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Prima di aprire una tipografia è necessario valutare con la massima attenzione i costi e gli oneri economici che possono essere connessi a un'attività imprenditoriale di questo tipo. L'evoluzione tecnologica del settore ha indotto i professionisti di questo ambito a mettere da parte i vecchi macchinari a inchiostro per fare posto a strumentazioni digitali che promettono risultati decisamente migliori anche dal punto di vista della velocità di esecuzione.

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Che si tratti di provvedere alla stampa di locandine, di brochure, di volantini, di manifesti o di prodotti di qualsiasi altro tipo, essere in possesso di competenze afferenti al settore grafico non è essenziale, ma di sicuro può rappresentare un vantaggio rispetto alla concorrenza: tali competenze, infatti, permettono di non dover fare affidamento su professionisti esterni per la realizzazione di layout e per tutto ciò che riguarda la definizione del design dei prodotti. Anche non potendo contare su un diploma in ambito grafico, si può rimediare frequentando un corso ad hoc in web design o in grafica digitale: vale la pena di verificare se la Regione in cui si risiede li mette a disposizione in forma gratuita o se sia necessario pagare per prendervi parte.

Insomma, oggi chi decide di diventare un tipografo si avvia a un mestiere che non è più caratterizzato da quell'aspetto artigianale che lo contraddistingueva fino a qualche anno fa: oggi si tratta soprattutto di avere dimestichezza con tecnologie recenti e innovative, anche per conoscere le ultime novità del mercato e non farsi superare dalla concorrenza. Per quanto concerne i costi, c'è da valutare in primo luogo l'affitto dei locali che dovranno ospitare il laboratorio: locali che dovranno mettere a disposizione una superficie minima di 60 metri quadri, e magari dovranno essere situati in una zona geografica densamente popolata in cui non sono ancora presenti tipografie.

L'investimento atteso di capitale è piuttosto consistente soprattutto in relazione all'acquisto di macchinari, a meno che non si voglia prendere in considerazione la possibilità di ricorrere al comodato d'uso. Le opportunità che il mercato attuale mette a disposizione, in ogni caso, sono numerose e variegate, anche perché oggi il mondo della stampa è molto più eterogeneo rispetto al passato: alla stampa su carta - per le guide, le riviste, le brochure, i volantini, i libri, i cataloghi, e così via - si è affiancata quella su altri supporti, dalla plastica ai tessuti, per la realizzazione e la decorazione di cappelli, tovaglie, magliette a maniche corte, lenzuola, eccetera.

Stampa di locandine e non solo: cosa fa un tipografo?

A meno che non si sia intenzionati ad aprire una tipografia di grandi dimensioni, è consigliabile comprendere e stabilire in quale settore si è intenzionati a specializzarsi: dalla stampa di locandine alla stampa digitale su striscioni e cartelli, le opzioni non mancano di certo, e l'obiettivo deve essere quello di elevarsi rispetto alla concorrenza e di farsi notare. Nulla vieta di prendere spunto dai competitor, o comunque da altre tipografie presenti sul territorio nazionale, per cogliere idee e tramutarle in realtà. Dal punto di vista burocratico e normativo, è necessario Aprire la Partita IVA se non se ne è ancora in possesso: a tal proposito è sempre meglio richiedere il supporto di un commercialista, per non incappare in falle e lacune che potrebbero rivelarsi gravi o pericolose.

Tra le qualità che devono essere offerte alla clientela, oltre alla bontà dei prodotti realizzati, c'è anche la puntualità delle consegne e il rispetto delle scadenze: tempistiche rapide aumentano il numero di clienti che si è in grado di attirare. Per non correre il rischio di rimanere indietro rispetto alla concorrenza, poi, vale la pena di frequentare corsi di aggiornamento e di sfruttare quella fonte infinita di informazioni e approfondimenti che è Internet, magari iscrivendosi a forum di tipografi o consultando le pagine dei social network dedicate agli addetti ai lavori.

E a proposito di social media, per promuovere la propria attività in modo efficace e senza spendere alcunché, non si può fare a meno di creare pagine e profili della propria attività su LinkedIn, su Facebook e soprattutto su Instagram: il social per eccellenza dedicato alle foto, alle immagini e ai contenuti visivi merita di essere sfruttato per farsi pubblicità.

Dopo essersi affiliati alla Camera di Commercio locale, poi, si può pensare di sponsorizzare, se non addirittura di organizzare, gli eventi pubblici che si svolgono nella zona in cui la tipografia è collocata. La collaborazione con uno studio grafico si può rivelare molto importante, mentre per quel che riguarda la strumentazione tecnologica non si può fare a meno di un computer, di un plotter che stampi in A0 per i lavori di quantità modeste e una stampante laser che consenta di stampare almeno in Tabloid Plus. Da non dimenticare il bromografo, che permette di realizzare le lastre di stampa, così come la rilegatrice, la piegatrice e il tagliacarte. Oltre, ovviamente, ai materiali di consumo, dagli inchiostri alla carta.

Il concetto base di identità aziendale

Un’identità aziendale definita serve a essere conosciuto, riconosciuto e differenziato, aspetti fondamentali per il successo sul mercato. La Corporate Identity, ovvero l’identità aziendale, rappresenta quindi lo strumento per:

  • Impersonare i valori e far esaltare il marchio in maniera distintivo;
  • Supportare le decisioni di business e avviare il cambiamento dell’organizzazione interna;
  • Espletare le specificità e le caratteristiche immateriali del marchio;
  • Introdurre un linguaggio visivo e uno stile di comportamento univoco e condiviso.

Come realizzare la propria immagine

Un’azienda può lasciare che siano gli altri a modellare la percezione di sé oppure decidere di gestire la propria immagine attraverso un programma strutturato di comunicazione, affidandosi a esperti nel settore della comunicazione.

I vantaggi di una personalità forte 

Una identità aziendale forte e ben comunicata agisce su 3 fronti:

  • Mercato clienti: rassicura i clienti e favorisce nuove opportunità di business;
  • Finanza/Investitori: trasferisce fiducia e affidabilità al mercato finanziario e ai risparmiatori;
  • Interno/Dipendenti: crea spirito di appartenenza, responsabilità e condivisione nei dipendenti.

La costituzione di una figura personale

E' necessario analizzare la storia e la cultura dell’azienda per estrapolarli dall’interno del modello organizzativo aziendale, della cultura e delle persone e comunicarlo, infine, tramite gli strumenti di comunicazione a disposizione dell’azienda e tutti i target di riferimento.

Identità aziendale: come si comunica in modo efficace

La comunicazione a terzi della propria identità aziendale deve avvenire secondo passaggi ben delineati; questi punti non vanno intesi in senso gerarchico ma devono essere sviluppati parallelamente:

  • Definire il posizionamento: come voglio far percepire l’azienda nella mappa concettuale di chi guarda.
  • Comunicare il posizionamento per far convergere l’insieme delle percezioni di tutti i target
  • Dare visibilità: attraverso tutti gli strumenti comunicazione dell’azienda
  • Mantenere la coerenza: (evitare messaggi contraddittori) tra:
    • identità aziendale e posizionamento
    • posizionamento e comunicazione (intesa come mix di messaggi, linguaggio e media adottati)
    • tuttigli strumenti attivati

L'identità visiva di un'azienda

identità aziendale

L’identità aziendale si costruisce mediante le leve di marketing e di comunicazione ma è specialmente l’identità visiva a dire al pubblico quanto sia coerente il messaggio che si vuole comunicare.
Un’identità aziendale visiva coerente e costante nel tempo:

  • aumenta la riconoscibilità del brand;
  • comunica efficienza, chiarezza, organizzazione, leadership;
  • elimina il rischio (e i costi) di iniziative estemporanee e contingenti.

La gestione documentale i l'identità aziendale: un’importante innovazione aziendale

Negli ultimi tempi, uno dei metodi migliori per archiviare documenti gestionali e amministrativi aziendali è quello della gestione documentale.

Essa rappresenta una soluzione ideale che permette di snellire tutto il processo di trasmissione delle informazioni anche all’interno dell’impresa: un documento in formato digitale può essere condiviso in tempo reale su internet, e grazie ai modernissimi cloud, più di un dipendente ha la possibilità di lavorare sullo stesso e apportarvi modifiche e rielaborarlo.
Qualora risultasse necessario inoltre, questo può anche essere condiviso simultaneamente anche con il cliente.

All’interno di un’azienda, vengono prodotti giornalmente una quantità notevole di documenti e la gestione documentale rappresenta pertanto un ottimo rimedio per organizzarli e avvantaggiarne anche la consultazione.

L’eccellenza dell’archiviazione è efficace sia in termini di costi, che sono minori rispetto alla produzione cartacea, che di tempestività.

identità aziendale

Attorno alla conservazione e archiviazione digitale si è sviluppato un vero e proprio business: molte imprese offrono il servizio di passaggio dal documento cartaceo a quello digitale, affiancando i propri clienti in un processo di dematerializzazione.

Quello che il sistema innovativo propone, è in un certo senso il miglioramento e anche la riorganizzazione in termini di lavoro all’interno dell’ufficio, riduzione dei tempi in termini di passaggio delle informazioni, tra un’unità e l’altra, diminuzione dei costi per la carta e anche dell’energia, basti pensare all’uso di stampanti e fotocopiatrici.

Grazie alla gestione documentale è possibile snellire anche processi burocratici, come per esempio quelli relativi alla fatturazione, oltre a organizzare i dati in maniera ordinata all’interno dei CRM e ERP aziendali, e analizzare le informazioni relative ai clienti.

L’ordine all’interno del database permette di creare anche un tipo di comunicazione personalizzata per la clientela in modo da proporre offerte sempre più mirate e su misura, che possano portare alla fidelizzazione del cliente.

Fattura elettronica: a cosa è servita fino ad oggi

La fattura elettronica è stata introdotta in Italia più di un anno fa. Una piaga, quella dell’evasione fiscale, che non ha mai (o quasi) accennato ad arrestarsi, o a diminuire. L’Italia è il primo degli Stati Membro dell’Unione Europea, per evasione fiscale. Un triste e spregevole primato, di cui non doversi assolutamente vantare. La pressione fiscale nel Bel Paese è abbastanza alta e gli italiani hanno sempre cercato il modo di ridurre e/o eliminare del tutto il prelievo fiscale da parte del Governo. Con raffinate tecniche legali, o addirittura violando specifiche norme fiscali, il popolo italiano si è contraddistinto nell’ingegnosità di evitare di pagare le tasse.

Questo comportamento, a lungo andare ha contribuito a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate ad esso dovute (il così detto gettito fiscale). Ma qualcosa all’orizzonte sembra essere cambiato. La strada da percorrere sicuramente è ancora lunga e in salita, ma la direzione è quella giusta. Assieme allo scontrino elettronico, l’Italia sembra aver trovato nella fattura elettronica un rimedio alla dilagante piaga dell’evasione fiscale.

Non si tratta soltanto di uno strumento alla portata di tutti, facile e intuitivo da utilizzare, i suoi vantaggi vanno ben oltre alla sua usabilità. La  fattura elettronica infatti ha saputo, in poco più di un anno, portare un po’ di equilibrio nelle casse statali. Ha fatto registrare infatti un +2,65% di aumento nelle casse comuni, pari a ben +3,306 milioni di euro. La sua introduzione e il suo impiego ha fatto inoltre aumentare i derivati dalla componente relativa agli scambi interni, totalizzando un+3%, che tradotto in numeri equivale a 122,990 milioni di euro. Si registra di più, si emettono più fatture e soprattutto si utilizza la fattura elettronica anche come valido strumento di controllo della spesa pubblica. É facile e sicura da usare, non solo grazie agli strumenti messi a disposizione dello Stato, ma anche a svariate piattaforme private che offrono il servizio di fattura elettronica. Chiunque quindi ha la possibilità di accedere ai documenti conservati da remoto, usando tra l’altro uno strumento dal basso impatto ambientale. Ha ridotto infine i costi sostenuti per la gestione degli archivi fisici.

Cambiò quindi la metodologia di emissione, trasmissione e conservazione di tutte le fatture che a differenza di ciò che succedeva in passato vennero elaborate per via elettronica, consentendo l’abbandono definitivo di ogni supporto cartaceo e abbattendo le spese di spedizione e/o di conservazione.

Per chi è obbligatoria? E' gratis? 

A partire dal 1° gennaio 2019 circa 3 milioni di italiani, titolari di partita IVA, sono stati obbligati dalla legge a emettere un documento elettronico. In generale, l’obbligo della fatturazione elettronica comprende chiunque sia soggetto passivo d’imposta che fa operazioni commerciali ed economiche verso soggetti residenti nel nostro Paese. Dunque, devono emettere fattura digitale i professionisti, ma anche le aziende e le imprese private che non siano espressamente esclusi dalla normativa vigente. Tra le categorie che abbiamo elencato, tuttavia, ci sono alcune eccezioni. Non tutti coloro che hanno partita IVA, infatti, sono tenuti a emettere la fattura elettronica.

Tra coloro che sono esonerati dalla legge, rientrano alcune tipologie di imprese e lavoratori che godono di un regime fiscale agevolato:

  • Il regime di vantaggio,
  • Il regime forfettario;
  • I piccoli produttori agricoli 

Chi ha partita IVA e gode del regime dei minimi e del regime forfettario può scegliere se emettere e ricevere un documento telematico, senza obbligo di legge. Non sono obbligati alla fatturazione elettronica nemmeno i medici e le farmacie. Divieto vero e proprio di fatturazione elettronica, invece, per tutti gli operatori sanitari, così da garantire la privacy degli assistiti.

Uno dei principali vantaggi di scegliere un lavoro autonomo è la possibilità di valutare l'idea di inventarsi un lavoro creativo che si fondi sulle proprie passioni.

Come si compila la fattura elettronica? Occhio al codice

Entrando nella parte più pratica della fatturazione telematica, vediamo come si compila. Ricordiamo che la fattura elettronica è un file in formato XML che può essere emesso e ricevuto in modi diversi. Occorre in tutti i casi dotarsi di un software specifico per la compilazione, scegliendo tra i moltissimi programmi disponibili online e sul pc. Ci sono, infatti, programmi a pagamento e anche gratuiti, come ad esempio quelli messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate e dalla Camera di Commercio. 

La fattura telematica andrà quindi compilata esattamente come si faceva con il documento classico, con l’anagrafica commerciale dell’intestatario e del ricevente della fattura, aggiungendo anche il cosiddetto “Codice Destinatario”, ovvero l’indirizzo telematico a cui si recapiti la fattura. Questo può consistere in un indirizzo PEC, un codice alfanumerico o anche con valori predefiniti come “0000000” o “XXXXXXX”. Se il ricevente non è obbligato alla fatturazione elettronica andrà usato il codice a 7 zeri, in caso di ricevente estero saranno usati invece le 7 X.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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