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Il condono fiscale rappresenta un dispositivo di legge che si fissa l’obiettivo di andare a sanare dei comportamenti irregolari o illeciti dei contribuenti e, in particolare, riguarda gli errori fatti nelle dichiarazioni dei redditi. La pace fiscale del 2019 rappresentava un dispositivo di legge che si era fissato l'obiettivo di sanare dei comportamenti irregolari o illeciti dei contribuenti e, in particolare, riguardava gli errori fatti nelle dichiarazioni dei redditi.

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Quell'anno, la pace fiscale fu inserita nel decreto fiscale connesso alla Legge di Bilancio 2019. La pace fiscale, che si poteva anche definire "flat tax-dichiarazione integrativa", era rivolta a coloro che non avevano dichiarato i redditi fra il 2013 e il 2017. In questo caso, si prevedeva la possibilità di effettuare una dichiarazione sino al 30 per cento e con un tetto fissato a centomila euro; l'aliquota, invece, sarebbe stata al 20% sul maggiore imponibile Irpef che era stato dichiarato nei precedenti cinque anni.

Questo decreto fiscale 2019 fu veramente una delle misure fra le più importanti della Legge di Bilancio 2019 approvata dal governo Lega e Movimento 5 stelle.

Che cosa fu previsto nella manovra di Governo 2019

Al Consiglio dei ministri, quindi, fu raggiunto questo accordo sulla pace fiscale: ribadisco che fu prevista l'aliquota al 20% per sanare il pregresso di coloro che avevano già presentato una dichiarazione dei redditi. Inoltre, si poté decidere per la suddetta dichiarazione integrativa per fare emergere sino ad un massimo del 30% in più rispetto alle cifre già dichiarate e, il tutto, comunque entro il tetto dei centomila euro.

Il premier Conte sostenne che non ci sarebbe stato nessun condono, bensì delle definizioni agevolate che avrebbero mantenuto le promesse annunciate nel rispetto dei tempi previsti.

La pace fiscale, inoltre, prevedeva la rottamazione delle cartelle, una chiusura agevolata delle liti pendenti, e una sanatoria vera e propria per i redditi non dichiarati degli ultimi 5 anni.

Per le controversie pendenti con l'AdE, invece, il decreto prevedeva la possibilità di eliminare i contenziosi pendenti versando un valore pari a quello della controversia che si riduceva in caso di una soccombenza in giudizio del Fisco.

I contribuenti che avevano contratto debiti con l'Agenzia delle Entrate potevano beneficiare della pace fiscale versando soltanto una percentuale della cartella. Lo specifico importo da pagare si calcolava singolarmente su ogni soggetto che aderiva alla suddetta procedura.

In previsione c'erano anche tre differenti aliquote di pagamento: 6%, 10% e 25%, a seconda del reddito.

In sostanza, questo prevedeva che tale decreto fiscale, desse la possibilità di versare l'importo dovuto a delle condizioni più vantaggiose, prive di sanzioni e interessi.

La pace fiscale 2019 coincise altresì con una riduzione delle imposte ma la misura non ebbe la finalità di condono ma lo scopo di andare incontro al contribuente che, seppur volendo, non avrebbe potuto pagare il proprio debito a causa dei problemi economici o fallimenti.

Pace fiscale 2020

pace fiscale

Per quanto riguarda il 2020, purtroppo non erano passati i vari subemendamenti della Lega e della FDL, per quanto riguardava la riapertura e revisione della definizione agevolata delle cartelle. Il Senato, durante l’esaminazione della proposta di decreto-legge n. 125/2020, riguardante la proroga della quarantena di contenimento della pandemia di Covid-19, bocciò i suddetti emendamenti.

Il decreto infatti, conteneva, tra le sue pagine, un emendamento del governo col fine di recepire le indicazioni interne al decreto 129, riguardante la proroga delle cartelle esattoriali. Si trattava di una scelta semplificativa con lo scopo di razionalizzare le pratiche di conversione previste per il parlamento. A questa proroga, prevista per il 31 dicembre 2020, non fu affiancata l’apertura della pace fiscale.

In questo modo, il governo, dichiarò inammissibili le proposte della lega presso la Commissione Affari costituzionali al Senato.

Purtroppo, la diffusione della pandemia aveva toccato moltissimi aspetti fondamentali del nostro sistema, e il rifiuto della pace fiscale fu una delle tante conseguenze che stavamo subendo a causa di questa piaga. Da un punto di vista fiscale il nostro paese ci stava rimettendo da molti punti di vista e il governo si vide costretto a prendere questa ardua decisione. Speravamo in un 2021 più florido, all’interno del quale l’economia del nostro paese e dei nostri imprenditori e commercianti, fosse decisamente più florida ed incoraggiante.

Speravamo che quel nuovo anno ci regalasse maggiori soddisfazioni sotto parecchi punti di vista e soprattutto che il governo vigente fosse in grado di aiutare i cittadini a risollevare al meglio l’Italia dal punto di vista finanziario. Il primo passo perché questo accadesse era il contenimento e futura debellazione del Covid-19, questo avrebbe consentito la ripresa a tutti gli effetti di qualsiasi attività, le quali avrebbero potuto operare in totale tranquillità, senza il rischio di nuovi contagi e conseguente diffusione della pandemia.

Il decreto fiscale

Per tutti coloro che si trovavano impegnati in un contenzioso di tipo tributario oppure fiscale con lo Stato,  negli ultimi mesi si era prospettata la possibilità di chiuderlo in modo definitivo e senza grossi esborsi di natura economica. Nella prevista Legge di Bilancio 2019, era stata disposta la "Pace Fiscale", il condono fiscale 2019 che, fra le altre cose, avrebbe consentito, almeno in teoria, altre entrate allo Stato. 

Il Decreto, in fase di definizione, era stato sottoposto a una serie di emendamenti e correttivi fino alla sua definitiva approvazione e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La cosiddetta pace fiscale o, secondo altre persone, un vero e proprio condono fiscale 2019 e che perciò era stata al centro di varie polemiche politiche, era composta da varie iniziative che coinvolgevano diversi soggetti che, come detto, si trovavano al centro di un contenzioso di varia natura col fisco italiano. Obiettivo finale del condono fiscale 2019 e delle autorità governative, oltre ad ottenere delle entrate finanziarie, era almeno la drastica riduzione delle liti pendenti con i contribuenti. Andammo quindi a conoscere meglio i punti principali di questa iniziativa.

Complessivamente, il piano previsto dal governo era composto da varie singole iniziative. Vi rientravano quindi una definizione agevolata delle liti tributarie, un condono fiscale nel 2019 per le cartelle fino ad un massimo di 1.000 Euro, la cosiddetta rottamazione ter per quelle esattoriali, la possibilità di effettuare una dichiarazione integrativa speciale e, infine, una sorta di sanatoria doganale.

I “debiti” che sicuramente potevano essere sanati con il Fisco mediante il condono fiscale 2019 riguardavano:

  • Le cartelle di pagamento;
  • Le multe;
  • Le sanzioni;
  • Gli accertamenti fiscali in corso;
  • Liti fiscali con ricorso fino in Cassazione;
  • Piccoli errori formali che non hanno comportato minore esborso di imposte.

Furono esclusi dalla possibilità di accedere al condono fiscale 2019 coloro che non erano in regola con il versamento delle rate precedenti pur avendo aderito alla rottamazione delle cartelle e rottamazione cartelle bis nei precedenti Governi, ovvero dal periodo compreso tra l’anno 2000 fino a settembre 2017; ciò era stato voluto per non creare continuità a chi era già moroso avendo aderito alle precedenti rottamazioni. Tuttavia, potevano aderire alla rottamazione anche coloro che avevano aderito alla rottamazione bis purché entro la scadenza del 7 dicembre 2018 avessero versato le rate di luglio, settembre e ottobre omesse, riuscendo a ottenere così una proroga automatica per il versamento delle restanti somme in 18 rate a importo fisso.

Rottamazione e condono fiscale 2019: le mini cartelle

come funziona il condono fiscale per il 2019

La cosiddetta rottamazione non era destinata a tutti, ma solo a coloro che avevano già in precedenza aderito ad analoghe iniziative avvenute negli anni precedenti (e quindi nel 2016 e 2017) oppure a coloro che si ritrovavano ad avere una pendenza col fisco italiano per dei debiti aperti tra il 2000 ed il 2017 e che volevano aderire per la prima volta. Le autorità, in effetti, permettevano a questi soggetti di concludere in maniera definitiva un'eventuale controversia tributaria.

In particolare, a tali contribuenti era concesso, infatti, di non pagare more o sanzioni sul debito e, nel caso volessero rateizzarlo, potevano farlo attraverso 10 rate distribuite in un quinquennio, su cui pagavano un interesse soltanto del 2% anziché del consueto 4,5%. Inoltre, per quelle persone che si ritrovavano ad avere un credito verso la Pubblica Amministrazione, era possibile scontare il debito accumulato col fisco italiano appunto col suddetto credito con la P.A. La riscossione attesa dalla rottamazione ammontava a circa 3.048 miliardi di €.

Coloro i quali, invece, erano stati destinatari di cartelle esattoriali da pagare e di importo sino a 1.000 Euro, relative al periodo intercorso tra il 2000 ed il 2010, ne ottennero l'annullamento completo e la definitiva cancellazione al 31 Dicembre 2018. Un esempio di questo genere di cartelle potevano essere le multe stradali oppure le sanzioni connesse alla tassa sui rifiuti o ad altri tipi di imposte o tributi locali, esclusi Imu e Tasi (perché non vi era il parere favorevole della Ragioneria di Stato). Inoltre, un emendamento aggiunto riguardava una misura specifica per chi aveva riscontrato difficoltà economiche i quali potevano ottenere un saldo e lo “stralcio” delle cartelle non pagate. Le aliquote proposte erano tre: 6%, 10 % e 25%.

La dichiarazione 730 integrativa fu abolita

Alcuni emendamenti alla manovra avevano indotto all’eliminazione della dichiarazione integrativa “speciale” al 20%. Si sarebbe trattato di un'agevolazione considerevole arrivata anche per quelle persone che avevano omesso di presentare, in sede di dichiarazione dei redditi, eventuali ulteriori entrate percepite o guadagni. Infatti, questi contribuenti, presentando una dichiarazione 730 integrativa al fisco, potevano versare soltanto il 20% di quanto omesso in quelle precedenti, mettendosi così al sicuro da un'eventuale contenzioso con la temuta Agenzia delle Entrate.

La dichiarazione integrativa fu sostituita dalla formula della “pace fiscale per errori formali” riguardo gli adempimenti fiscali. La misura prevedeva la possibilità di sanare quelle irregolarità formali che, tuttavia, non avevano determinato minori imposte nel periodo dal 2013 al 2017. Per regolarizzare la posizione occorreva versare 200 € per ogni anno di irregolarità nell’arco temporale interessato dalla sanatoria.

Tuttavia, quelli che potevano usufruire di tale beneficio erano soltanto coloro che avevano effettuato la dichiarazione dei redditi e le cui somme omesse non superavano il 30% di quanto dichiarato e con un tetto massimo di 100.000 Euro. Diverso trattamento, invece, era riservato ad eventuali evasori fiscali veri e propri, i quali avrebbero visto inasprite le pene rispetto agli anni passati, nel caso fossero stati scoperti. Un’importante novità a riguardo interessava la misura per cui era stato dato il via libera alla Guardia di Finanza di accedere alla superanagrafe dei conti correnti senza richiedere l’autorizzazione alla Magistratura.

Tutte queste misure, come detto, non erano dissimili rispetto a quelle realizzate in Italia nel corso del tempo e da altri tipi di governo. A cambiare era stata soltanto la denominazione dell'intervento. Di conseguenza, permettendo una sanatoria o una cancellazione parziale delle imposte, che avrebbero dovuto essere pagate dal contribuente attraverso modalità ordinarie e soprattutto obbligatorie, si era dato il via a varie polemiche. 

Altre misure previste dalla Pace Fiscale

Rispetto alla versione precedente del Decreto, sono stati cancellati altri emendamenti come quello che consentiva ai Comuni di aderire alla sanatoria, così come è stata cancellata la proroga della moratoria sulle sanzioni per l’applicazione della fatturazione elettronica. Altri emendamenti riguardano:

  • Concessioni autostradali: è stata ritirata la modifica che prevedeva – in attesa di future gare di appalto per l’assegnazione delle concessioni autostradali – di prorogare al vecchio concessionario il proseguimento delle attività di progettazione e realizzazione degli interventi urgenti di manutenzione per garantire il mantenimento o incrementare la sicurezza delle infrastrutture autostradali.
  • Cancellazione del carcere per gli evasori: è stata eliminata dal testo la proposta di introdurre il carcere per gli evasori fiscali.
  • Sanatoria dei verbali e accertamenti immediati: in caso in cui – entro l’entrata in vigore del Decreto – si riceva un verbale di contestazione, sarà possibile sanare il contenzioso ripresentando la dichiarazione entro il 31 maggio 2019, versando le imposte dovute senza sanzioni e interessi, in un’unica rata o in 20 rate trimestrali. Sono altresì abolite le sanzioni e gli interessi in caso di avviso di accertamento, rettifica, liquidazione o per atti di recupero notificati entro la data di entrata in vigore del Decreto Legge, purché non vengano impugnati. Dalla pubblicazione del decreto si ha tempo 30 giorni per la messa a regola.
  • Proroga di 12 mesi per la cassa integrazione straordinaria (crisi aziendali): in caso di crisi aziendale scompare la soglia minima di 100 lavoratori per la CIG straordinaria e si autorizza la proroga per dodici mesi. La proroga è, però concessa, alle aziende in crisi che hanno stipulato contratti di solidarietà e nel caso in cui permanga, anche solo parzialmente, l’esubero di personale come dichiarato negli accordi di solidarietà. Nel 2018, la proroga era stata concessa per le imprese con organico superiore a 100 dipendenti e sarà ulteriormente prorogata qualora permane lo stato di difficoltà occupazionale a livello territoriale o rilevanti problematiche di riorganizzazione aziendale (massimo 12 mesi) o crisi (massimo 6 mesi) per il biennio 2018/2019. 
  • Scontrini digitali: a partire dal primo gennaio 2020 è obbligatoria la trasmissione e la memorizzazione telematica degli scontrini.
  • Riduzione sanzioni fatturazione elettronica: sono state ridotte le sanzioni sui ritardi di attuazione della fatturazione elettronica obbligatoria, però, dal 1 gennaio 2020.
  • Condono fino a 30 000 € per società e associazioni sportive dilettantistiche: le società e le associazioni sportive dilettantesche regolarmente iscritte al CONI potranno avvalersi di un condono fiscale 2019 nel limite complessivo di 30 000 € di imponibile annuo per tutte le imposte dovute e non versate. Le società potranno avvalersi dell’agevolazione versando il 50% delle maggiori imposte accertate (Iva esclusa, ché deve essere versata per intero) e il 5% delle sanzioni applicate e interessi dovuti.

Per finanziare le misure previste, furono effettuati tagli ai Ministeri per 589,2 milioni di €, così distribuiti:

  • 470 milioni a carico del Ministero dell’Economia;
  • 29 milioni in tagli per il Ministero dell’Istruzione e la Ricerca;
  • 24 milioni in meno per il Ministero del Lavoro;
  • 17 milioni a carico del Ministero degli Interni;
  • 14 milioni dal Ministero della Difesa.

Pace fiscale e condono: le novità del 2021

Dopo il condono fiscale 2019, le novità sui condoni per il 2021 furono molte e in gran parte derivate dall’esigenza di tamponare alcune criticità generate dalla crisi economica scatenata dalla pandemia e dall’arresto forzato di molte attività commerciali. Pur rimanendo aggiornata l’attività dell’Agenzia delle Entrate con l’invio di 50 nuovi milioni di atti di riscossione, il Ministero dell’Economia rassicurò che anche per il 2021 erano previsti saldi e rinvii per le posizioni di morosità apertesi nel 2020, il proseguimento della pace fiscale che si sintetizzò nella rottamazione quater e un mini condono per i debiti con il Fisco inferiori a 1000 €.

La rottamazione quater

Le cartelle esattoriali dal 2016 al 2019 sono soggette alla possibilità del cosiddetto saldo e stralcio tramite il meccanismo definito rottamazione esattoriale, giunta alla quarta applicazione. È in particolar modo rivolta ai soggetti penalizzati dagli effetti economici devastanti generati dall’emergenza sanitaria corrente. La rottamazione consiste nella gestione straordinaria di milioni di cartelle esattoriali in base alle condizioni dell’utente. Chi è nelle condizioni di pagare, lo potrà fare con l’applicazione di uno sconto sule sanzioni e gli interessi maturati; mentre gli utenti più fragili potranno usufruire di condizioni di sospensione o rimando del pagamento. Un mini-condono per pagamenti inferiori a 1000 € è ipotizzato per le cartelle emesse fino al 2015, pari a circa 1000 miliardi di crediti inesigibili che si riferiscono a soggetti defunti o falliti. Si tratterebbe di cancellare circa 55 miliardi di euro su un totale di 171 milioni di cartelle. Il mini-condono interesserebbe in particolare anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti danneggiati dagli effetti del coronavirus.

È bene ricordare che per rottamazione non si intende la cancellazione totale del debito, bensì l’applicazione di agevolazioni per facilitare il pagamento, dando un po’ di respiro ai contribuenti e per andare incontro ai morosi incolpevoli.

Il Ministero delle Finanze sta vagliando anche la possibilità di una riforma della riscossione per i debiti inesigibili e non più riscuotibili per via di contribuenti falliti o deceduti. La riforma implica l’intervento sul “magazzino” di ex-Equitalia in cui sono depositati 20 anni di ruoli inesigibili per un ammontare di diverse centinaia di miliardi di euro.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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