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La Flat Tax rappresenta un sistema fiscale che è caratterizzato da una, non progressiva, aliquota fissa. Essa trova applicazione in una proposta contenuta nel contratto di Governo fra M5s e Lega ed include due aliquote, di cui del 15 e del 20% per quanto riguarda i redditi da lavoro di persone fisiche, famiglie e Partite IVA; ed una, invece, fissa destinata alle imprese che reinvestono i loro utili del 15 + 5%. Inoltre, è previsto un sistema di detrazioni e deduzioni atto a garantire la progressività delle imposte.

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La proposta non è nuova al nostro Paese: pro e contro

In realtà la proposta della flat tax non è una novità per l’Italia, infatti questo è uno dei temi più cari ai partiti del centrodestra fin dal 1994, anno in cui Berlusconi provò a proporla per la primissima volta.

La possibilità di introdurre la flat tax sia per le imprese che per le famiglie permetterebbe di fare abbassare, l’attualmente troppo elevata, pressione fiscale nel nostro Paese; si tratta, infatti, di una fra le più alte nel mondo e ci sarebbe anche il vantaggio, a parere di alcuni, di ridurre notevolmente il fenomeno negativo dell’evasione fiscale.

Per quanto riguarda i contro, invece, c’è chi ritiene non sarebbe affatto produttiva in Italia l’introduzione di una flat tax con aliquota unica. Questa fazione si concentra sul fatto che tale proposta è in netto contrasto con il principio di progressività che ha l’imposizione fiscale e, cancellando la tassazione Irpef per aliquote e scaglioni si andrebbe incontro ad un crollo a carico delle entrate tributarie.

Piano fiscale Meloni: introduzione della flat tax in 24 mesi

Il piano di ristrutturazione del regime fiscale promosso dal governo Meloni, a seguito di lunghe discussioni, è stato ufficialmente ratificato. Il 16 marzo, l'amministrazione ha ottenuto l'approvazione del Parlamento per una riforma completa del sistema fiscale italiano entro un periodo di 24 mesi.

Secondo il governo, questa legge delega costituisce il primo passo verso l'implementazione della flat tax per tutti i contribuenti, un concetto fortemente sostenuto da Meloni durante la sua campagna elettorale.

La prima fase di questa riforma, che ha l'obiettivo di introdurre un regime fiscale basato sulla flat tax per tutti entro la fine del mandato parlamentare, prevede una revisione delle fasce IRPEF.

Lavoratori autonomi e dipendenti

Oltre a incrementare il limite di reddito da tassare al 5 o 15% per i professionisti fino a 85.000€, l'amministrazione Meloni ha introdotto un'altra variante di flat tax, cioè quella progressiva per i lavoratori autonomi con regime ordinario e soggetti all'IRPEF. Per il 2023, sarà possibile applicare la flat tax sul reddito più elevato rispetto ai tre anni precedenti, con un limite massimo di 40.000€.

La proposta attuale del governo riguarda i lavoratori dipendenti e prevede l'introduzione di detrazioni fiscali sugli incrementi di reddito rispetto al triennio precedente, che si prevede di tassare con un'aliquota flat anziché l'IRPEF.

Questa proposta si affianca alla modifica già attuata, che riguarda i lavoratori dipendenti, ovvero l'incremento delle detrazioni sui bonus di produttività fino a 3.000€, il cui tasso fiscale è passato dal 10% al 5%.

Flat tax: quali modifiche sono previste con la riforma fiscale 2023?

La proposta di legge approvata il 16 marzo prevede una vasta riforma del sistema fiscale, ma attualmente, sebbene sia iniziato il processo che potrebbe portare alla revisione effettiva delle aliquote IRPEF, si tratta solo di un disegno di legge che contiene principi generali e che deve ancora essere approvato dal Parlamento prima di essere tradotto in decreti esecutivi dal governo.

Come accennato, il disegno di legge prevede un obiettivo a breve termine oltre all'introduzione della flat tax per tutti i contribuenti, vale a dire la riduzione di alcune delle fasce IRPEF. Al momento, l'IRPEF prevede quattro aliquote:

Per i redditi fino a 15.000 euro, l'IRPEF è del 23%; Per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro, l'IRPEF è del 25%; Per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, l'IRPEF è del 35%; Per i redditi superiori a 50.000 euro, è del 43%. Il progetto di legge propone di passare dai quattro scaglioni attuali a tre. Tuttavia, al momento non abbiamo informazioni definitive sulle percentuali che il governo intende associare a ciascuna fascia: per conoscere i dettagli della possibile riforma, dovremo attendere le prossime fasi del processo di approvazione e implementazione del piano.

Capiamo come funziona la misura

Per capire meglio come funziona la flat tax è utile, però, fare degli altri ragionamenti, infatti, anche se comprendere il funzionamento della flat tax è abbastanza semplice, è opportuno essere a conoscenza del fatto che essa, rispetto al sistema di tassazione di redditi Irpef per aliquote e scaglioni attualmente in uso, questa imposta fissa ad aliquota unica è davvero molto semplice da applicare ma potrebbe nascondere anche qualche insidia.

Le imposte sui redditi con una flat tax verrebbero pagate da ogni contribuente in misura fissa quindi il prelievo fiscale sul reddito da lavoratore dipendente, da pensione e da impresa verrebbe completamente uniformato. La proposta attuale è quella di introdurre un’aliquota fissa del 15% oppure del 23% a seconda che la proposta arrivi dalla Lega o, come detto prima, da Forza Italia. Tramite la ricerca per singolo codice tributo puoi avere dettagli più approfonditi sulle imposte.

flat tax calcolo

Per quanto riguarda le insidie, c’è chi ritiene che la tassazione con l’aliquota fissa potrebbe essere svantaggiosa per il nostro Paese a causa di due principali motivazioni, quali:

  • Come anticipato, la flat tax sarebbe contraria al principio di progressività di imposizione fiscale che viene stabilito dall’articolo 53 della Costituzione;
  • Il nostro Paese si troverebbe a dover fare i conti con entrate minori nel “bilancio statale”.

Il primo punto in esame è quello sul quale, innanzitutto, ci si deve concentrare con attenzione in sede di analisi della proposta che riguarda la sostituzione della tassazione Irpef per aliquote e scaglioni con una flat tax, pace fiscale e condono.

La flat tax, però, sulla base della proposta di legge che è stata presentata dalla Lega alla Camera introduce insieme all’aliquota fissa del 15%, anche un sistema di deduzioni proporzionale di 3.000 euro per ogni componente del nucleo familiare da calcolare, però, sulla base del reddito complessivo.

Video recap

Chi rientra nella flat tax 2023?

La flat tax 2023 è un regime fiscale agevolato che prevede l'applicazione di un'imposta ad aliquota fissa del 15%, sostitutiva di Irpef, addizionali regionali e comunali.

Possono accedere alla flat tax 2023 le seguenti categorie di soggetti:

  • Persone fisiche che esercitano attività d'impresa, arti o professioni in forma individuale o in forma associata, con ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro.
  • Società di persone, con ricavi o compensi non superiori a 100.000 euro.

Requisiti per le persone fisiche

Per accedere alla flat tax 2023, le persone fisiche devono rispettare i seguenti requisiti:

  • Essere titolari di partita IVA.
  • Non essere soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta sull'ammontare dei compensi percepiti.
  • Non essere ammessi al regime forfettario.

Requisiti per le società di persone

Per accedere alla flat tax 2023, le società di persone devono rispettare i seguenti requisiti:

  • Essere costituite in forma di società semplice, società in nome collettivo, società in accomandita semplice.
  • Non essere soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta sull'ammontare dei compensi percepiti.
  • Non essere ammessi al regime forfettario.

Limiti di reddito

Il limite di reddito per accedere alla flat tax 2023 è di 85.000 euro per le persone fisiche e di 100.000 euro per le società di persone.

Aliquota

L'aliquota della flat tax 2023 è del 15%.

Detrazione per i familiari a carico

I familiari a carico possono essere dedotti dal reddito imponibile ai fini della flat tax 2023. La detrazione è pari a 1.195,00 euro per ciascun familiare a carico.

Agevolazione per i giovani

I giovani di età inferiore a 35 anni, che esercitano attività d'impresa o arti o professioni in forma individuale o in forma associata, possono beneficiare di un'agevolazione consistente nell'applicazione di un'aliquota del 5% sui primi 50.000 euro di reddito imponibile.

Regime transitorio

Per il periodo d'imposta 2023, la flat tax è stata estesa anche ai titolari di partita IVA che esercitano attività d'impresa, arti o professioni in forma individuale o in forma associata, con ricavi o compensi non superiori a 40.000 euro. In questo caso, l'aliquota è del 15% sulla differenza tra il reddito 2023 e il reddito d'impresa e di lavoro autonomo, d'importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022.

Flat tax, le origini americane 

Le origini della flat tax sono americane. Tra i fautori di questa teoria ci sono gli economisti statunitensi Milton Friedman, ma anche Robert Hall e Alvin Rabushka. Questi ultimi, infatti, durante la presidenza di George W. Bush, spinsero molto per l’introduzione della flat tax al 17,5%. Un’aliquota del genere avrebbe consentito numerosi benefici per moltissimi cittadini americani. Secondo la teoria degli economisti, l’applicazione di questa aliquota doveva essere accompagnata anche dalla cancellazione delle detrazioni, delle deduzioni e delle esenzioni esistenti per poter ampliare al massimo la base dell’imponibile. Così facendo si sarebbe avuto un gettito fiscale alla stregua dei vecchi sistemi a tassazione progressiva se non superiore, andando a includere potenzialmente anche l’economia sommersa da tassare con la nuova norma. Inoltre, al vaglio assieme alla flat tax c’era anche l’introduzione di una no tax area ad hoc. 

Nei Paesi europei 

Tuttavia, la flat tax a cui l’Italia guarda con interesse è quella introdotta dai Paesi dell’Est Europa, che mirano a restituire ossigeno all’economia e a facilitarne la ripresa e il rilancio più che, come nel caso americano, a tutelare gli interessi dei ceti più abbienti e delle lobby. Negli anni Novanta hanno introdotto la flat tax moltissimi Paesi dell’est come:

  • l’Estonia, con aliquota al 24%, 
  • la Lettonia con aliquota al 25%,
  • la Lituania con aliquota al 33%. 

Nei primi anni 200 è toccato alla Russia, con aliquota al 13%, all’Ucraina con aliquota al 13% poi alzata al 15%, alla Slovacchia con aliquota al 19% poi abolita nel 2013. In anni più recenti hanno introdotto la flat tax anche la Romania con aliquota al 16%, la Macedonia con aliquota al 12%, l’Albania con aliquota al 10% e infine la Bulgaria sempre con aliquota al 10%. La Repubblica Ceca ha scelto di introdurre la flat tax al 23%. Tutti esempi allo studio dell’Italia, in cui la norma finanziaria ha dato respiro – entro certi limiti – all’economia del Paese e all’imprenditoria locale.

Cosa significa per la nostra economia?

L'introduzione della flat tax ha cambiato significativamente il sistema fiscale poiché prevede un'aliquota fissa per tutti i contribuenti, indipendentemente dal loro reddito. Questo semplificava il sistema fiscale, rende più trasparenti le tasse e riduceva i costi per la preparazione delle dichiarazioni dei redditi. Tuttavia, porta a un aumento del carico fiscale per i contribuenti a basso reddito e a una riduzione dei servizi pubblici finanziati dalle tasse.

L'introduzione della flat tax in Italia ha avuto i seguenti vantaggi:

  • Semplificazione del sistema fiscale: la tassa piatta semplifica il sistema fiscale rendendo più chiaro e prevedibile l'importo delle tasse da pagare
  • Attrazione degli investimenti: un sistema fiscale più semplice e trasparente attira investitori stranieri e aumentava la competitività economica del paese
  • Stimolo all'occupazione: la riduzione delle tasse incoraggia le aziende a investire e creare nuovi posti di lavoro
  • Riduzione dell'evasione fiscale

Gli svantaggi potenziali della flat tax in Italia:

  • Aumento del carico fiscale per i contribuenti a basso reddito
  • Riduzione dei servizi pubblici: la riduzione delle entrate fiscali può portare a una riduzione dei servizi pubblici finanziati dalle tasse, come scuole, ospedali e infrastrutture
  • Incremento del deficit: la riduzione delle entrate fiscali può anche aumentare il deficit del paese e rendere più difficile per il governo finanziare i programmi pubblici
  • Conseguenze per il sistema di welfare: una tassa piatta può ridurre i fondi disponibili per il sistema di welfare e renderlo meno in grado di supportare i cittadini bisognosi
  • Conseguenze per le disuguaglianze: la flat tax può anche aumentare le disuguaglianze tra i contribuenti a basso e alto reddito.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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