare i costi e conversare in chat con il lavoratore mentre per i secondi questa app permette di avere uno schema preciso del programma del viaggio, con appuntamenti ed incontri. Inoltre sono presenti altre informazioni che possono risultare utili all’azienda, come la cancellazione del viaggio o la modifica dello stesso.

Cosa dice la Costituzione riguardo i diritti del lavoratore

In ambito internazionale opera l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

Un lavoratore autonomo, libero professionista, o un futuro dipendete di un'impresa dovrebbe essere a conoscenza del fatto che il diritto al lavoro è un privilegio di tutti i cittadini Italiani. I diritti del lavoratore sono infatti gestiti e disciplinati da precise leggi e decreti costituzionali, indirizzati proprio ad assicurare un posto di impiego a tutti i soggetti residenti in Italia.

Il diritti del lavoratore vanno inoltre di pari passo con la tutela del lavoratore stesso, al fine di proteggerlo dal punto di vista economico, morale, fisico, per assicurargli dignità e per garantirgli protezione sotto diversi aspetti. I diritti del lavoratore servono anche a regolamentare: i rapporti di lavoro, i licenziamenti, i trasferimenti e le condizioni lavorative stesse (orari, contratti ecc.).

I diritti del lavoratore sono un privilegio che dovrebbe essere concesso a tutti i cittadini italiani; essi sono inoltre regolati e protetti da determinate norme giuridiche e costituzionali, volte ad assicurare questi benefici a tutti gli individui.

Il lavoro è infatti uno dei principi insindacabili previsti anche dalla Costituzione della Repubblica Italiana. 

Il diritto del lavoro venne redatto nel 1970 da diversi giuristi, tra questi Gino Giugni e rientra nello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300 del 20 maggio 1970). Esiste poi anche la legge biagi (Legge n. 30 del 14 febbraio 2003), nata per la liberalizzazione del mercato privato.

Cosa sanciscono le norme Europee

Il diritto del lavoro non è solo un costrutto nazionale ma è fortemente influenzato da principi e norme internazionali. In particolare, due entità giocano un ruolo fondamentale nel plasmare la legge del lavoro a livello globale: l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e l'Unione Europea (UE).

  1. Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL): Fondato nel 1919, l'OIL è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si concentra sui diritti dei lavoratori, promuovendo norme e convenzioni internazionali del lavoro. Questi includono principi fondamentali come la libertà di associazione, il diritto alla negoziazione collettiva, l'abolizione del lavoro forzato, l'eliminazione del lavoro minorile e l'eliminazione della discriminazione in materia di occupazione e professione.
  2. Unione Europea (UE): L'UE ha un ruolo significativo nell'elaborazione e nell'applicazione delle norme del lavoro. Le direttive dell'UE stabiliscono standard minimi su una serie di questioni relative al diritto del lavoro, tra cui orario di lavoro, congedo parentale, salute e sicurezza sul lavoro, parità di retribuzione e non discriminazione. Queste direttive devono poi essere incorporate nella legislazione nazionale dei Paesi membri.

In entrambi i casi, le normative internazionali e comunitarie hanno lo scopo di garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati e tutelati, stabilendo degli standard minimi che tutti gli Stati membri sono tenuti a rispettare. Questo si traduce in un diritto del lavoro che, pur avendo specificità nazionali, è fondamentalmente allineato su principi e diritti universalmente riconosciuti.

Quali sono i diritti del lavoratore dipendente? Non solo la mensilità dello stipendio

Per garantire pienamente il diritto all'occupazione, è fondamentale il ruolo svolto dai sindacati. Essi gestiscono direttamente questioni relative alla protezione dei lavoratori e, in particolare, alla negoziazione dei contratti collettivi di lavoro.

Il diritto all'occupazione va oltre la mera possibilità di ottenere un impiego. Esso comprende una serie di elementi che coinvolgono la qualità dell'ambiente di lavoro, i diritti di chi lavora e gli obblighi dell'impiego.

Questi includono:

  1. Condizioni di Lavoro: Le condizioni di lavoro devono essere giuste e dignitose. Questo include un ambiente di lavoro sicuro e sano, rispetto per la privacy e la dignità del lavoratore, e l'assenza di molestie o discriminazioni.
  2. Contratti di Lavoro: Il diritto all'occupazione include anche il diritto a un contratto di lavoro chiaro e comprensibile. Questo dovrebbe includere dettagli sulle responsabilità del lavoro, l'orario di lavoro, la retribuzione e altre condizioni di impiego.
  3. Sicurezza sul Lavoro: Gli imprenditori hanno l'obbligo legale di garantire la sicurezza dei loro dipendenti sul posto di lavoro. Questo può includere la formazione sulla sicurezza, l'attrezzatura di protezione personale, e l'osservanza delle normative sulla sicurezza sul lavoro.
  4. Retribuzione: Il diritto all'occupazione include anche il diritto a una retribuzione equa e adeguata. Questo può includere un salario minimo, le ore straordinarie pagate, e le prestazioni sociali come la pensione e l'assicurazione sanitaria.
  5. Diritti Sindacali: I lavoratori hanno il diritto di formare e unirsi a sindacati, negoziare collettivamente e fare sciopero. Questi diritti sono cruciali per garantire che i lavoratori abbiano voce nelle loro condizioni di lavoro.

Dunque, quando parliamo di diritto all'occupazione, stiamo parlando di un insieme complesso di diritti e responsabilità che riguardano ogni aspetto del rapporto di lavoro. È un argomento che va ben oltre la semplice questione dello stipendio mensile.

Novità 2021 sui diritti del lavoratore

lavoro ripartito

L’emergenza sanitaria che ha interessato il biennio 2019-2021, ha messo in evidenza e continua a mettere in evidenza delle fragilità del sistema di tutela dei lavoratori, per cui i governi hanno cercato di adottare misure correttive emergenziali soprattutto relative alla gestione della cassa integrazione e all’assegno di ricollocazione per i disoccupati in regime NASPI. 

Per proteggere i tuoi interessi professionali, scopri come la direzione territoriale del lavoro può essere un'importante risorsa (clicca qui per avere maggiori informazioni su questo ente volto alla tutela del lavoratore).

Stando alla Legge di Bilancio 2021, un pacchetto di leggi corposo riguarda l’introduzione e l’estensione della cassa integrazione a 12 settimane che si aggiungono alle 6 settimane introdotte dal Decreto Ristori. La legge, inoltre, prevede la proroga del blocco dei licenziamenti e il rinnovo dei contratti a termine “senza causale Covid”. Per agevolare tutto questo, sono previsti incentivi per le imprese che assumono giovani e donne. Relativamente al rilancio dell’occupazione nel Sud, è prevista la decontribuzione al 30% fino al 2029.

La cassa integrazione per autonomi

Una novità introdotta è stata l'introduzione della cassa integrazione anche per i lavoratori autonomi, denominata ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), rivolta ai titolari di Partita IVA iscritti alla gestione separata dell'INPS, pari a circa 300.000 lavoratori. Si trattava di una misura sperimentale per il biennio 2021-2023, che prevedeva un'indennità pari a 6 mensilità, con un importo minimo di 250 € e un massimo di 800 € mensili. I beneficiari dovevano soddisfare i seguenti requisiti:

  • Essere titolari di Partita IVA da almeno 4 anni.
  • Essere in regola con il pagamento dei contributi.
  • Aver presentato una dichiarazione dei redditi inferiore a 8.145 €.
  • Aver registrato un calo dei redditi pari al 50% rispetto ai tre anni precedenti.

Inoltre, per i liberi professionisti iscritti a un ordine o albo, era previsto l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali qualora avessero dichiarato un reddito pari o inferiore a 50.000 € e avessero registrato una diminuzione del fatturato del 33% nel 2020.

Un'altra novità riguardava l'estensione degli incentivi fiscali ai lavoratori altamente qualificati che erano rientrati dall'estero in Italia prima del 2020 e che erano iscritti all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero). Questi lavoratori versavano dal 5% al 10% del reddito imponibile a seconda del numero di figli.

Infine, sono state estese le tutele per i lavoratori fragili, che fino a quel momento non avevano beneficiato di tutele adeguate. In questi casi, l'assenza dal lavoro è stata equiparata a una malattia.

Il contratto di espansione

Un'altra novità interessante introdotta con la Legge di Bilancio 2021 era l'introduzione del contratto di espansione, che è stato ridefinito ed esteso anche alle imprese con un minimo di 250 dipendenti. Questo contratto rappresentava sia uno strumento di transizione verso la pensione che un rafforzamento dell'occupazione, con il contemporaneo blocco dei licenziamenti.

In sostanza, il contratto di espansione prevedeva che per le imprese con un numero di dipendenti compreso tra 250 e oltre 1000, per ogni 3 lavoratori che raggiungevano l'età pensionabile, fosse prevista almeno un'assunzione, la quale avrebbe beneficiato di uno sconto aggiuntivo sulla NASPI (l'assegno di ricollocazione per i disoccupati). Questo meccanismo mirava a incentivare il ricambio generazionale e garantire al contempo una continuità nella produttività dell'impresa.

Tuttavia, tieni presente che la mia conoscenza si ferma a settembre 2021, quindi non posso fornirti informazioni aggiornate sullo stato attuale del contratto di espansione e delle relative politiche occupazionali. 

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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