Buongiorno dalla Redazione di AreaLavoro. Dopo avervi illustrato alcuni dettagli sulla Pensione ai superstiti, oggi vi proponiamo un nuovo articolo.
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- Calcolare quando si va in pensione
- Di cosa tiene conto lo strumento per il calcolo pensione
- Le eccezioni per il calcolo
- I casi in cui si dice "per anzianità"
- Età pensionabile per i lavoratori autonomi
- Dettagli sulla formula per vecchiaia retributiva
La pensione sembra oramai un miraggio per milioni di lavoratori italiani. Per i giovani, invece parlare di pensione fra poco sarà alquanto anacronostico: se il lavoro un utopia, parlare di pensione equivale a parlare di metafisica.
Calcolare quando si va in pensione
Se vogliamo fare il calcolo dell'età pensionabile, possiamo comunque provare a fare un tentativo attraverso degli strumenti presenti su internet, che tengono conto di vari fattori in entrata, e restituiscono un dato veritiero, ma che dovrà poi tener conto delle modifiche future.
I dati necessari per il calcolo dell'età pensionabile
Gli strumenti online per il calcolo dell'età pensionabile sono semplici da trovare, facendo una rapida interrogazione ai principali motori di ricerca. Bisogna farsi trovare pronti con i seguenti dati: la tipologia di lavoro, il tipo di contratto, i dati anagrafici e il dato del numero di anni di contributi già versati.
In pochi istanti qualsiasi strumento per il calcolo dell'età pensionabile vi fornirà una proiezione del dato richiesto.
Di cosa tiene conto lo strumento per il calcolo pensione
Quando ci si affida agli strumenti per il calcolo dell'età pensionabile, bisogna considerare che ad oggi stimano una cifra basandosi su una speranza di vita fino al 2050. Ogni tre anni, gli strumenti vanno ad adeguare tale dato aumentando in questo modo la stima della speranza di vita, sulla base dei dati ISTAT.
Un altro dato da considerare in questo particolare periodo storico è l'abolizione delle quote per la pensione di anzianità, prevista dalla riforma Fornero. Questo significa che per andare in pensione, sarà necessario maturare 41 anni ed un mese di anzianità di contributi, per quanto riguarda le donne; un anno in più invece, per gli uomini. Ciò significa che non si terrà più conto dell'età anagrafica, ma solo di quella contributiva. Tale limite potrà essere spinto in avanti in riferimento all'aumento della speranza di vita. Questa riforma ha scatenato un sacco di polemiche, con le famose lacrime in diretta tv dell’ex Ministro Fornero al varo di questa legge. Una legge definita necessaria da parte delle istituzioni ma che ha gettato nel panico soprattutto una parte dei lavoratori, nati dopo il 1952, che hanno visto di colpo innalzarsi i requisiti per andare in pensione e non potendo accedervi a breve. Proprio dopo questa riforma, si è formato quel popolo degli esodati che è cresciuto a dismisura divenendo un problema di difficile risoluzione per il Paese. Proseguiamo i chiarimenti sul calcolo dell'età pensionabile.
Decurtamenti ulteriori sulla pensione
Inoltre, se una persona, nonostante abbia raggiunto l'età pensionabile secondo i requisiti indicati, va in pensione prima di aver raggiunto i 62 anni di età , subisce un decurtamento del 2% per ogni anno in anticipo.
Nel caso contrario in cui si voglia prolungare l'età della pensione, il rinvio non potrà andare oltre l'età anagrafica di 70 anni: tutti i contributi maturati durante questo periodo comportano un aumento del montante su cui verrà calcolato l'assegno.
Le eccezioni per il calcolo
Il calcolo dell'età pensionabile della riforma Fornero hanno tenuto fuori alcune categorie di persone, per le quali la soglia per andare in pensione è rimasta invariata. Stiamo parlando dei cosiddetti lavori usuranti, per i quali vale la quota 97.3, ossia avere 61 anni e tre mesi con 35 anni di contributi. Per lavori usuranti si intendono quei mestieri come i lavoratori notturni (per i quali tuttavia ci sono delle nette distinzioni all’interno della categoria), oppure le persone impiegate per esempio nelle miniere o nelle cave. Tuttavia, sembra che dal Governo si voglia metter mano a questo settore anche se una riforma è ancora lungi dall’essere discussa e approvata. L’esecutivo, inoltre, ha ribadito di non volere toccare le pensioni come fatto in precedenza, in riferimento al contributo di solidarietà varato dal Governo Letta per gli assegni superiori a 90 mila euro per i quali è stato attivato un prelievo tra il 6% e il 12%.
La stortura del sistema italiano
Ad un innalzamento del calcolo dell'età pensionabile per i cittadini italiani non è corrisposto un simile trattamento per i politici che occupano ruoli importanti nelle istituzioni. L’esempio più eclatante riguarda i vitalizi concessi dalla Regioni; in alcuni Enti, come nel Lazio, addirittura si poteva aver diritto al vitalizio ad appena 50 anni. Queste storture (in altre Regioni il limite era di 55 anni) hanno scatenato un gran polverone nell’opinione pubblica tanto che gli amministratori locali sono stati costretti a cambiare la procedura che ovviamente non era nè al passo con i tempi nè una forma di rispetto per i cittadini comuni che invece devono aspettare oltre i 60 anni. A seconda delle Regioni, sono state compiute scelte differenti, come l’abolizione di cumulo tra più vitalizi (quello di assessore, di parlamentare e di parlamentare europeo) fissando una soglia massima di assegno, innalzamento dell’età per ricevere il vitalizio e prelievo di solidarietà. Le misure sono state necessarie perchè la spesa per i vitalizi era diventata una parte troppo consistente del bilancio dei Consigli Regionali. Inoltre una riforma sul calcolo dell'età pensionabile del genere era obbligatoria per equiparare i politici al sistema attuale delle pensioni.
I casi in cui si dice "per anzianità"
Età pensionabile dipendenti Uomini: 35 anni di contributi (senza considerare i contributivi figurativi per malattia e disoccupazione indennizzata per il raggiungimento dei 35 anni) e 60 anni di età oppure 40 anni di contribuzione (compresi i contributi figurativi di malattia e disoccupazione indennizzata per il conseguimento dei 40 anni), indipendentemente dall'età pensionabile dipendenti Donne: 35 anni di contributi (senza considerare i contributivi figurativi per malattia e disoccupazione indennizzata per il raggiungimento dei 35 anni).
Età pensionabile per i lavoratori autonomi
Il calcolo dell'età pensionabile per i lavoratori autonomi Uomini (coltivatori diretti, coloni, mezzadri, artigiani e commercianti):
- dal 2008 al 2009 - requisiti minimo contributivo di 35 anni e 61 anni di età;
Per tutti i lavoratori autonomi vale il requisito alternativo dei 40 anni di contribuzione prescindendo dall’età.
Pensione per vecchiaia contributiva
- Età pensionabile dal 2008: 35 anni di contributi e età pensionabile di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, oppure con 40 anni di contribuzione indipendentemente dall'età
- Dal 2008 al 2009: 35 anni di contributi e l'età pensionabile di 60 anni per i soli uomini, in quanto le donne raggiungono il diritto con 5 anni di contribuzione effettiva e 60 anni di età.
- Dal 2010 al 2013: 35 anni di contributi e l'età di 61 anni per i soli uomini
- Dopo il 2013: 35 anni di contributi e l'età di 62 anni solo per gli uomini
Dettagli sulla formula per vecchiaia retributiva
Tale a tile="Tutto sulla pensione di anzianità"""forma di pensione, che consisteva nel vecchio sistema pensionistico consisteva in 20 anni di contributi e 65 anni di età per gli uomini e 60 anni per le donne, dal 1° gennaio 2000 in poi, non è prevista dalla Riforma delle pensioni .
Eccezioni:
Nei seguenti casi l'età per la pensione resta fissata ai precedenti limiti:
- Lavoratori non vedenti in tutti gli altri casi, l'età pensionabile scatta a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne.
- Lavoratori invalidi almeno all'80%, l'età pensionabile scatta a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne.
- Lavoratori usuranti. La legge prevede che i lavoratori adibiti a lavori usuranti possano andare in pensione in anticipo rispetto agli ordinari limiti di età in relazione allo svolgimento e alla durata dell'attività. L'agevolazione riguarda sia le pensioni liquidate secondo il sistema retributivo, sia quelle calcolate con ilsistema contributivo.
- Lavoratrici Madri.
- Lavoratori precoci. Coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni avranno garantito un regime agevolato (da definire con le parti sociali).
Cosa accadrà nei prossimi anni
È la Gazzetta Ufficiale ad aver pubblicato il decreto del Ministero dell’Economia con cui si precisa quale sarà l’età pensionabile del prossimo biennio, vale a dire il 2021-2022, quando scatterà l’adeguamento di tutti i requisiti dell’età pensionabile con le aspettative di vita che si alzano di anno in anno. Il decreto ha, infatti, precisato che questo adeguamento comporterà un ulteriore innalzamento dell’età in cui si potrà andare in pensione, già aumentata a ben 67 anni nel corso del 2019.
Il 1 gennaio 2020 l’età pensionabile è aumentata di ulteriori 5 mesi, a eccezione dei requisiti considerati per le cosiddette pensioni anticipate. Chi invece deve ancora andare in pensione e probabilmente dovrebbe andarci nel prossimo biennio rischia, purtroppo, di vedersi allontanare questa fatidica soglia. Vediamo, allora, cosa succederà nei prossimi anni. Il decreto del Ministero stabilisce chiaramente che in base all’indicazione Istat di una speranza di vita cresciuta fino a 65 anni di poco più di 0,02 decimi, il 2021 non comporterà nessuna variazione in merito ai requisiti per l’età pensionabile.
Dunque, entro il 31 dicembre 2022 si andrà in pensione in questo modo:
- a 67 anni e 20 anni con la pensione di vecchiaia;
- a 71 anni e minimo 5 anni di contributi con quella di vecchiaia ma contributiva;
- a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne con la pensione anticipata;
- a 64 anni e 20 anni di contributi con quella anticipata ma sempre contributiva;
- con la quota 41 valida solo per i lavoratori precoci, ovvero con 41 anni di contributi;
- con la quota 100 fino a tutto il 2021;
- con l’opzione donna, ovvero a 58 anni per i privati e 59 per le autonome e 35 anni di contributi.
Queste sono quindi tutte le opzioni che chi vorrà andare in pensione potrà prendere in esame nel corso del 2021 e 2022, a meno che, ovviamente, non ci siano nuove riforme.
La situazione, a oggi, cambierà però nel 2023, quando potrebbe scattare un vero adeguamento, che potrebbe far aumentare l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi e 43 anni di contributi per le pensioni anticipate. Un trend che potrebbe mantenersi in crescita anche per gli anni successi con ulteriori adeguamenti all’aspettativa di vita tracciata dall’Istat. Quindi, muniamoci di pazienza e stiamo a vedere cosa succederà al calcolo dell'età pensionabile.
Età e requisiti per la pensione: ecco cosa ci aspetta nel 2021
Negli ultimi anni l’attenzione nei confronti delle pensioni è aumentata e questo ha comportato il susseguirsi di numerose modifiche legislative che hanno determinato variazioni nei requisiti e nell’età pensionabile.
L’esigenza di fondo è quella di risparmiare sulla spesa previdenziale, basti pensare che nel 2019 la spesa per le pensioni era pari al 14 % del PIL e la prospettiva è in costante aumento.
La situazione generale è inoltre aggravata dall’andamento demografico che vede da una parte l’invecchiamento della popolazione e contemporaneamente una forte denatalità che determina un decremento dei contributi pagati per le pensioni.
Di recente abbiamo quindi assistito a diverse riforme previdenziali tra cui la Legge Fornero che ha sancito il passaggio definitivo al sistema basato sui contributi e ha eliminato la pensione di anzianità precedentemente descritta; abbiamo poi assistito all’introduzione dell’APE, cioè l’anticipo pensionistico che in questo caso può avvenire all’età di 63 anni con un prestito bancario agevolato che viene anche garantito gratuitamente ad alcune categorie ed il Decreto Legge su Quota 100 che è entrato in vigore a gennaio del 2019 reintroducendo la possibilità di andare in pensione in anticipo, in particolare a 62 anni di età e con 38 anni di contributi.
Quota 100 sicuramente non aiuta nel risparmio, ma non modifica il sistema di calcolo e per questo produce un assegno inferiore rispetto a quello che si avrebbe al momento della pensione di vecchiaia per via dei minori contributi versati.
Nel 2021 però, soprattutto per via della pandemia ancora in atto, si è chiesto di retrocedere su Quota 100 e quindi di ripensare alle misure relative ad una pensione anticipata, soprattutto perché la scadenza del decreto è proprio fine 2021.
La proroga APE sociale e Opzione Donna hanno invece trovato il loro spazio e vengono ancora oggi sostenuti dal sistema pensionistico.
Per quanto riguarda l’Opzione Donna la Legge di Bilancio 2021 prevede di estendere la possibilità di optare per il regime sperimentale alle lavoratrici che maturano i requisiti sia anagrafici (57 anni per le dipendenti, 58 per le autonome con 20 anni di contributi) che contributivi entro dicembre 2020.
Tra le altre novità la legge di Bilancio si sta concentrando sull’ampliamento dell’APE Sociale ai soggetti disoccupati i quali, per tale ragione, non hanno beneficiato di questo per via della mancanza dei requisiti sia assicurativi che contributivi, una mossa necessaria viste le numerose persone ritrovatesi disoccupate solo negli ultimi due anni.
Speriamo che adesso vi sia tutto chiaro sul calcolo dell'età pensionabile.
Se desideri una prospettiva più completa su questo argomento, puoi trovare utili informazioni in questo approfondimento sulle pensioni quota 96.