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Se hai trovato di tuo gradimento l'articolo che riguarda i requisiti per accedere ai concorsi della polizia di Stato, siamo certi che apprezzerai anche l'approfondimento di oggi.

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Oggi parliamo di concorsi per invalidi civili. Per categorie protette si intende una condizione di diritto riconosciuta dal legislatore ai lavoratori disabili e altri (orfani, vedove, etc). Oltre che l’obbligo di assunzione per queste categorie di lavoratori presso aziende pubbliche e private, vi sono anche delle quote riservate per la partecipazione ai concorsi, nonché concorsi specifici.

concorsi sono indetti e pubblicati tramite la Gazzetta Ufficiale e i portali tematici dedicati alle categorie protette e alle relative problematiche, di cui si riporta di seguito alcuni link:

La legge 68/1999 per il diritto al lavoro dei disabili e degli svantaggiati

Le categorie protette sono disciplinate dalla legge n°68 del 12 marzo 1999. Anche i cittadini extracomunitari la cui disabilità è stata accertata da un ente italiano usufruiscono delle stesso diritto.

Iscrizione delle categorie protette e agli invalidi civili

L’elenco è tenuto dagli uffici competenti per il Collocamento obbligatorio e la graduatoria è unica.

Quali sono le categorie protette?

La Legge 68/1999 indica come disabili:

  • invalidi civili con percentuale minima di invalidità pari o superiore al 46%;
  • non udenti 
  • invalidi di guerra, invalidi civili di guerra, invalidi di servizio (T.U. pensioni di guerra - DPR 915/78 e successive modifiche).

L’art.18 della Legge 68/99 e il DPR 333/2000 all’ART.1 comma 2, indicano anche:

  • orfani
  • profughi italiani rimpatriati riconosciuti ai sensi della legge 763/81.

I datori di lavoro che assumono personale rientrante nelle suddette liste possono usufruire di agevolazioni fiscali.

Gli obblighi per le aziende: assunzioni lavoratori disabili

La normativa relativamente al rapporto tra ditte e disabili, nel corso degli ultimi dieci anni, ha subito numerosi cambiamenti. Questi devono essere motivo di interesse e di analisi di tutte quelle aziende la cui attività è corposa e considerevole. Proprio dal 2018 infatti, tutte le realtà che hanno dai 15 ai 35 dipendenti assunti, devono obbligatoriamente assumere un lavoratore con disabilità, anche se non sono necessarie assunzioni imminenti. Questo, oltre ad essere un fattore di rispetto nei confronti di tutti gli esseri umani che vogliono essere anche lavoratori, è forte esercizio di socialità, che consente soprattutto a chi si trova in condizioni fisiche complicate, di provvedere al proprio sostentamento.

La regolarizzazione della posizione del nuovo assunto con disabilità, deve inoltre avvenire entro 60 giorni, diversamente da quanto succedeva ne 2015 per cui si potevano far passare 12 mesi. Ovviamente, l’assunzione di un dipendente con disabilità, non si arresta alla presenza di 15 dipendenti, ma cresce proporzionalmente in relazione al numero complessivo dell’équipe di lavoro. Ricordiamo infatti che l’obbligo di coprire posizioni riservate a persone con disabilità scatta nella misura in cui:

  • si hanno dai 15 ai 35 lavoratori, per cui l’azienda è obbligata ad assumere un lavoratore con disabilità;

Ovviamente, il datore di lavoro o chi di competenza, deve considerare tutti i lavoratori assunti, con un vincolo di subordinazione, tranne per lavoratori da cooperative e dirigenti. Ma cosa succede se ci sono già lavoratori disabili in organico? I lavoratori invalidi, allo svolgimento delle attività lavorative, possono essere computati in ambito privato. Nella misura in cui a questi lavoratori non fosse possibile un’assegnazione a mansioni pari o inferiori ad altre all’interno dell’azienda, allora il servizio di provincia di riferimento deve provvedere ad avviare le personalità invalide interessate. Di grande importanza è che un’azienda, laddove avesse già in carico un dipendente con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60%, va necessariamente scorporato dalla base “imponibile”. Se ci dovessero essere inoltre delle scoperture, allora il lavoratore disabile dovrà fareriferimento alla copertura della quota di riserva. Per di più, qualsiasi azienda interessata, ha l’obbligo di produrre un prospetto informativo disabili, ovvero un documento indirizzato telematicamente al servizio provinciale di riferimento funzionale alla verifica degli adempimenti rispetto all’assunzione di persone appartenenti alle categorie protette o disabili.

Invalidità INPS: scopri chi ha diritto a questa pensione

Oggi diamo uno sguardo alla Pensione d'invalidità mentale e a come riceverla. La legge n. 222 del 12 giugno 1984, entrata in vigore il 1° luglio dello stesso anno, ha istituito il diritto alla pensione d’invalidità. Questa forma assistenziale viene concessa a invalidi, ciechi e sordomuti, lavoratori autonomi e dipendenti; per ottenerla, le capacità del soggetto devono essere ridotte a meno di un terzo in modo permanente.

Se desideri esplorare l'argomento in modo più dettagliato, ti consiglio di consultare questo approfondimento sulle pensioni per la scuola quota 96.

Quali sono le tipologie di invalidità INPS?

Se la patologia potesse causare nel tempo un peggioramento delle condizioni di vita della persona, è necessario richiedere un "aggravamento" dell'invalidità (in termini %). 

L'assegno che non è uno stipendio permanente
L'assegno di invalidità ordinario non è da considerarsi come uno stipendio/pensione permanente. Dopo tre rinnovi, l'invalidità INPS diventa definitiva; una volta raggiunta l'età giusta, le entrate dell'assegno di invalidità diventa pensione di vecchiaia.

È possibile concedere l'invalidità anche se il soggetto continua a lavorare attivamente; in questo caso una visita medico-legale ha luogo annualmente.

Come richiedere l'invalidità INPS?

La presentazione della domanda di stipendio/pensione di invalidità decorre dal primo giorno del mese successivo la data della consegna, ovvero dal momento di collocamento a riposo.

Come presentare la domanda all’Inps

Il contributo di invalidità erogata dall’Inps spetta a coloro che hanno una capacità lavorativa minore rispetto alla norma, ovvero ridotta di minimi due terzi. Le cause che possono provocare questa ridotta capacità possono essere riconducibili a motivi fisici o mentali. Le persone alle quali viene riconosciuta dall’Inps l’invalidità, ricevono un assegno ordinario.

E’ importante sapere che per poter richiedere il contributo di invalidità, l’interessato deve aver versato almeno cinque anni di contributi Inps nel corso della sua vita lavorativa e gli ultimi tre anni di contributi deve essere stati versati al massimo cinque anni prima della data di richiesta dell’invalidità INPS. Coloro che ricevono dall’Inps pensioni invalidità possono continuare a svolgere la propria attività lavorativa. 

Dal 1 gennaio 2010 per poter ottenere dall’Inps il contributo è necessario presentare un’apposita domanda per via telematica. Alla domanda vanno allegati alcuni importanti documenti, che sono riportati di seguito.

Un certificato redatto da un medico legale che attesta le cause e la reale difficoltà lavorativa dell’intestatario. Il medico compila online la certificazione dell’assistito e rilascia a quest’ultimo una copia del certificato, firmata e un codice identificativo del certificato.
L’interessato deve poi, grazie al sito dell’Inps, compilare online la domanda e inserire il codice identificativo del proprio certificato medico. Per poter compilare la richiesta dell’assegno di invalidità INPS, l’interessato deve registrarsi al sito dell’Inps, terminata l’iscrizione riceverà un codice pin. Nel caso in cui l’interessato non sia in grado di effettuare la richiesta on line può chiedere aiuto ai vari patronati e associazioni.
La procedura telematica è una novità che permette di presentare la domanda in maniera più veloce. L’Inps, per ogni persona che presenta una domanda di invalidità, crea un fascicolo elettronico, che riepiloga tutti i dati contenuti nella domanda e che permette la realizzazione di accurati controlli. Nel momento in cui la domanda è stata correttamente inoltrata, l’Inps rilascia all’interessato una ricevuta.

Accoglimento della richiesta

Immagine esemplificativa che riguarda l'articolo Concorsi per invalidi civili: tutte le possibilità elencate in questo approfondimento!

Nel caso in cui la richiesta fosse accolta, il richiedente percepirà un assegno di invalidità.
E’ importante sapere che le persone che dichiarano il falso e producono certificazioni che contengono informazioni mendaci, possono essere punite a livello penale e ricevere pesanti sanzioni.

Aggiornamenti del 2014 

Il tema pensioni è alquanto delicato in Italia. Sarà perchè tutti gli esecutivi ne parlano anno per anno, sarà che la platea interessata ha numeri da non sottovalutare, fatto sta che quando si parla di pensioni è quasi impossibile raggiungere l’unanimità dei consensi. Il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che le pensioni non saranno toccate, soprattutto perchè non ne vale la pena (per ciò che è stato appena detto) creare allarmismo per 100 milioni di euro. Ma il popolo dei pensionati non si fida completamente delle parole del premier, soprattutto se messe a confronto con i capitoli di spesa indicati dal commissario alla famosa spending review Cottarelli. Ad entrare in questo discorso sono gli assegni pensionistici sulla reversibilità e sull’invalidità. Secondo quanto emerge dai documenti della spending review potrebbero esserci tagli da 1.5 miliardi di euro su questo capitolo di spesa. Non solo pensioni di invalidità ma anche quelle inerenti come detto alla reversibilità e a quelle di guerra, con riduzioni di spesa diverse da settore a settore. Vengono indicate tuttavia anche le soluzioni: per la reversibilità sarebbe da conteggiare non solo il reddito ma anche il patrimonio di ricchezza della persona e per l’invalidità invece bisognerebbe stringere ancora di più i controlli per smascherare le truffe. 

Il problema dei falsi invalidi

Tuttavia bisogna dire per onestà intellettuale e per rispetto dell’intera categoria che in Italia si sentono troppo spesso voci di truffe da parte di falsi invalidi che non si sa come riescono ad ottenere questa denominazione nonostante siano sani come pesci. Quante volte abbiamo infatti sentito parlare di persone cieche o mute che invece vanno a fare tranquillamente la spesa al supermercato? E’ chiaro che qualcosa non torna in questo sistema ed è evidente che ci sia qualche falla nei controlli e nel rilascio di tali certificati. Tutto ciò poi va a discapito di quelle persone che invece necessiterebbero eccome dell’assegno d’invalidità ma che si trovano a veder respingere la propria richiesta. Il fenomeno delle truffe risulta essere molto immorale ed è obbligatorio trovare le giuste soluzioni affinchè non si sentano più in televisione questi casi e restituire dignità e rispetto all’intera categoria.

Pensione di invalidità 2021

Il 2021 da un punto di vista economico rappresenta un anno molto particolare, infatti ci sono state moltissimi cambiamenti per quanto riguarda la burocrazia delle pensioni e alcuni incentivi offerti dallo stato italiano. Per quanto riguarda la pensione di invalidità i cambiamenti non sono stati sostanziali, ma sicuramente un aggiornamento sulle modalità di richiesta, erogazione e riguardo gli importi a disposizione è doveroso.

È possibile richiedere la pensione di invalidità INPS quando si è inabilitati a svolgere qualsiasi lavoro, dimostrando quindi un’invalidità al 100%. Le persone che possono usufruire di questa pensione devono avere un’età compresa tra i 18 e i 67 anni, dato che oltre questo limite di età l’individuo raggiungerà la pensione di vecchiaia.

Ovviamente, questa tipologia di pensione di invalidità INPS è totalmente slegata da quali siano stati i contributi lavorativi maturati in precedenza dall’individuo a cui spetta. Si tratta di una pensione che non ha nulla a che vedere con il lavoro pregresso.

Gli importi del 2021

Il 2021 ha visto un leggero incremento per quanto riguarda gli importi destinati agli individui a cui spetta l’invalidità INPS. Vediamo successivamente quali sono le somme della mensilità destinate alle varie categorie di invalidi senza lavoro:

  • Pensione sociale: entrate di 293€ di mensilità sia per invalidi totali che parziali;
  • Indennità di frequenza: spetta ai minori con meno di 18 anni che abbiano difficoltà a seguire i programmi scolatici causa disabilità di vario tipo. L’importo delle entrate è di 287,09€ al mese;
  • Pensione sordomuti: questa invalidità INPS è pari ad un importo di 287,09€ mensilità;
  • Pensione per ciechi parziali o assoluti: in base al livello di cecità dell’individuo, la pensione di invalidità INPS può variare da 287,09€ a 310,48€ mese;
  • Pensione di accompagnamento: questa invalidità INPS, spetta a coloro che, avendo disabilità totale, hanno bisogno di un supporto giornaliero da parte di un’altra persona. La pensione è di 522€ di mensilità.

I dettagli di un concorso interno: invia il curriculum per il settore giusto e avrai la tua opportunità

La ricerca di un lavoro è spesso lunga e difficile. È necessario infatti munirsi di tanta pazienza e di buona volontà in primis per mettersi a cercare l'offerta di lavoro più adatta alle proprie competenze e agli studi precedentemente acquisiti.

L'operazione successiva, una volta trovato l'annuncio che fa al caso vostro, sarà poi quella di inviare telematicamente o di persona il proprio curriculum vitae e la propria lettera di presentazione e successivamente aspettare che si venga chiamati ad affrontare il tanto temuto colloquio di lavoro.

Un altro modo per trovare lavoro è inoltre anche quello di decidere di affrontare uno dei tanti concorsi interni, pubblici regionali e nazionali che vengono indetti periodicamente ogni anno per vari settori, soprattutto dedicati a lavori di pubblica amministrazione. Il concorso interno pubblico è prerogativa solitamente di chi lavora all'interno della pubblica amministrazione.

Difatti, la sostanziale differenza tra un concorso interno ed un tradizionale concorso pubblico è che quest'ultimo è aperto a tutti e qualsiasi persona, avendo i requisiti richiesti, ha diritto di parteciparvi. 

Per accedere a determinate opportunità lavorative, in questo caso per svolgere delle mansioni nell'ambito della pubblica amministrazione, è necessario superare un concorso interno pubblico. Secondo le leggi dello Stato Italiano, è fondamentalmente simile a un concorso interno pubblico ed è disciplinato dall'articolo 37, comma 3 della Costituzione Italiana.

Il concorso interno pubblico è dunque un metodo di selezione di personale applicato ai dipendenti appartenenti alla pubblica amministrazione. Solitamente viene attuata per gli avanzamenti di carriera di coloro che già lavorano all'interno della Pubblica amministrazione. 

Il concorso interno può essere di diverse tipologie: lo studio dell'attività più adatta

colloquio di lavoro social recruiting buone pratiche

Il concorso interno a progressione orizzontale consente, se superato, di poter avere opportunità di carriera nello stesso settore lavorativo nel quale già si opera. Il concorso interno a progressione verticale si attua invece quando si desidera fare carriera e passare a un settore lavorativo diverso da quello che si sta svolgendo nella pubblica amministrazione.

In altre parole, il concorso interno per progressione orizzontale permette un passaggio tra posizioni economiche differenti, ma sempre nella medesima categoria (ad esempio, all'interno della categoria C, consente di passare da C1 a C3). Il concorso interno per progressione verticale, invece, favorisce il trasferimento da una categoria lavorativa ad un'altra. In questo caso, ad esempio, da un B2 ad un C1. Tuttavia, come vedremo, questo genere di concorsi all'interno degli enti non sono esenti da un vivace dibattito di natura giurisprudenziale o dottrinale.

Le categorie delle aree alle quali si può accedere attraverso un concorso interno a progressioni verticali sono le seguenti: la Categoria B, che può essere sostenuta dai candidati che possiedono un diploma professionale o superiore; la Categoria C, per chi ha un diploma di scuola superiore; la Categoria D, per coloro che sono in possesso di una Laurea.

Dibattito aperto sulla giurisdizione del Concorso interno

C’è un dibattito aperto per quanto riguarda questo tema sulla giurisdizione in caso di controversie. La Corte di Cassazione ha diviso le competenze a seconda delle tipologia del concorso interno: per quelli aperti a tutti, quelli misti e quelli interni a progressione verticale la competenza è del giudice amministrativo mentre solo per quelli a progressione orizzontale la competenza è del giudice ordinario. Come detto, però, la materia è alquanto intricata e sull’argomento ancora non si è arrivati ad un’unanimità di vedute. Il dilemma è come considerare la progressione orizzontale, se dal punto di vista economica o anche giuridica. Da ciò ne consegue quindi il dibattito in atto con Cassazione e Consiglio di Stato fermi sulle loro posizioni.

I casi anomali sulle posizioni professionali

Purtroppo anche in questo ambito si sentono storie di truffe. Stiamo parlando della famosa storia del test dell’Ilvansi per quattro posti da ricercatori dove la prima prova (datata 2010) è stata annullata dal Consiglio di Stato che ha costretto alla ripetizione del test ma alla seconda tornata (tre anni dopo) i vincitori sono stati gli stessi della volta precedente. Quindi in due sessioni, stessi partecipanti e stessi vincitori. Un caso anomalo, che puzzava di bruciato. E infatti pare che i quattro vincitori abbiano avuto nel passato collaborazioni con i giudici dell’esame. Oltre al danno anche la beffa visto che i vincitori si sono fatti risarcire anche gli emolumenti passati tra la prima prova e la seconda prova. Questo caso ha generato un vespaio di polemiche, finendo su tutti i media nazionali, soprattutto sul web.

La differenza tra concorso interno e pubblico

immagine per concorso interno

Quando si parla di concorso interno non bisogna confonderlo con quello pubblico: infatti il primo è destinato solo ai lavoratori di un’azienda mentre i secondi sono aperti a tutti. Proprio quest’ultimi spesso sono stati nell’occhio del ciclone per aver fatto promuovere i soliti noti, tramite una raccomandazione. In Italia infatti c’è una fascia di persone, molto ampia, che ritiene inutile partecipare ai concorsi pubblici perchè non credono all’uniformità di giudizio: ossia non si parte tutti alla pari ma qualcuno sta più avanti degli altri ancor prima che cominci la prova.

Ovviamente ciò rappresenta una stortura del sistema e ne va della credibilità dell’intero Paese: purtroppo la cronaca è piena di storie di questo tipo che rappresentano delle vere e proprie truffe a danno di cittadini onesti che vedono nel concorso interno pubblico una possibilità per entrare nel mondo del lavoro. Ultimamente poi la situazione è diventata ancora più complicata per via della disoccupazione galoppante: il giorno della prova infatti si presentano migliaia e migliaia di candidati così che diventa sempre più difficile superare il test. Per queste ragioni, sarebbe utile più trasparenza da parte degli amministratori tramite la certificazioni di regole certe che valgano per tutti, ad eccezione di nessuno. 

Negli ultimi anni, sia a livello di concorso interno che di quello pubblico tradizionale, per eliminare possibili controversie ed affermare la trasparenza in ogni passaggio della selezione, si sono utilizzati sistemi informatici e procedure automatizzate. Infatti, ormai, la presentazione di qualsiasi domanda per un concorso pubblico è effettuata tramite internet e facilitata spesso dall'uso di sistemi elettronici di riconoscimento dell'identitá digitale (il noto SPID). 

Al tempo stesso, le procedure riguardanti la correzione degli elaborati dei candidati nella selezione sono effettuate, nella maggior parte dei casi, con computer ed apparecchiature elettroniche, che dovrebbero evitare qualsiasi tipo di frode o di atti illeciti. Di conseguenza, un concorso interno o pubblico tradizionale dovrebbe essere garantito da ogni tentativo di manipolazione. Tuttavia, questo non ha escluso negli ultimi anni polemiche e discussioni sulla legittimitá di alcune selezioni bandite a livello nazionale o locale.

E proprio la correttezza di un concorso interno o di un concorso pubblico consente di selezionare le persone più valide e preparate per un ruolo nella Pubblica Amministrazione e pertanto rendere quest'ultima competente e dotata delle persone piú esperte in ogni settore, migliorandone quindi l'efficienza e la capacitá.
(N.B.: in alcuni titoli si parla erroneamente di "inviare curriculum", mentre per i concorsi interni o pubblici, si puó unicamente inviare una domanda di partecipazione ed effettuare la selezione.)   

Chi ha diritto al lavoro

La legislazione italiana per quanto riguarda le persone con disabilità ha registrato un cambiamento significativo con l'emanazione della legge 68/99, denominata "Norme per il diritto al lavoro dei disabili". Questa legge rappresenta un passo importante verso l'inclusione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità nel contesto lavorativo.

Prima di questa legge, la situazione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro era piuttosto complessa e spesso caratterizzata da esclusione e discriminazione. La necessità di un intervento legislativo era evidente e si è concretizzata con la Legge 68/99, che ha portato notevoli miglioramenti e opportunità.

La legge 68/99 si propone di promuovere l'integrazione lavorativa delle persone con disabilità attraverso una serie di strumenti, tra cui l'obbligo di assunzione per le aziende con più di 15 dipendenti e l'introduzione di appositi servizi di supporto per l'inserimento lavorativo. Questi includono servizi per l'orientamento, la formazione professionale, l'adattamento del posto di lavoro e l'assistenza nella fase di inserimento e mantenimento dell'impiego.

Inoltre, la legge 68/99 prevede una serie di incentivi per le aziende che assumono persone con disabilità, come agevolazioni fiscali e contributive. Queste misure incentivano le aziende ad assumere persone con disabilità e a creare un ambiente di lavoro inclusivo e adatto a tutti.

È importante notare che, nonostante l'importanza di questa legge, il cammino verso una piena inclusione lavorativa delle persone con disabilità non è ancora completato. Esistono ancora molte barriere, sia culturali che pratiche, che impediscono a molte persone con disabilità di accedere al mondo del lavoro. Tuttavia, la Legge 68/99 rappresenta un passo significativo in avanti in questo senso, ponendo le basi per ulteriori miglioramenti e sviluppi in futuro.

La legge 68/69 si applica:

  • Alle persone invalide con una percentuale superiore al 33%
  • Alle persone non vedenti o sordomute
  • Agli invalidi di guerra, civili e invalidi per servizio con minorazioni ascritte alle tabelle di cui al decreto del Presidente della Repubblica 915/1978

Nella prima categoria rientrano i disabili con età minima di 15 anni, purché sia assolto l'obbligo scolastico e il mantenimento del diritto sino all'età pensionabile.

Gli enti che riconoscono lo status di disabilità

I datori di lavoro sono inoltre tenuti a mantenere in servizio quei lavoratori che, non essendo disabili al momento dell'assunzione, sono divenuti tali per infortunio sul lavoro o a causa di una malattia professionale.

Il collocamento mirato per lavoratori disabili

Le tutele al lavoro dei disabili più importanti enunciate dalla legge sono il collocamento mirato e le quote di assunzione riservate.

La recente riforma Fornero ha modificato le quote di assunzione

Secondo la precedente disciplina, queste venivano calcolate sulla base del numero dei lavoratori. In particolar modo, se l'azienda ha da 15 a 35 dipendenti, deve assumere un lavoratore disabile; e invece si arriva a 50 lavoratori, allora i disabili devono essere due; oltre questa soglia, i dipendenti disabili devono essere il 7%.

Secondo la nuova giurisprudenza, le tranche rimangono inalterate ad eccezione di poche categorie di lavoratori quali:

  • dirigenti
  • contratti di inserimento
  • lavoratori somministrati presso l'utilizzatore
  • lavoratori assunti per attività all'estero
  • Lsu
  • lavoratori a domicilio
  • lavoratori emersi ex legge 383/2001
  • apprendisti

Molte categorie – ad esempio, i lavoratori a tempo determinato – rientrano invece nel calcolo, aumentando esponenzialmente il bacino di possibilità per i disabili.

Diritto al lavoro come persone prima che come dipendenti

Sono molte le agevolazioni e i diritti che spettano alle persone disabili durante il proprio rapporto di lavoro. Sono varie e di diversa natura. Esse specificano i soggetti che vengono tutelati dalla legge, le tipologie di permesso di lavoro di cui si può usufruire, i congedi retribuiti e non retribuiti.

Da precisare, però, che qualsiasi tipologia di permesso, in particolare quelli per l’assistenza al disabile, devono essere accertati dalla sanità. Infatti, uno dei requisisti fondamentali per richiedere un qualsiasi tipo di agevolazione, è la certificazione di grave handicap.

Quest’ultima viene effettuata presso la commissione medica della ASL di competenza del territorio. Per poter richiedere questa certificazione, è necessario inviare una richiesta, tramite un modulo apposito predisposto dalla ASL stessa.

Detto questo, passiamo ad alcune delle agevolazioni più conosciute. Come abbiamo detto, esistono diversi tipi di permessi e i soggetti che ne beneficiano sono diversi, per esempio il genitore che assiste il figlio disabile, o il lavoratore grevemente disabile, o chi assiste un familiare gravemente disabile: tutti loro hanno diritto a non essere trasferiti in una sede lavorativa diversa se non con il loro consenso; inoltre hanno diritto anche alla scelta del luogo di lavoro, precisamente alla sede di lavoro più vicina al luogo dove risiede la persona che richiede assistenza.

diritto al lavoro dei disabili

Abbiamo anche accennato a congedi retribuiti e non retribuiti. Questi possono essere richiesti ovviamente, per gravi motivi come la grave disabilità e/o gravi motivi familiari, che impediscono al lavoratore di potersi recare nel proprio posto di lavoro. I congedi possono essere di diverse durate, possono essere frazionati in modo da usufruirne nel modo migliore possibile e riuscire a sfruttarli al meglio.

Esistono permessi che possono essere richiesti in caso di figli disabili, soprattutto se di età inferiore ai 3 anni, ma possono essere anche richiesti permessi per figli disabili che hanno superato i diciotto anni di età.

Chi può usufruirne?

Questo tipo di permessi riguardano tutti i cittadini con un rapporto di lavoro dipendente, che sia pubblico o privato, anche quelli che hanno un contratto a tempo determinato possono usufruirne.

Le agevolazioni previste, si rivolgono a portare assistenza a figli che siano naturali, adottivi o in affidamento, parenti o affini entro il terzo grado, il proprio coniuge e se stessi.

Lavoratori disabili: quali sono le normative?

Tra i vari diritti che spettano ad un cittadino ci sono sicuramente quelli legati alla saluta e alla possibilità di concedere a chiunque, di poter lavorare. Sia per il diritto alla salute, e lo testimoniano i numerosi casi di malsanità presenti in Italia, che per il diritto al lavoro non sempre vengono rispettate le regole.

Rientrano nell'ambito del diritto alla salute anche i casi di invalidità civile e tutte le dinamiche burocratiche e civili collegate a tale situazione psicofisica. Esistono inoltre importanti norme giuridiche che regolano i rapporti di lavoro e di pensionamento legate alle figure professionali dei lavoratori disabili.

Se vuoi sapere come assicurare la tua sicurezza sul lavoro, leggi sulle competenze dell'ispettorato del lavoro e della direzione provinciale.

Definizione e normativa di diritto

Rientrano nella categoria coloro che devono ottenere dei particolari ruoli lavorativi ai sensi della legge numero 68 del 1999; essi sono dunque soggetti a quello che si definisce in termini giuridici collocamento obbligatorio, ovvero all'iscrizione presso gli uffici di collocamento, nati appositamente per i disabili, e i Centri per l'impiego di competenza.

Ai datori di lavoro dunque viene somministrato l'obbligo di assumere un certo numero di lavoratori disabili, che però devono avere un minino di indipendenza e autonomia lavorativa; essi devono quindi riuscire almeno in parte a lavorare e ad offrire le proprie prestazioni professionali a chi li assume.

Le principali leggi che disciplinano i rapporti di lavoro sono la sopracitata legge numero 68 del 1999 (Aricolo 10) e il successivo DPR numero 333 del 10 ottobre del 200. Un'altra norma volta a disciplinare le dinamiche lavorative e professionali dei lavoratori disabili è poi la legge regionale numero 17 del 2005, nata proprio per fornire la massima regolarità e sicurezza all'interno dell'ambiente lavorativo.

Soggetti beneficiari di questi diritti al lavoro

I principali lavoratori disabili che possono usufruire del beneficio di poter lavorare ugualmente sono coloro che posseggono in primis l'età lavorativa e che abbiamo delle malattie di natura fisica e psichica, nonché i portatori di handicap, che provochino una diminuzione delle abilità professionali superiori al 45 %

Fanno parte di tali categorie i non vedenti o sordomuti e gli invalidi del lavoro che abbiamo una diminuzione delle facoltà lavorative sopra il 33%. Sono considerati lavoratori disabili anche gli invalidi di guerra e civili di vario genere.

Condizioni per le imprese

Le imprese devono obbligatoriamente accogliere all'interno della propria azienda un certo numero di lavoratori disabili. Le aziende che hanno più di 50 dipendenti, devono assumere il 7% della forza lavoro; per quelle da 36 a 50 lavoratori, devono invece esserci almeno due disabili. Nei casi di imprese che hanno dai 15 ai 35 dipendenti, è necessario che esse assumano almeno un disabile all'interno della loro attività imprenditoriale.

Le agevolazioni nel rapporto di lavoro per i lavoratori disabili sono molte e di diversa natura, infatti tra esse troveremo i soggetti che sono tutelati, le tipologie di permessi che possono essere presi, il congedo di due anni retribuito per i genitori e quelli aventi cause particolari.

Esistono diversi tipi di permessi che riguardano il genitore di figlio gravemente disabile o il lavoratore gravemente disabile o chi assiste un familiare che è gravemente disabile. Tutte queste categorie hanno diritto a non essere trasferiti in un'altra sede lavorativa, senza il consenso dell’interessato; hanno diritto anche alla scelta della sede di lavoro più vicina al luogo di residenza della persona a cui si presta assistenza.

Inoltre è possibile richiedere, per i familiari, congedi si retribuiti che non retribuiti, essi possono essere richiesti per diversi motivi: sia per la grave disabilità, che per gravi motivi familiari.
Possono avere diverse durate, possono anche essere frazionati nel tempo, in modo da poter sfruttare al meglio questa possibilità.

Ancora possono essere richiesti permessi in caso di figli disabili, in particolare se si parla di bambini sotto i tre anni. Esistono, però, anche dei permessi per i genitori o comunque per i familiari, dopo il diciottesimo anno di età del disabile.

Permessi giornalieri per assistere disabili: i soggetti che vengono tutelati

Ovviamente per ogni tipo di permesso, in particolare quelli per assistenza al disabile, ci deve essere un accertamento sanitario. Uno dei requisiti indispensabili, per avere diritto alle varie agevolazioni, è la certificazione di grave handicap che viene effettuato dalla commissione medica presso la ASL competente del territorio, alla quale è sufficiente inviare una richiesta tramite l’apposito modulo predisposto dalla stessa ASL.

Per una conoscenza dettagliata sull'argomento, ti suggerisco di consultare l'articolo intitolato "Stipendi Noipa online".

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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