In ambito ospedaliero esistono diverse professionalità, dal “portantino” al medico chirurgo. Per lavorare nelle aziende ospedaliere pubbliche con contratto a tempo indeterminato è necessario superare un concorso pubblico bandito dall’azienda ospedaliera stessa per poter accedere alle graduatorie.
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- Infermiere, operatore socio-sanitario o assistente familiare?
- La retribuzione del lavoratori ospedalieri
In attesa di un concorso si può accedere tramite avvisi o concorsi con soli titoli e per contratti a tempo determinato oppure tramite uffici di Collocamento o agenzie interinali (sempre contratti a termine). Per lavorare in una struttura privata è sufficiente presentare domanda all’ufficio del personale purché si abbiano i requisiti posti per l’assunzione.
Infermiere, operatore socio-sanitario o assistente familiare?
Da diversi anni, le professioni ospedaliere e di assistenza sanitaria si sono moltiplicate e hanno assunto sfumature diverse l’una dall’altra, anche se a volte risulta facile “sconfinare” tra compiti e ruoli. Dal 1991, all’infermiere è stata affiancata una figura professionale di supporto – oggi nota con il nome di operatore socio-sanitario (OSS) – con compiti prettamente assistenziali.
Ma quali sono le principali differenze tra queste due professioni? Come fare per andare a Lavorare in ospedale
- La formazione: all’infermiere è richiesto un diploma di scuola superiore (5 anni) e una laurea di primo livello in scienze infermieristiche (3 anni); mentre all’OSS è sufficiente un diploma di scuola media inferiore e un corso regionale di specializzazione della durata di un anno (con un minimo di 1000 ore suddivise in 200 ore di teoria, 250 di pratica, 100 di esercitazioni e 450 ore di tirocinio).
- La normativa: la professione di infermiere è istituita per Decreto Ministeriale n.° 739 del 1994, mentre l’OSS nasce da un accordo stato regioni (Provvedimento del 22/02/2001).
- Le mansioni: la professione dell’infermiere è definita per legge “intellettuale” e ricopre specifiche responsabilità. L’infermiere non è più solo di supporto al medico, ma risponde – anche penalmente – nei confronti del paziente e pertanto deve saper ben delegare i compiti ai suoi assistenti. L’operatore socio-sanitario, invece, ha mansioni meramente pratiche di cura dell’igiene e assistenza di base al paziente e risponde all’infermiere.
I corsi per diventare OSS sono gratuiti e regionali. Esistono anche corsi per OSS privati a pagamento, ma che non forniscono reali garanzie di assunzione ed una formazione appropriata come da protocollo. Gli OSS possono lavorare nei centri di assistenza agli anziani, svolgere servizi a domicilio di assistenza a degenti con difficoltà motorie, operare in ambito sociale oltreché sanitario, ma non svolgere lavori da assistente familiare (colf e servizi).
Lavorare in ospedale: quando e perché nasce la figura dell’operatore socio sanitario?
La storia dell’istituzione dell’OSS risale al 1969, in realtà, quando con DPR 128/69 viene istituita la figura dell’Ausiliario o Portantino con mansioni puramente esecutive (pulizia degli ambienti, trasporto materiali, prestazioni manuali). Nel 1979 con il CCNL si introduce la differenza tra “addetto esclusivamente alle mansioni di pulizia” e l’Ausiliario Socio-sanitario (ASS) inquadrato nel 1° livello retributivo.
Nel 1984 (DPR 348/83) l’ASS deve essere specializzato e conseguire un attestato previo corso di addestramento (3° livello retributivo). La svolta decisiva giunge nel 1991 (D.M, 295//91) quando si introduce la figura professionale dell’Operatore Tecnico addetto all’Assistenza (OTA) con mansioni ancora più specifiche e di supporto al personale infermieristico.
Dopo molti anni, con accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, si istituisce l’Operatore Socio Sanitario (OSS) evolutosi nel gennaio 2003 in Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria (OSSS).
Perché nasce questa figura professionale? Inizialmente per sopperire ad una carenza di infermieri, attualmente – con l’evoluzione anche della professione infermieristica – l’OSS ha un ruolo collaborativo.
La retribuzione del lavoratori ospedalieri
Nell’ambito della sanità pubblica un infermiere con contratto a tempo indeterminato può guadagnare dai 2000 ai 2500€ mensili (accesso per concorso); mentre lo stipendio di un OSS oscilla tra i 900€ (nelle cooperative con contratti a tempo determinato) e i 1300€ mensili (in aziende ospedaliere pubbliche – accesso per concorso).
Lavorare in ospedale: come scegliere la professione
Se non si vuole diventare medici – dove il percorso formativo e le mansioni son ben chiare in base alle varie discipline e specializzazioni mediche -, ma si desidera rimanere nell’ambito assistenziale occorre conoscere bene le proprie aspirazioni in rapporto alle mansioni specifiche spettanti all’infermiere e quelle spettanti all’OSS.
Al ruolo dell’infermiere è delegata la responsabilità del processo assistenziale in tutte le sue fasi (individuazione dei bisogni del paziente, pianificazione, gestione e valutazione del suo intervento, attribuzione dei compiti al personale di supporto).
Nella prassi comune è dimostrato che in contesti ad alta complessità assistenziale, la presenza degli OSS è minima dal momento che le prestazioni sono altamente specialistiche. In questi contesti si predilige un alto numero di infermieri e un basso numero di OSS. Al contrario, nei contesti riabilitativi, nelle case di cura per anziani e in condizioni di assistenza minima, il numero degli OSS prevale su quello degli infermieri.