Dopo aver pubblicato un approfondimento sulla pensione ai superstiti oggi cambiamo decisamente argomento.

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Se hai trovato di tuo gradimento l'articolo che riguarda i requisiti per accedere ai concorsi della polizia di Stato, siamo certi che apprezzerai anche l'approfondimento di oggi.

Oggi diamo uno sguardo a Come entrare nell’Esercito italiano. Quando si valuta di intraprendere la carriera militare, bisogna prendere in considerazione alcuni aspetti fondamentali affinché il nostro percorso sia dei più accurati e idonei possibile. Del resto ne va del proprio futuro e non si può improvvisare niente o lasciare nulla al caso.

Intanto bisogna sapere che nelle Forze Armate rientrano complessivamente l’Esercito Italiano, l’Arma dei Carabinieri, la Marina Militare e l’Aeronautica Militare. Da quando non esiste più la leva obbligatoria, sia uomini che donne possono avvicinarsi al mondo militare per un eventuale percorso professionale. Da non trascurare il dettaglio che per accedere alla carriera nelle Forze Armate bisogna accedervi tramite un concorso pubblico, quindi è fondamentale avere una adeguata preparazione concorsi militari.

Vi fanno parte sei Armi e tre Corpi. I percorsi per accedervi sono suddivisi in servizio permanente e ferma temporanea. Il primo prevede una permanenza di lunga durata ed è riservata in particolare ha come obiettivo il diventare ufficiale, sottoufficiale o volontario di truppa; il secondo, invece, consiste in un periodo di permanenza nell’esercito per quattro anni e abbraccia le carriere di ufficiali, scuola militare e volontario di truppa.

Come prepararsi ai concorsi per entrare nelle forze armate

Entrare a far parte delle forze armate richiede una preparazione accurata e una solida comprensione dei requisiti e delle opportunità offerte. I concorsi per le forze armate possono essere altamente competitivi, quindi è importante seguire un percorso di preparazione mirato per aumentare le probabilità di successo. Ecco alcuni passaggi chiave da considerare durante la preparazione per i concorsi militari.

Comprendere i requisiti e le opportunità

Prima di intraprendere qualsiasi preparazione, è fondamentale avere una chiara comprensione dei requisiti di ingresso per le forze armate. Questi requisiti possono variare a seconda del ramo militare e del livello di reclutamento. Assicurarsi di avere familiarità con l'età minima e massima, i requisiti di cittadinanza, i requisiti di istruzione e di idoneità fisica. Inoltre, informarsi sulle diverse opportunità di carriera disponibili all'interno delle forze armate, come le specializzazioni o i ruoli specifici che potrebbero essere di interesse.

Una volta compresi i requisiti di ingresso e le opportunità, è possibile pianificare una strategia di preparazione personalizzata. Ci sono diverse aree chiave su cui concentrarsi durante la preparazione.

Preparazione fisica

La preparazione fisica è un aspetto fondamentale per i concorsi militari. Le forze armate richiedono un'eccellente forma fisica per affrontare le sfide fisiche e mentali dell'addestramento e del servizio attivo. Pertanto, è consigliabile seguire un programma di allenamento strutturato che comprenda esercizi cardiovascolari, allenamento della forza e flessibilità. Inoltre, è importante praticare le abilità fisiche specifiche richieste per il ramo militare di interesse, come il nuoto o il sollevamento pesi.

Preparazione accademica

I concorsi militari spesso includono prove di selezione che valutano le capacità accademiche dei candidati. È importante dedicare tempo alla preparazione delle materie come matematica, scienze, lingua italiana, storia e geografia. Acquisire competenze di problem solving e di ragionamento logico può anche essere utile per superare i test di abilità.

Test di selezione e colloqui

I concorsi militari prevedono solitamente test di selezione che valutano le abilità cognitive, l'intelligenza generale, la personalità e l'adattabilità dei candidati. Prepararsi per questi test può aumentare le probabilità di ottenere un punteggio elevato. Inoltre, è importante essere pronti per affrontare colloqui personali o di gruppo, che spesso sono parte integrante del processo di selezione.

L’inizio della carriera militare

I giovani tra i 17 e i 22 anni che abbiano frequentato la scuola media superiore e ottenuto il diploma quinquennale possono aspirare a diventare ufficiali in ferma permanente nelle Forze Armate italiane. L'accesso avviene tramite un apposito bando di concorso pubblicato periodicamente dall'Accademia Militare.

I vincitori del concorso ottengono la nomina di allievo ufficiale e intraprendono un percorso formativo specifico che prevede anche il conseguimento di una laurea indispensabile per diventare ufficiali. Al termine del percorso universitario, gli allievi vengono nominati tenenti e iniziano la loro carriera nelle Forze Armate.

È importante sottolineare che il processo di selezione per diventare ufficiali è altamente competitivo e richiede impegno, dedizione e passione per la carriera militare. Entrare nell'Accademia Militare può offrire opportunità di crescita personale e professionale, nonché una carriera stabile e significativa.

Fino a 32 anni, inoltre, si può accedere sempre tramite concorso alla nomina diretta di tenente in servizio permanente. Per accedervi, però, è necessario possedere una laurea specialistica richiesta nel bando di concorso. Arrivata la nomina si dovrà frequentare un corso annuale di formazione.

Partire già dalla scuola

Chi ha già chiara la voglia di entrare a far parte dell’Esercito italiano, può frequentare dei veri e propri percorsi scolastici per il conseguimento della maturità. Una volta completati i cinque anni, poi, sarà possibile partecipare ai bandi di concorso. Due, in Italia, le scuole militari: a Napoli e a Milano.

Volontari Atleti

Per essere volontari atleti in ferma prefissata di quattro anni è possibile partecipare a un apposito bando di concorso per titoli che, appunto, riservato solo agli sportivi. Questi atleti, dai 18 ai 30 anni e con diploma superiore, devono aver ricevuto titoli certificati dal Coni e dalle Federazioni sportive di riferimento. Di anno in anno vengono stabiliti i posti disponibili che variano in base alla disposizione finanziare e alle segnalazioni pervenute.

Come diventare Maresciallo dell'esercito italiano

Nell’esercito esiste la possibilità di fare carriera. Una figura molto ambita è quella di Maresciallo dell’Esercito Italiano. Ovviamente per acquisire questa carica occorre ottemperare ad alcuni requisiti di età anagrafica e fisici. Per diventare Maresciallo bisogna avere dai 17 anni fino a un massimo di 28 anni ma solo per chi ha già svolto il servizio militare. Per quanto riguarda i requisiti fisici bisogna rispettare un’altezza minima di 1,65 m per gli uomini e di 1,61 per le donne. Occorre non avere problemi di vista, i parametri da rispettare nel complesso non inferiore a 16/10 e per l’occhio con maggiore difficoltà non più basso di 7/10.

Ultimo requisito per poter fare domanda è quello di essere in possesso del diploma di scuola superiore o di ottenerlo nell’anno stesso del concorso.

Chi sono gli VFP1

Per VFP1 si intende la persona che svolge il ruolo di militare di truppa nell’Esercito Italiano, nella Marina e Aeronautica Militare. Questa qualifica è il primo passo per entrare a far parte della difesa militare del nostro paese, si accede tramite concorso perché la quota d’ingresso viene stabilita ogni anno.

I giovani che decido di affrontare questo concorso verranno valutati dai Centri di Selezione VFP1. Solo i vincitori verranno suddivisi per i diversi centri di addestramento dove verranno visionati e valutati per tre mesi.

La ferma dura un anno ma si può rinnovare per un altro anno. Dopo dodici mesi di servizio effettivo si può partecipare al concorso per VFP4 che consente di entrare in tutte le forze armate Italiane, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia di Stato, Croce Rossa e Polizia Penitenziaria.

Per quanto riguarda la Marina Militare vi è una piccola differenza in quanto i concorsi vengono stabiliti in base all’occorrenza di organico. Anche qui il vincitore del bando verrà addestrato per poco più di un mese attraverso delle lezioni teoriche e pratiche di argomenti militari. Terminato l’addestramento presterà servizio per dodici mesi che potranno essere rinnovati per altri dodici mesi.

Donne soldato

Immagine usata nell'articolo Come entrare nell’Esercito italiano: ecco una guida imperdibile

Le prime donne soldato ci furuno nel 1992, quando la caserma Lancieri di Montebello arruolò un plotone di ragazze per svolgere il tipico addestramento militare. Durante le ore di lezione, le ragazze dovevano superare diverse prove come il classico percorso di guerra. Bisognerà aspettare quasi 10 anni, più precisamente il 20 ottobre 1999, perché venga approvata la legge numero 380 sul reclutamento delle donne nelle forze armate italiane.

L’obiettivo principale di questa legge era quello di garantire il principio delle pari opportunità anche nell’ambito militare tra l’uomo e la donna, dando quindi l’opportunità anche a quest’ultime di ricoprire diversi ruoli e gradi nelle forze armate. Anche se nei primi tempi questo non fu del tutto rispettato in quanto alle donne volontarie venne impedita la possibilità di essere in prima linea.

I primi requisiti stabiliti dai primi decreti legge riguardarono l’altezza che la ragazza doveva avere, ovvero dove essere più alta di 1 metro e 60 per l’esercito di terra mentre doveva superare i 165 centimetri se ambiva al ruolo di carabiniere o pilota.

Nel 2000 quando ci fu il primo arruolamento delle donne da parte dell’esercito italiano, furono moltissime le domande di partecipazione. Nel corso degli anni il reclutamento femminile ha avuto un lento ma costante incremento, anche se il numero di domande presentate per partecipare ai concorsi militari è sempre stato in misura minore rispetto al numero di posti disponibili.

La prima forza armata che ha aperto le porte ai primi reclutamenti per le donne, come volontari in ferma breve è stato l’esercito. Questo arruolamento aveva come obiettivo quello di testare l’impiego delle donne nel campo militare. Oggi giorno sono molteplici le figure ricoperte dalle donne, come ufficiali o sottufficiali.

Concorsi per le Forze Armate: tutto ciò che c’è da sapere 

I concorsi per le forze armate sono una delle tante possibilità di lavoro per lo Stato Italiano. Se per alcuni può sembrare solo una delle tante possibilità remote di raggiungere un posto fisso garantito, per molti ragazzi è una vera e propria vocazioneuna chiamata al servizio del proprio paese

Già a partire dal concorso, le Forze armate richiedono una dedizione ed un impegno senza eguali, tra cui anche uno sforzo fisico notevole. Infatti alcuni concorsi per le forze armate, come la VFP1 (Volontari in Ferma Prefissata 1 anno), la VFP4 (Volontari in Ferma Prefissata 4 anni) o i concorsi da maresciallo o per L’accademia, richiedono il superamento di alcune prove fisiche specifiche. 

Le date dei Concorsi e le varie fasi

La pubblicazione dei bandi di concorsi per le Forze Armate non avviene simultaneamente per tutte, ma il periodo è diverso a seconda della forza scelta. 

Nel periodo di maggio-giugno vengono pubblicati i bandi per poter entrare nell’Esercito, mentre la Marina Militare a luglio e agosto

Per quanto riguarda l’Aeronautica il periodo per mettersi alla prova è quello di ottobre-novembre

Qualsiasi sia la nostra vocazione ed il bando a cui vogliamo partecipare ci saranno almeno due fasi di reclutamento. La prima fase comprende la valutazione delle domande cartacee e quindi dei titoli di merito. La seconda fase, che può essere a sua volta divisa in più fasi, riguarda l’accertamento dell’idoneità psico-fisica – attitudinale e, se previste, le prove fisiche

Tutte queste prove porteranno ad un punteggio totale e ad una graduatoria, che deciderà le persone idonee a quel determinato concorso e quindi, l’entrata all’interno della forza armata e dell’addestramento. 

Le prove scritte dei concorsi per le forze armate

Nonostante la diversità tra i concorsi per le forze armate, le prove scritte saranno principalmente quiz di cultura generale.  Il modo migliore per affrontarli non è lo studio disperato a memoria di tutte le domande esistenti, ma un susseguirsi di studio teorico e di esercitazioni tramite i tanti libri e software a disposizione. 

Queste prime prove, sono studiate attentamente per scremare i tantissimi candidati delle prime selezioni dei concorsi per le forze armate, quindi richiedono una preparazione intelligente, senza farsi prendere dal panico e senza tecniche astruse per la memoria. 

Il giorno dell’esame la mossa migliore è leggere tutte le domande del test, rispondendo, all’inizio, solo a quelle di cui siamo sicuri al 100% della risposta e lasciare in bianco le altre. Quindi, poi, torniamo sulle domande a cui non abbiamo risposto perché dubbiosi e ragioniamo dandoci il giusto tempo. 

In queste prove, la fretta e lo stress fanno crollare anche persone molto preparate, per cui dobbiamo anche allenare la nostra mente a ragionare in queste situazioni. 

Le prove scritte per i concorsi delle forze armate consistono in genere in una serie di domande a tema che mettono alla prova le conoscenze del concorrente sull'argomento. Le domande sono spesso progettate per essere difficili e richiedono che il concorrente dimostri una profonda comprensione del materiale per rispondere correttamente. Oltre a verificare le conoscenze del concorrente, le prove scritte servono anche a valutare la sua capacità di pensare in modo critico e analitico.

Quali sono i profili professionali più richiesti nell'ambito delle Forze Armate?

I profili professionali più richiesti all'interno delle Forze Armate comportano tipicamente delle competenze tecniche e tattiche specializzate. Si tratta di ruoli come:

Tra questi lavori, le posizioni di analista dell'intelligence e delle forze di operazioni speciali sono particolarmente importanti per il ruolo critico che svolgono a sostegno delle operazioni militari.

Analisti di intelligence

Un analista di intelligence nelle Forze Armate è responsabile della raccolta, dell'analisi e dell'interpretazione dei dati relativi alle potenziali minacce alla sicurezza nazionale. Ciò può includere l'analisi del traffico delle comunicazioni, la ricerca sui social network o l'analisi delle immagini. Forniscono le loro scoperte ai decisori militari e civili, per sostenere lo sviluppo di strategie antiterrorismo e altre strategie difensive. Gli analisti di intelligence devono avere una buona comprensione dei concetti di intelligence strategica, oltre alla capacità di pensare in modo critico e analitico.

Oltre a monitorare le comunicazioni e le reti di dati, un analista di intelligence potrebbe anche essere chiamato a condurre operazioni di sorveglianza utilizzando tecnologie avanzate come le immagini satellitari o i veicoli aerei senza pilota (UAV). Hanno il compito di trovare schemi nelle informazioni raccolte e di identificare qualsiasi attività sospetta che possa indicare una minaccia. Così facendo, forniscono un'intelligence vitale che può aiutare a proteggere le truppe sul campo dal pericolo.

Il lavoro di un analista di intelligence richiede anche attenzione ai dettagli; deve possedere eccellenti capacità di ricerca, per poter scavare nei fatti necessari e scoprire connessioni nascoste tra le informazioni raccolte da varie fonti. Inoltre, il ruolo prevede spesso la stesura di relazioni scritte sulle loro scoperte, per cui è essenziale una forte capacità di scrittura. Infine, gli analisti di intelligence devono possedere buone capacità relazionali per coordinarsi efficacemente con il resto del personale all'interno dell'organizzazione e con i clienti esterni.

Oltre a queste posizioni altamente ricercate, c'è anche una crescente domanda di persone con esperienza nei settori legati alla tecnologia, come la programmazione informatica e l'analisi dei dati. Queste competenze sono essenziali per utilizzare in modo efficace le moderne infrastrutture di comunicazione e i sofisticati sistemi d'arma. Inoltre, la crescente presenza globale delle Forze Armate ha creato la necessità di interpreti di lingua straniera in grado di operare in più lingue.

Le prove fisiche

Nei concorsi per le Forze Armate non mancano le prove fisiche, dei veri e propri test creati per valutare, appunto, le capacità fisiche dei candidati, come la forza e la resistenza

Queste prove cambiano e diventano sempre più dure a seconda del posto per cui stiamo concorrendo e presentano dei punteggi molto importanti per avanzare nella graduatoria finale. 

Ad esempio, nelle prove fisiche legate ai concorsi per le forze armate VFP1 (Volontario in Ferma Prefissata 1 anno) la prova fisica è composta da 4 esercizi fondamentali che i candidati devono effettuare in successione, in un ordine sempre diverso, stabilito dalla commissione giudicante. 

Un esercizio riguarda la corsa: 2.000 metri da effettuare in un tempo massimo di 10 minuti e 30 secondi per gli uomini e 11 minuti e 30 per le donne. Ogni secondo in meno rispetto al tempo massimo, fino a 173 secondi, darà un punteggio aggiuntivo. 

Oltre alla corsa, ci sono le trazioni alla sbarra: minimo 4 per gli uomini e 2 per le donne in un tempo massimo di 2 minuti. Ogni ulteriore trazione, determina, anche qui, dei punti ulteriori. 

Non possono mancare i piegamenti sulle braccia: minimo 8 per gli uomini e minimo 6 per le donne, per un 0,25 punti in più per ogni piegamento aggiuntivo fino ad un max di 20. 

Per finire, le flessioni addominali: Minimo 8 sia per gli uomini che per le donne, con un 0,125 di punto in più per ogni flessione ulteriore fino ad un massimo di 40. 

Si tratta quindi, di prove assolutamente superabili per qualunque persona con un allenamento base ed una vita attiva.

Adesso sapete abbastanza per superare i concorsi per le forze armate.

Lavoratori esposti all'amianto: conosci i benefici pensionistici?

La legge prevede degli incentivi e dei benefici per i lavoratori esposti all'amianto, ovvero per tutti quei dipendenti costretti a lavorare in edifici costruiti con polvere d'amianto e sostanze affini quali crisotilo, crocidolite, tremolite ecc.
Ottenere gli incentivi richiede una serie di controlli da effettuare prima e a seguito dei lavori: poiché la normativa a riguardo è molto severa, è importante rispettare scrupolosamente quanto stabilito. Tuttavia, bisogna dire che in Italia le vittime per questa causa sono troppe, soprattutto in alcune Regioni come Liguria, Piemonte e Sicilia. Troppe vittime tanto che sul web è nata anche un’Associazione che tutela le famiglie di chi ha perso un parente a causa di questo materiale nocivo.

La disciplina della Commissione Europea per i Lavoratori esposti all'amianto

Una direttiva della Commissione Europea, stilata il 30 Novembre 2009, impedisce in teoria l'uso dell'eternit per costruire fabbricati, nonché la sua lavorazione ed estrazione; è però ammesso tutto ciò che deriva dalla sua eliminazione.

Gli accertamenti preventivi sui lavoratori

È necessario inoltre accertare l'esposizione al materiale prima che l'attività di costruzione abbia inizio, valutando mediante campionamenti, i rischi effettivi del lavoratore.
Bisogna controllare lo stato di salute del dipendente prima dell'esposizione e sottoporlo a visite periodiche anche dopo la chiusura dei lavori.

Indipendentemente dallo stato di salute degli addetti, sono previste comunque delle agevolazioni in materia di pensione per tutti i lavoratori esposti a questo materiale; degli incentivi se ne occupa l'Inail, con verifiche operate dalle Consulenze Tecniche Accertamento Rischi e Prevenzione Regionali (Con.T.A.R.P.) dello stesso ente.

Come ottenere i benefici

Chi lavora in questo settore fa parte, per quanto concerne la riscossione della pensione, della categoria dei lavori usuranti, per i quali vale la quota 97.3, ossia avere 61 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi. Poi all’interno ci sono tutta una serie di norme che disciplinano questi mestieri. Tra i lavoratori a rischio, c'è anche chi lavora nell'esercito e spesso è chiamato a bonificare alcuni impianti contaminati.

I benefici per i lavoratori dell'amianto sono diversificati a seconda del numero di anni in cui sono stati esposti alla sostanza, e sono di due tipi:

Un dipendente può ottenere tali benefici nei casi in cui abbia lavorato per almeno 10 anni in un luogo con una presenza di eternit pari quantomeno alle 0,1 fibre per cm³, in rapporto alle ore di lavoro, con un coefficiente dell'1,5 in relazione ai periodi di esposizione.
Tale coefficiente è valido per il calcolo della pensione ma è escluso dal valore di età, che deve essere comunque quello della maggiore anzianità contributiva.

Lavoratori affetti da malattie legate alla professione

Quanti abbiano contratto una malattia in conseguenza dell'esposizione, vedono applicato il coefficiente dell'1,5 in rapporto al numero di settimane lavorative, purché coperte dai contributi obbligatori.

Morti per amianto

Purtroppo quando si parla di questo materiale, il primo pensiero sono le troppe vittime che muoiono sul posto di lavoro. Un fatto sconcertante visto che se l’Italia è fondata sul lavoro, non si può morire mentre si fa il proprio mestiere. Sono le cosiddette morti bianche che più di una volta sono state l’oggetto di discorsi delle massime cariche istituzionali, a partire dal Presidente della Repubblica. Secondo le ultime rilevazioni, la Regione del Sud dove si registrano più tumori è la Sicilia, con una media di tre ogni centomila abitanti. Si tratta di neoplasie mortali, senza speranza di guarigione. Nel capoluogo siciliano, Palermo, si contano addirittura dieci casi all’anno. Passando nelle specifico delle province, Augusta e Biancavilla Etnea sono le zone con più alto rischio etrnit. Se invece allarghiamo l’orizzonte all’intera Italia, le Regioni più colpite da tumori sono Liguria e Piemonte.

Lavoratori esposti all'amianto

Purtroppo l’Italia è piena di storie di questo tipo, di processi in corso contro funzionari e dirigenti, di vittime che ciclicamente si ripetono nei luoghi di lavoro a causa dell’amianto ma una soluzione al problema ancora non è stata trovata. O forse non si vuole risolvere definitivamente la questione. A riguardo è attiva anche un’Associazione, AFeVA (Associazione Familiari Vittime Amianto). Nel portale sono presenti diverse sezioni, come quella relativi ai comunicati stampa con le ultime sentenze o l’analisi di casi particolari.
Le associazioni ambientaliste insistono sull’uso delle energie rinnovabili e dei cosiddetti lavori “green”, un settore tra l’altro che sta riscuotendo un grande successo in termini di occupazione. E’ necessaria quindi una riforma urgente del settore e delle relative norme per fare in modo che in futuro non si sentano più storie di vittime. Il settore è troppo delicato e sensibile per non essere trattato. E’ necessario però agire in fretta.

La normativa attuale per i Lavoratori esposti all'amianto

Abbiamo parlato di quelli che sono i benefici pensionistici che vengono riconosciuti ai lavoratori che sono stati esposti, per dieci anni o più, all’amianto, considerato altamente pericoloso (e potenzialmente mortale) per la saluta dell’uomo. Ma vediamo ora, invece, cosa stabilisce la normativa vigente in merito alla presenza di questo materiale sul luogo di lavoro. Cominciamo dalla direttiva 2009/148/ dell’Unione Europa, poi recepita anche dalla legge italiana, che detta le regola per la protezione dei lavoratori in questo campo, stabilendo che la bonifica dei luoghi di lavoro in cui un lavoratore può essere esposto alla polvere di amianto o a materiali che contengano eternit . Il termine ultimo per effettuare questa bonifica è attualmente fissato al 1 gennaio 2024.

La stessa normativa, inoltre, fissa un termine ultimo anche per la mappatura delle zone che andava completata entro il 1 gennaio 2019, inoltre dal 1 gennaio 2020 l’eventuale presenza di questo materiale andrà debitamente segnalata con un’etichetta. La legge, comunque, non prevede soltanto oneri ma anche qualche beneficio per le aziende, vale a dire una detrazione fiscale Irpef pari al 72% delle spese sostenute per la bonifica da eternit, che vale anche per la bonifica di capannoni agricoli o strutture montane, per una somma massima di spesa di 96.000 euro. Le stesse regole valgono anche per chi sia titolare di un locale pubblico, compresi naturalmente anche le scuole e gli ospedali. Inoltre, c’è un’attenzione speciale dedicata alle operazioni di bonifica che devono sempre avvenire in completa sicurezza per chi effettua i lavori.

Tornando ai locali pubblici e aperti al pubblico, la legge stabilisce che le amministrazioni di riferimento o i proprietari debbano provvedere alla bonifica entro e non oltre la data del 1 gennaio 2024. Qualora questo termine non dovesse essere rispettato, si prevede la reclusione di minimo 12 mesi. In generale, comunque, nei posti di lavoro in cui un lavoratore o più di uno possa essere esposto al rischio, il datore di lavoro è obbligato a occuparsi della bonifica dei materiali sempre entro lo stesso termine perentorio del 1 gennaio 2024. Si riconoscono detrazioni fiscali anche sulle spese per il trasporto nella discarica.

Prima della bonifica, tuttavia, si prevedono ulteriori step, come il censimento dell’amianto entro il 1 gennaio 2019 e la segnalazione tramite apposita etichetta della presenza di amianto a partire dal 1 gennaio 2020. La mappatura delle zone in cui è presente va realizzata secondo le modalità che sono state stabilite da apposito regolamento del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio.

Categoria: Professionisti

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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