Logo AreaLavoro

La legge prevede che in occasione del matrimonio, alcune categorie di lavoratori, abbiano diritto al congedo matrimoniale e dell’assegno ad esso relativo. Il congedo matrimoniale corrisponde ad un periodo di astensione al lavoro di 15 giorni consecutivi che non possono essere goduti durante il periodo delle ferie o nel preavviso del licenziamento. 

Menu di navigazione dell'articolo

La richiesta per il congedo matrimoniale deve essere presentata al datore di lavoro con almeno 6 giorni di anticipo. La novità rilevante per quanto riguarda il 2014 è rappresentata dal fatto che questa richiesta può essere inoltrata anche dalle coppie omosessuali: in Italia infatti la Coop Adriatica ha concesso a una sua dipendente di convolare a nozze negli Stati Uniti insieme alla sua compagna.

Le categorie di lavoratori che possono richiedere il Congedo matrimoniale per l'INPS

Le seguenti categorie di lavoratori possono richiedere l’assegno per il congedo matrimoniale, un beneficio garantito dall'INPS:

  1. I lavoratori non impiegatizi: Questa categoria include dipendenti di aziende industriali, artigiane e cooperative. Comprende sia gli apprendisti che i lavoratori a domicilio.
  2. Il personale di basso grado dell’armamento libero: Sottufficiali e comuni che possono dimostrare un rapporto di lavoro di almeno una settimana alla data del matrimonio.
  3. Operaie e marittimi: Quei lavoratori che si dimettono per contrarre matrimonio.
  4. Lavoratori assenti per motivi vari: Include coloro che, pur mantenendo il rapporto di lavoro, non sono in servizio per cause come malattia, sospensione dal lavoro, richiamo alle armi, etc.
  5. Lavoratori e marittimi disoccupati: Coloro che alla data del matrimonio possono dimostrare un rapporto di lavoro di almeno 15 giorni nei 90 giorni precedenti il matrimonio.
  6. Marittimi in servizio militare: Marittimi che possono dimostrare un rapporto di arruolamento di almeno 15 giorni nei 90 giorni precedenti la data di richiamo alle armi o la data di ultimazione del servizio di leva.

Se entrambi i coniugi appartengono a queste categorie, entrambi hanno diritto all’assegno per il congedo matrimoniale. Questo congedo non può essere frazionato, ma deve essere usufruito in giorni consecutivi per una durata massima di due settimane, ovvero 15 giorni. La data di inizio di tale periodo è solitamente il giorno del matrimonio.

Se hai bisogno di approfondire l'argomento relativo ai contratti, sappi che abbiamo appena pubblicato un approfondimento sul contratto di lavoro a intermittenza.

Come presentare la domanda di congedo

La domanda va presentata all’Inps allegandola alla copia del certificato di nozze, entro un anno dal matrimonio. In alcuni casi, il datore di lavoro può anticipare l’importo corrispondente all’assegno per il congedo matrimoniale. 

L’importo dell’assegno per il congedo matrimoniale corrisponde alla retribuzione di una settimana, basata sull’ultimo salario percepito. E’ utile e consigliabile parlare per tempo con il proprio datore di lavoro per coordinarsi e organizzarsi per ottenere quest’autorizzazione. Nei casi in cui l’impresa in questione è impossibilitata a rilasciare il permesso di lavoro per tutta la sua durata (ossia quindici giorni), l’azienda ha tempo trenta giorni dal giorno del matrimonio per far completare il periodo al neo sposo o alla neo sposa.

Ricorso al mancato Congedo matrimoniale per l'INPS

ottenere il congedo matrimoniale

Se la richiesta di congedo matrimoniale viene negata, il lavoratore ha la possibilità di presentare un ricorso al Comitato provinciale dell’Inps. Il ricorso deve essere preparato su carta semplice e presentato entro 3 mesi (90 giorni) dalla data di ricevimento della lettera di reiezione.

Ecco le modalità per presentare il ricorso:

  1. Personalmente: Si può presentare il ricorso presso gli sportelli della sede dell'INPS che ha respinto la domanda.
  2. Via posta: Si può inviare il ricorso alla sede dell'INPS che ha respinto la domanda tramite posta raccomandata con ricevuta di ritorno.
  3. Tramite enti di patronato: Il ricorso può essere presentato attraverso uno degli Enti di Patronato riconosciuti dalla legge.

In ogni caso, al ricorso dovrebbero essere allegati tutti i documenti ritenuti rilevanti per favorire l’accettazione della domanda. Questi potrebbero includere dettagli sul rapporto di lavoro, documenti che attestino le circostanze personali e qualsiasi altra prova che possa supportare la validità del ricorso.

I permessi per le coppie omosessuali

Un recente fatto di cronaca ha portato alla luce una novità importante: in Italia sempre più aziende concedono questo tipo di permesso anche alle coppie omosessuali che si sposano all’estero. La novità diventa uno spunto molto interessante su cui riflettere visto che il tema è parecchio sensibile nel nostro Paese. La notizia è balzata agli onori di cronaca quando la Coop Adriatica ha concesso un permesso sul matrimonio a una sua dipendente che è andata a New York per sposare la sua compagna. L’azienda in questione infatti aveva approvato un pacchetto welfare e ha accettato la domanda presentata dalla propria lavoratrice per i quindici giorni retribuiti per le sue nozze. La dipendente è rimasta felicissima di questa decisione che potrà costituire un importante precedente per quanti/e vorranno seguire il percorso di questa lavoratrice della Coop Adriatica.
E’ la prima volta che un simil fatto accade in Italia e nel recente passato già altre aziende avevano riconosciuto quest’autorizzazione, come Intesa San Paolo, Telecom e Ikea.

Docenti precari: è possibile chiedere il permesso?

Caso intricato quello dei docenti precari, che tra l’altro sono al centro di una riforma corposa che vorrebbe attuare il Presidente del Consiglio Renzi per la loro stabilizzazione attraverso l’eliminazione delle Gae, graduatorie ad esaurimento. Il permesso valevole per il proprio matrimonio è infatti disciplinato dall’articolo 19 comma 12 ed è previsto dal CCNL e per questo motivo, quando si tratta di docenti precari, la domanda non può essere respinta ma tuttavia deve essere presentata nei tempi e nei modi stabiliti per legge.

I dettagli del Congedo di paternità obbligatorio

Il congedo di paternità rappresenta un’agevolazione esistente già da tempo in diversi paesi europei, ma una specie di novità in Italia, che comunque beneficiava del ‘congedo parentale’. Ottenere il congedo di paternità è semplice, si deve comunicare in forma scritta al proprio datore i lavoro i giorni prescelti per astenersi dall’attività, con almeno15 giorni di preavviso. Però solo il 6,9% dei padri ne usufruiscono. Il motivo di ciò potrebbe ricondursi ad una visione arcaica della famiglia per alcuni punti di vista, come quello secondo il quale sono per la maggior parte le donne a doversi occupare dei figli.

Ma le radici del congedo di paternità potrebbero nascondersi anche nella paura di non essere ben visti dal datore di lavoro. Parliamo di un identikit che ha poco in comune con il nuovo papà ‘high care’ che è stato identificato da non pochi autorevoli studi. Sono quei padri che introducono ad una società in trasformazione e che mostrano una simmetria di ruoli sinora sconosciuta: coloro che si occupano completamente dei figli, accudendoli, accompagnandoli a scuola e giocando con loro.

L’articolo 4 ai commi 24, 25 e 26 della Legge numero 92 del 2012 mette in luce non soltanto il congedo di paternità obbligatorio, ma pure la concessione di voucher per l’acquisto dei servizi di baby sitting oppure per il sostenimento di spese per servizi per l’infanzia.

Inoltre, il comma 24 prevede la possibilità per la mamma lavoratrice di usufruire di altri voucher il cui importo è modulato in base ai parametri Isee familiari da utilizzare alla fine del periodo di congedo di maternità e per gli 11 mesi successivi, al posto del congedo parentale.

Paternità naturale

Frequentemente uno dei motivi della separazione delle giovani coppie è il non riconoscimento della paternità di un figlio. Nel diritto della famiglia è indicato chiaramente che per riconoscere la paternità dei figli, la madre può richiedere al presunto padre di sottoporsi ad un test genetico.

Chiaramente questo test genetico per il riconoscimento della paternità di un figlio è la prova finale che identifica oneri e doveri che il genitore riconosciuto in questa maniera ha nei confronti della mamma e dello stesso figlio.

Ma una persona si può rifiutare di sottoporsi a tale test? In base a quanto deciso di recente dalla Cassazione Civile, Sezione I del 9 aprile 2009 numero 8733, in caso di giudizio diretto ad ottenere una sentenza dichiarativa di paternità naturale, rifiutarsi di sottoporsi al test di riconoscimento del figlio in mancanza di valide giustificazioni costituisce un comportamento valutabile dal giudice, ai sensi dell'articolo 116 al comma 2 nel Cpc. Il giudice può anche desumere il riconoscimento della paternità proprio da tale condotta processuale volta al rifiuto del riconoscimento, in caso di assenza di ulteriori prove certe di rapporti sessuali.

Congedo di paternità, le novità che furono del 2020

congedo di paternità

Nel 2020, la legge di Bilancio introdusse diverse novità riguardo il congedo di paternità. Il cambiamento più significativo fu l'aumento dei giorni di congedo riconosciuti, che passarono da cinque a sette, completamente retribuiti. La manovra finanziaria riconobbe anche al padre il diritto di richiedere un congedo facoltativo in alternativa alla madre.

Era da tempo che si discuteva della necessità di aumentare la durata del congedo per il padre di un neonato, soprattutto in vista dell'adeguamento dell'Italia alla normativa europea, che aveva esteso fino a dieci giorni il congedo per i neo-padri dipendenti. Entro il 2022, quindi, l'Italia avrebbe dovuto adeguarsi agli altri paesi europei estendendo il periodo di stop riconosciuto per legge ai padri per stare con il proprio bebè e aiutare la madre. Pertanto, l'aumento dei giorni di congedo da cinque a sette non soddisfece completamente la direttiva europea, ma rappresentò comunque un passo avanti.

La direttiva europea, a cui si faceva riferimento, risaliva ad aprile 2019 e, oltre all'estensione del congedo a dieci giorni lavorativi retribuiti al 100%, riconosceva il diritto al congedo al padre o al secondo genitore. L'Italia aveva quindi altri due anni per adeguarsi alla durata fissata dall'Unione Europea.

La Legge di Bilancio non introdusse solo il nuovo congedo parentale, ma anche altri supporti alle famiglie. Ad esempio, fu introdotto il bonus latte artificiale, riconosciuto alle madri che non potevano allattare al seno per problemi certificati dal medico. Un'altra novità importante fu il bonus seggiolino, che riconosceva 30 euro a sostegno dell'acquisto di un sistema anti-abbandono per l'auto, obbligatorio da novembre 2019 per tutti i bambini sotto i 4 anni.

Nel 2020, quindi, tutti i neo-padri dipendenti poterono beneficiare di sette giorni retribuiti, anziché cinque come in passato. A questa durata poteva essere aggiunto un giorno ulteriore, definito come congedo facoltativo, se la madre rinunciava a un giorno di congedo previsto per la maternità. In totale, quindi, il padre poteva avere fino a otto giorni di congedo, da richiedere entro i primi cinque mesi dalla nascita, dall'adozione o anche dall'affido del bambino.

Aggiornamenti 2023 sul congedo di paternità

La domanda per ottenere il congedo di paternità in Italia, oggi, può essere presentata:

  • Presso l'INPS: tramite il sito internet dell'INPS, tramite il contact center, oppure presso una sede INPS.
  • Presso il datore di lavoro: per i lavoratori dipendenti, la domanda deve essere presentata al datore di lavoro che provvederà ad inoltrarla all'INPS.

Il congedo di paternità in Italia deve essere richiesto entro il termine di 5 giorni dalla nascita del figlio.

Se il bambino viene adottato si può usufruire del congedo di paternità. Il periodo di congedo è di 5 giorni per l'adozione nazionale e di 10 giorni per l'adozione internazionale. La richiesta deve essere presentata entro 5 giorni dall'ingresso del minore in famiglia.

Il congedo di paternità in Italia viene retribuito in modo diverso a seconda della situazione del lavoratore:

  • Lavoratori dipendenti pubblici: retribuito al 100% del salario.
  • Lavoratori dipendenti privati con contratto nazionale di lavoro: retribuito al 100% del salario per i primi 3 giorni, poi con integrazione da parte dell'INPS fino a un massimo di 61 giorni.
  • Lavoratori dipendenti privati senza contratto nazionale di lavoro: retribuito solo con integrazione da parte dell'INPS fino a un massimo di 61 giorni.
  • Lavoratori autonomi: retribuito solo con integrazione da parte dell'INPS fino a un massimo di 61 giorni.

È possibile richiedere sia il congedo di paternità che quello di maternità contemporaneamente?

No, non è possibile richiedere sia il congedo di paternità che quello di maternità contemporaneamente in Italia. Il congedo di maternità è riservato alla madre lavoratrice, mentre il congedo di paternità è riservato al padre lavoratore. Tuttavia, i genitori possono alternarsi nell'utilizzo del congedo parentale che può essere fruito fino ai primi 12 anni di età del figlio.

Per l'anno 2023, l'Italia ha implementato nuove modifiche alla sua politica di congedo di paternità. I padri hanno ora accesso a un congedo retribuito per la nascita o l'adozione di un figlio. Inoltre, i padri possono assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei figli appena nati senza subire una riduzione dello stipendio. Questo garantirà maggiore flessibilità e sicurezza ai genitori che lavorano in Italia.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

Segnalaci un errore, un refuso o un suggerimento per migliorare l'articolo