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Molto spesso il lavoratore deve far fronte alla fine del rapporto lavorativo che lo ha tenuto, per un periodo più o meno lungo, alle dipendenze di un datore di lavoro. Quando si verifica una circostanza di questo tipo, le cause possono essere di diversa natura e sono da imputarsi, a seconda dei casi o al datore di lavoro oppure al lavoratore stesso. Se è il datore di lavoro a decidere di porre fine al rapporto di lavoro, si parla di licenziamento; le forme di licenziamento possono essere di natura individuale, se riguardano un singolo dipendente, oppure collettive, nei casi in cui nascono all'interno di un'impresa problemi di natura economica o di produzione. Se è invece il lavoratore a scegliere di lasciare il proprio posto di lavoro, per problemi personali, di salute o perché ha trovato condizioni lavorative e salariale più vantaggiose in un altro luogo, si parla di dimissione

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La fine di un rapporto di lavoro comporta, per entrambe le soluzioni, la compilazione di una lettera di preavviso da consegnare a chi di competenza e soprattutto il calcolo e la riscossione del TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto, detto anche liquidazione oppure buonuscita.

Anticipo TFR: cos'è

Oltre all'erogazione del TFR classico, che si effettua nei casi di fine rapporto lavorativo, ci sono alcune situazioni per le quali è possibile richiedere l'anticipo del TFR. Controlla qui per conoscere cosa cambia con la nuova legge di stabilità 2014.

Il TFR è regolato e disciplinato dalla legge italiana ai sensi dell'articolo 2120 del Codice Civile; il 31 dicembre di ogni anno si effettua invece la rivalutazione del TFR, considerandolo dal 31 dicembre dell'anno precedente, ai sensi del comma quattro del sopracitato articolo 2120 del Codice Civile italiano.

Requisiti richiesti

L'anticipo del TFR non può superare il 70% dell'ammontare di denaro accumulato sino alla data della richiesta d'anticipo stesso. L'anticipo del TFR è inoltre possibile sono se si sono raggiunti almeno gli otto anni di anzianità lavorativa alle dipendenze di un medesimo datore di lavoro.

Quest'ultimo può concedere l'anticipo del TFR per una percentuale massima del 4%, in base al numero totale di lavoratori alle sue dipendenze. Questa percentuale è stata scelta per non privare le aziende di dimensioni ridotte di poter avere in cassa delle risorse finanziarie che sono indispensabili per il prosieguo dell’esercizio. Ovviamente questa procedura può essere richiesta dal lavoratore solo una volta in relazione al suo rapporto lavorativo.
In caso di morte del dipendente, l’acconto del Trattamento di Fine Rapporto va al coniuge (marito o moglie), ai figli, ai parenti entro il terzo grado di parentela o di secondo se sono affini. Nel caso in cui non ci fosse nessun erede, si devono seguire le leggi inerenti alla successione legittima.

Come fare la richiesta una seconda volta

richiesta di anticipo del TFR

Sul web si trovano diversi modelli fac simile su come fare la richiesta per l’acconto della somma da ricevere. Dalla parte invece del datore di lavoro c’è il fac simile del documento relativo alla liberatoria da far firmare al proprio dipendente dopo che si è giunti al saldo effettivo. Nella richiesta da fare, bisogna specificare bene i propri dati anagrafici e quelli del datore di lavoro, il non aver mai fatto domanda precedentemente di avere tale anticipo e l’anzianità di servizio. Nei documenti allegati ci devono essere tutte le informazioni che portano il dipendente a chiedere questi soldi (come per esempio l’acquisto di una casa o i certificati medici relativi alle spese sanitarie da dover sostenere). Ultimo consiglio è di non tralasciare il fatto di allegare anche il proprio documento d’identità alla richiesta scritta da dover compilare per ricevere il saldo sui soldi da dover percepire in anticipo.

Principali elementi caratterizzanti la liquidazione TFR

La fine di un rapporto di lavoro può scaturire da diverse cause che possono rispecchiare la volontà del dipendente oppure del datore di lavoro.

Quando è il datore di lavoro a decidere in merito a tale soluzione, si parla di licenziamento che può essere di natura individuale, se è riferito al singolo, oppure collettivo quando egli si vede costretto a recidere il rapporto di lavoro con più dipendenti per cause legate a difficoltà economiche o produttive interne all'azienda.

Nei casi in cui sia invece il dipendente stesso a decidere di lasciare il posto di lavoro per motivi personali o per cause di altra natura, come l'aver trovato un'occupazione più vantaggiosa della precedente, si parla di dimissioni.

La liquidazione del TFR è una sorta di indennità che ha valore assicurativo e che viene elargita al dipendente dal datore di lavoro nei casi di fine rapporto lavorativo stesso. La liquidazione del TFR va effettuata in tutti i tipi di cessazione del rapporto di lavoro subordinato ed è diversa dalla retribuzione ordinaria.

E' regolata dall'articolo 2120 del Codice Civile e, ai sensi della legge del 1982 numero 297 presenta evidenti differenze rispetto alla retribuzione. La maturazione della liquidazione del TFR si effettua intatti dopo ogni mese lavorativo o su percentuali calcolate su periodi non superiori ai quindici giorni.

Prevede inoltre la rivalutazione legale dell'ammontare dovuto ma non può essere utilizzata per scopi di natura previdenziale. La liquidazione del TFR viene altresì sottoposta, dal punto di vista fiscale, a metodologie di tassazione separate e differenti rispetto a quelle retributive canoniche.

Anticipo del TFR una seconda volta: parametri che vanno stimati all'interno del calcolo

Esistono determinati parametri che vanno ad inserirsi e vanno stimati per calcolare la liquidazione del TFR effettiva dell'ex dipendente. In questo caso vengono conteggiati, ai fini della liquidazione del TFR, i permessi per i quali è però prevista retribuzione ordinaria, in più vengono calcolati anche i periodi di malattia, infortunio ed eventuale maternità o paternità, sempre se retribuiti.

Non vanno ascritti invece all'interno del calcolo della liquidazione del TFR i periodi legati a servizi di leva oppure a servizi civili.

Pensioni e la liquidazione

In Italia, la pensione e il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) sono due componenti importanti del sistema di previdenza sociale.

La pensione è il reddito che una persona riceve dopo il pensionamento, che è calcolato sulla base degli anni di contribuzione e della retribuzione ricevuta durante la vita lavorativa. Questa è una forma di assicurazione sociale che viene finanziata attraverso i contributi previdenziali pagati dai lavoratori durante la loro vita lavorativa.

Il TFR, invece, è una somma di denaro che l'azienda mette da parte per ogni anno di lavoro del dipendente. Può essere visto come una sorta di risparmio forzato. Alla fine del rapporto di lavoro, il dipendente ha diritto a ricevere questa somma.

La connessione tra pensione e TFR si trova principalmente nella fase di pensionamento. In Italia, infatti, i lavoratori hanno la possibilità di destinare il loro TFR al sistema pensionistico complementare. Questo significa che possono decidere di investire il loro TFR in un fondo pensione o in una forma di previdenza complementare, al fine di incrementare la loro futura pensione.

È importante notare che la decisione di destinare il TFR al sistema pensionistico complementare può avere implicazioni sia in termini di rischio (a seconda delle performance del fondo scelto) che di fiscalità, in quanto le somme versate nei fondi pensione godono di un regime fiscale di favore. 

In conclusione, la pensione e il TFR sono due elementi distinti del sistema di previdenza sociale italiano, ma possono essere legati attraverso l'opzione di destinare il TFR al sistema pensionistico complementare.

Se sei interessato a un'analisi completa dell'argomento, ti suggerisco di dare un'occhiata a questo approfondimento sulle ultime novità sulle pensioni quota 96.

Problemi: cosa fare 

Sul web si trovano tante richieste di aiuto su chi non sa come comportarsi con i datori di lavoro per quanto riguarda il TFR e i relativi importi. Sul motore di ricerca sono tantissime le domande degli internauti ai commercialisti, sintomo di una tematica delicata e sensibile. Non potrebbe essere altrimenti quando in ballo ci sono i soldi da dover percepire, con problemi correlati come la richiesta di rateizzazione dell’importo o della crisi dell’azienda che mette in pericolo la liquidazione. Spesso sono richieste disperate di persone che chiedono lumi ai professionisti tramite la piattaforma web e i casi in questione sono moltissimi e di svariata natura. 

Tempi per la liquidazione: termini e omissioni

E' spesso possibile che, per motivi di varia natura, il lavoratore si trovi a dover mettere fine a un rapporto di lavoro. Succede che il datore di lavoro effettui il licenziamento che va a riguardare il singolo lavoratore o più di uno; in questo ultimo caso si dice licenziamento collettivo, il quale si verifica specialmente nelle situazioni in cui un'azienda vive particolari periodi di difficoltà di carattere economico o produttivo.

Può essere anche il lavoratore stesso a decidere di lasciare il posto di lavoro per andare a lavorare presso un datore di lavoro che magari gli offre condizioni salariali più vantaggiose rispetto alle precedenti o per altri motivi di carattere pratico e/o personale; il dipendente in questo caso dovrà presentare la sua lettera di dimissioni.

Quando un rapporto lavorativo finisce è necessario sempre dare il dovuto preavviso, sia che si tratti di licenziamento sia che ci si trovi di fronte ad un caso di dimissioni. Ai sensi dell'articolo 2120 del Codice Civile è inoltre obbligatorio effettuare il calcolo e il dovuto pagamento del TFR, acronimo del Trattamento di fine rapporto, detto anche liquidazione o buonuscita.

Per ottenere ulteriori informazioni, ti consigliamo di dare un'occhiata al nostro articolo sulla lettera di licenziamento per la colf.

Tempi per il TFR e i licenziamenti

L'acronimo TFR si riferisce al Trattamento di Fine Rapporto, conosciuto anche come "buona uscita" o "liquidazione". Questa somma di denaro è un obbligo che il datore di lavoro deve rispettare nei confronti del lavoratore quando il loro rapporto di lavoro si conclude per qualsiasi motivo.

L'articolo 2120 del Codice Civile stabilisce le regole per il trattamento di fine rapporto (TFR), che deve essere pagato in tutte le circostanze e indipendentemente dal motivo della fine del rapporto di lavoro. Pertanto, il TFR è dovuto sia in caso di dimissioni volontarie del lavoratore, sia in caso di licenziamento, sia esso individuale o collettivo.

Il valore del TFR è calcolato sulla base del totale di ore e giorni di lavoro accumulati durante tutto il periodo di impiego. Il metodo di calcolo prevede che l'importo del TFR non sia mai superiore alla retribuzione annuale del lavoratore divisa per 13,5. Questo significa che ogni anno, il lavoratore accumula una quota di TFR equivalente a un dodicesimo della sua retribuzione annua. Nel caso in cui il rapporto di lavoro si concluda a metà mese, l'importo del TFR viene ridotto proporzionalmente per i periodi di tempo inferiori al mese intero.

Opzioni di destinazione

Ai fini dell'accumulo e dell'ammontare del TFR finale, il lavoratore può destinare lo stesso a fini pensionistici, in modo tale che esso vada ad aggiungersi a un fondo pensione, costituendo una previdenza complementare.

L'ex dipendente può in alternativa lasciarlo maturare all'interno dell'azienda stessa e riscuoterlo quando si verificherà la cessazione dell'attività lavorativa.

Come riscuotere il Trattamento di fine rapporto: i tempi sono lunghi?

Tempi per la liquidazione del TFR

Nei casi di fine rapporto di lavoro, il lavoratore può riscuotere la somma in modi diversi. Può decidere di esigerlo tutto o riscattare una quota o tutta la somma presso il fondo previdenziale.

Il dipendente può anche decidere il trasferire la forma previdenziale precedente a un'altra complementare e che può servirgli anche per un eventuale futuro lavoro. Può infine decidere di bloccare la posizione che ha accumulato durante gli anni senza esigere una contribuzione aggiuntiva.

Vincoli con la cessione del quinto

Coloro che hanno fatto richiesta di prestito tramite cessione del quinto dalla busta paga, si vedono vincolare per l'intera durata del contratto il proprio trattamento di fine rapporto. Si tratta proprio dell'unica garanzia sul prestito, necessaria per fare in modo che la società finanziaria o istituto di credito possano avere una base solida da cui raccogliere le rate di rimborso nei peggiori casi possibile, ovvero per il licenziamento del dipendente o per altri motivi più gravi. In questo modo, la banca o chi per lei riesce a tutelare i propri interessi.

La garanzia che si applica su di esso vale naturalmente fino al termine del rapporto di prestito, prevista dal contratto effettuato con la finanziaria. Se il dipendente dovesse richiedere anticipi sul tfr durante il periodo, il datore di lavoro è obbligato a rifiutare il versamento degli stessi. Tutte queste misure cautelari sono fondamentali per evitare situazioni di adempimento. Nel caso di morte del dipendente, l'azione sul tfr viene meno in quanto in fase di stipula del prestito entra in gioco anche una assicurazione sulla vita di chi ha fatto richiesta.
Per questo motivo, nel momento in cui viene fatta la domanda di finanziamento tramite cessione, il tfr diventa il principale strumento per favorire l'esito positivo della trattativa: più alta sarà la somma che si è riusciti a mettere da parte, e maggiore sarà la somma che può venire concessa dall'istituto che finanzia.

Qualora la somma del tfr sia abbastanza cospicua, e supera la copertura necessaria ad estinguere il prestito, sarà possibile richiedere al datore di lavoro un anticipo, al netto della parte da restituire. 

Quali sono le caratteristiche della Tassazione TFR

Le aliquote sul TFR è soggetta a tassazione separata, ovvero al calcolo delle imposte, in base al codice tributo di appartenenza, in modo diverso rispetto agli altri redditi imponibili. Dipende dalla durata del rapporto di lavoro appena terminato e dalla fine dello steso. 

La tassazione sul TFR si calcola inoltre come reddito che ingloba al suo interno le indennità e le somme percepite periodicamente. Con l'articolo numero 11 del Decreto legislativo del 2000, numero 47, sono state inoltre effettuate delle variazioni sui metodi di tassazione del TFR.

Bisogna infatti tenere in considerazione la divisione e distinzione netta tra i profitti e gli utili di natura finanziaria e l'ammontare del Trattamento di Fine Rapporto stesso; tale metodo di tassazione è partito dal primo gennaio 2001. La cosiddetta base imponibile unica non è più costituita dalla rivalutazione e riduzione annua prima prevista.

Aliquote e imposte legate al trattamento di fine rapporto

Il calcolo dell'aliquota unica utile TFR si effettua in base all'anno nel quale avverrà la riscossione del Trattamento di Fine Rapporto e ai fini della determinazione è necessario conoscere il reddito e l'aliquota Irpef che è attiva durante l'anno di erogazione.

L'aliquota Irpef risulta invece ridotta, secondo le disposizioni dell’ articolo 19 TUIR in merito al TFR e alle indennità equipollenti nei seguenti casi: 70 euro , se il reddito non è superiore ai 7500 euro; 50 euro, se il redditto supera 28000 euro.

All'imposta si applicherà dunque l'aliquota calcolata alla base imponibile, sempre riferita all'anno nel quale è stato concesso e liquidato il Trattamento di Fine Rapporto.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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