Oggi discutiamo di una piaga tutta italiana: il Lavoro sommerso. Il lavoro nero non ha, nel nostro paese, definizione giuridica che si possa definire chiara al 100%. Il "lavoro nero", come è comunemente conosciuto, si riferisce a un'attività lavorativa esercitata con l'obiettivo di generare profitto ma svolta al di fuori dei confini stabiliti dalla legge. Questo tipo di lavoro non è tutelato dalla legislazione vigente, lasciando i lavoratori senza alcuna protezione legale in caso di controversie o problemi.
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Questo tipo di lavoro non dichiarato rappresenta una significativa perdita di entrate fiscali per lo Stato, poiché sfugge alla normale tassazione applicata a tutti i lavoratori e datori di lavoro regolari. Infatti, i redditi derivanti da queste attività non sono dichiarati e quindi non contribuiscono al gettito fiscale nazionale.
Inoltre, un lavoratore nero è generalmente sconosciuto alla Pubblica Amministrazione poiché non è registrato presso i Centri per l'Impiego o altri organi pubblici responsabili della gestione del mercato del lavoro. Questa assenza di registrazione implica un'ulteriore mancanza di diritti e protezioni per il lavoratore, nonché la mancata contribuzione al sistema di previdenza sociale.
In conclusione, il lavoratore che svolge attività in nero evade le leggi fiscali e contributive, mettendo a rischio la propria sicurezza e benessere, nonché il corretto funzionamento del sistema fiscale e previdenziale. Questo fenomeno ha ripercussioni negative sia sul singolo lavoratore, sia sulla società nel suo complesso, poiché contribuisce all'erosione del sistema di sicurezza sociale, alla creazione di condizioni di lavoro ineguali e alla perdita di entrate fiscali per lo Stato.
Quali sono le reazioni dello Stato? Multe e sanzioni
Ricordiamo come dal 1° gennaio del 2008 è in vigore una legge federale con la quale gli organi di controllo hanno la facoltà di applicare in modo più presaante le prescrizioni dei diversi testi di legge.
Lavoro nero e lavoratori stranieri
Il "lavoro nero" si caratterizza per la sua elusione delle tasse e dei diritti di legge, rappresentando una problematica sociale e fiscale significativa. Le varianti di questa pratica condividono un comune denominatore: la sottrazione al pagamento di tasse e contributi previsti dalla normativa di diritto pubblico.
Per combattere questa problematica, a partire dal 1° gennaio 2008, è entrata in vigore la legge federale sulla lotta al lavoro nero. Questa legge ha potenziato la capacità degli organi di controllo di applicare e far rispettare le disposizioni previste dalle leggi in materia di lavoro e fisco.
Nel contesto della regolamentazione del lavoro, è essenziale sottolineare che il datore di lavoro, ovvero l'individuo o l'entità che impiega lavoratori stranieri sotto la propria direzione, ha l'obbligo di verificare che tali lavoratori siano in possesso dei necessari permessi di lavoro.
Quando si tratta di lavoratori in prestito, l'azienda di missione (cioè l'azienda che fornisce il lavoratore) è considerata a tutti gli effetti come datore di lavoro. In questo modo, si mantiene un controllo sulle condizioni di lavoro e si previene l'abuso di tali posizioni.
Allo stesso modo, chiunque richieda una prestazione di servizi deve assicurarsi che le persone straniere che forniscono tali servizi siano autorizzate a svolgerli. Questo contribuisce a garantire che tutti i lavoratori siano trattati equamente e secondo le norme stabilite dalla legge, riducendo così la proliferazione del lavoro nero.
In conclusione, è fondamentale che sia i datori di lavoro che i clienti abbiano un ruolo attivo nel combattere il lavoro nero, garantendo che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro origine, godano dei diritti e delle protezioni offerti dalle leggi vigenti.
Permessi per stranieri
Gli stranieri che intendono occuparsi di un'attività lucrativa sono sottoposti di regola all'obbligo del permesso. Tutte le attività che vanno oltre il semplice servizio sono da considerarsi un'attività lucrativa. La durata dell'attività lucrativa e il fatto che si tratti di un'attività principale non sono determinanti.
Prima di impiegare un lavoratore straniero un'azienda deve accertarsi della sua autorizzazione ad assumere un impiego. L'azienda che occupa dei lavoratori stranieri che non fanno parte del proprio personale dovrebbe verificare che il lavoratore straniero sia in possesso di un permesso di dimora e di lavoro valido.
Lo straniero deve disporre di un visto o dell’assicurazione di rilascio del permesso di dimora; il semplice fatto che il datore di lavoro abbia depositato una domanda in tal senso non basta.
Salute e sicurezza: no al sommerso
Negli ultimi anni i termini lavoro e sicurezza sembrano non trovare un punto di incontro. Le morti bianche sono più di 1000 ogni anno e i sindacati, il governo e i cittadini sembrano non riuscire a modificare sostanzialmente questo dato.
Anche il tirocinante di un'azienda deve avere una copertura assicurativa che lo tuteli in caso di infortunio sul posto di lavoro. Salute, Lavoro e Sicurezza sono tre concetti importanti per il governo e il Capo dello Stato al fine di promuovere il sacrosanto diritto del lavoratore alla sicurezza. Il Governo della XV Legislatura ha inserito il tema salute e sicurezza sul lavoro tra le priorità del piano finanziario 2007-2011, insieme agli interventi in tema di lavoro nero e occupazione.
Gli interventi del Governo per la tutela della sicurezza
L’obiettivo del Governo in tema di Lavoro e Sicurezza non è solo quello di evitare gli infortuni o addirittura le morti sul lavoro, ma garantire la legalità ed il rispetto delle regole in merito alla sicurezza dellavoro in tutti gli ambienti lavorativi.
Ciò è possibile facendo rispettare le norme, ma anche predisponendo degli strumenti di educazione, formazione e conoscenza in materia di sicurezza e lavoro. La formazione potrebbe essere lo strumento per prevenire e tutelare i lavoratori e porre in evidenza la Responsabilità Sociale delle Imprese.
Un testo unico in materia di sicurezza
Altro obiettivo del governo in tema di sicurezza e lavoro è quello di proporre un Testo Unico che includa: le Buone Prassi, la Responsabilità Sociale delle Imprese e i Codici Etici al fine di tutelare la sicurezza sul lavoro e creare delle norme diverse in base ai rischi specifici di ciascun settore.
Lavoro e Sicurezza non devono più essere due concetti a se stanti, al contrario è necessario che lo Stato, le imprese e anche ogni singolo cittadino – lavoratore promuova e tuteli la sicurezza sul lavoro, propria e altrui. Meglio dunque un semplice contratto interinale piuttosto che affondare nel sommerso.