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Dopo avervi parlato di buonuscita per il licenziamento, oggi cambiamo decisamente argomento.

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I lavoratori addetti ai servizi domestici sono denominati colf, ovvero collaboratori familiari. Possono svolgere varie mansioni presso il datore di lavoro domestico: camerieri, badanti, cuochi, giardinieri, baby sitter, precettori.

Il rapporto lavorativo può avere termine per scelta del collaboratore familiare o del datore di lavoro, purché ci sia un regolare preavviso; in questa breve guida indicheremo al lettore tempi e modi per redigere una comunicazione di licenziamento della colf nel rispetto della legge.

I tempi per la comunicazione di licenziamento alla Colf

La comunicazione di licenziamento della colf, nel caso il rapporto di lavoro superi le 24 ore settimanali va data col seguente preavviso:

  • 15 giorni, incluse le festività (fino a 5 anni di anzianità)
  • 30 giorni, incluse le festività (oltre i 5 anni di anzianità).
  • La comunicazione di licenziamento della colf, nel caso l’impegno lavorativo non superi le 24 ore settimanali, va data col seguente preavviso:
  • 8 giorni, inclusi i festivi (fino a 2 anni di anzianità)
  • 15 giorni, inclusi i festivi (oltre i 2 anni di anzianità).

Se è il collaboratore a dare le dimissioni i suddetti termini sono ridotti del 50%.

La tutela della colf

Nel caso in cui il datore di lavoro non rilasci la comunicazione di licenziamento della colf, il lavoratore ha diritto a un’indennità che corrisponde alla retribuzione spettante nel periodo di preavviso. Se il collaboratore familiare non presta lavoro durante il periodo di preavviso, la retribuzione a lui spettante in tale periodo gli viene sottratta dalla liquidazione.

Dal 29 gennaio 2009 le comunicazioni licenziamento vanno trasmesse all’Inps entro cinque giorni dall’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro. Da aprile 2011 è obbligatorio utilizzare il servizio online dell’INPS per la Variazione e Cessazione, oppure contattare il numero verde 803164 del Contact Center. La comunicazione di licenziamento si trasmette accedendo, tramite PIN, dal Menu Servizionline/Servizi al cittadino/Lavoratori domestici del portale INPS.

L’ultimo metodo è tramite gli intermediari dell’Inps come patronati, Caf, commercialisti che sono abilitati ai servizi online. Sul sito dell’Ente Previdenziale c’è una pagina web apposita con i passaggi da compiere per espletare in modo corretto la pratica.

La comunicazione licenziamento colf, in caso di decesso del datore di lavoro, va effettuata tramite il Contact Center e chi effettua la comunicazione deve fornire il proprio PIN, il codice fiscale del datore di lavoro e il codice del rapporto di lavoro. In caso di personale extracomunitario, bisogna informare lo Sportello Unico per l’Immigrazione cinque giorni prima che si interrompi il rapporto di lavoro.

Scopri maggiori informazioni sulle modalità di tutela e licenziamento del lavoratore nel nostro articolo sulla riforma del Jobs Act.

La validità della lettera di licenziamento alla colf

La comunicazione licenziamento colf, se inoltrata in modo corretto, è valida per tutti gli altri uffici di competenza: del Ministero del lavoro, delle politiche sociali, della salute, dell’INAIL (Istituo nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), della Prefettura.

Un mestiere anche “italiano”

Se un tempo essere una badante era un’occupazione riservata solo agli stranieri, con la crisi economica che si è abbattuta dal 2008 in Italia, in questi ruoli si vedono anche cittadini italiani. I tanti licenziamenti e i pochi posti di lavoro presenti attualmente rendono la situazione molto complicata per cui queste persone decidono di accettare anche queste mansioni per sostenere le spese correnti e mensili. Rispetto agli ultimi anni, nel 2014 c’è un lieve aumento della presenza italiana nel ruolo di badanti anche se loro rimangono sempre la minoranza rispetto al totale rappresentato da persone straniere. La percentuale è infatti del 20% contro l’80%. Tuttavia, la crisi economica ha fatto diminuire le presenza di badanti nelle famiglie, visto che si contano 43mila posti in meno negli ultimi anni. Una diminuzione spiegata con la necessità di far quadrare il bilancio familiare non togliendo quelle spese che sono invece essenziali in una casa.

Il ruolo della colf: mansioni e competenze

Anche se non abbiamo una colf, sappiamo chi è, perché spesso capita che, in qualche film, ci sia qualcuno che ricopre questo ruolo. La colf infatti è una collaboratrice familiare, addetta nella maggior parte dei casi ai lavori domestici. Ella si occupa di gestire l’abitazione curandone la pulizia e l’ordine, cucinando e preparando i pasti. Lavando e stirando. Ma ella non si occupa solo di questo, si occupa spesso della cura dei bambini quando i genitori sono a lavoro e degli anziani presenti in famiglia, fornendo un aiuto incredibile all’insieme familiare. Ma cosa fa realmente la colf in casa? Ella rifà i letti, spolvera, lava i pavimenti, pulisce i vetri: tutte mansioni molto simili a quelle di una classica donna delle pulizie. Tra i suoi compiti rientrano anche il lavaggio degli indumenti dei membri della famiglia e della biancheria della casa (lenzuola, tovaglie, coperte, tappeti, etc) e la sua conseguente stiratura.

Ella però deve anche non far morire le piante presenti in casa, deve prendersi cura di tutte le essenze verdi in casa o in terrazzo e, se richiesto, anche degli animali domestici presenti. Di grande importanza è che lei prepari i pasti per la famiglia, tutti quanti, secondo le indicazioni, le preferenze e le intolleranze dei padroni di casa. Bisogna anche fare la spesa, presso i negozi o i supermercati indicati. Lei però non serve ai tavoli, perché questo servizio generalmente non rientra tra i compiti della colf, ma spetta piuttosto alla figura del maggiordomo, suo collaboratore nonché domestico di alto livello. La collaboratrice della famiglia ricopre anche il ruolo di tata, si prende per cui carico dei bambini, li accompagna all’asilo, a scuola e ad altre attività pomeridiane, gioca con loro e li aiuta nello svolgimento dei compiti. In alternativa al ruolo di tata, c’è quello di badante, se in famiglia sono presenti persone anziane che hanno bisogno di assistenza, cura e compagnia. Generalmente, la persona che si occupa di lavori prettamente domestici, viene associata ad una figura femminile, ma il ruolo di colf può essere ricoperto anche da uomini.

Al di là della classica colf, che lavora in una casa privata, rientrando nella categoria dei collaboratori domestici anche la figura del cameriere, del giardiniere tuttofare, del maggiordomo, della dama di compagnia o della governante, che nella maggior parte dei casi lavora nelle ville di lusso. Generalmente la colf viene assunta con un contratto di lavoro dipendente, a ore, full o part-time, a seconda delle esigenze del padrone di casa. Nel contratto si specificano le mansioni che il collaboratore domestico dovrà svolgere e tutti gli orari di lavoro. Per esempio, in alcuni casi, la colf lavora presso la famiglia solo uno o due giorni la settimana, in altri casi invece è richiesta la sua presenza tutto il giorno o durante tutta una fascia oraria. Alcuni contratti includono per esempio vitto e alloggio per la colf convivente, in modo che questa possa svolgere meglio le sue mansioni.

Le multe e gli aggiornamenti legislativi utili alla lettera di licenziamento alla colf

comunicazione di licenziamento alla colf

Bisogna sapere che sono previste delle multe per i datori di lavori riguardo la posizione della propria colf. La mancata comunicazione all’Inps infatti vale una sanzione da 200 a 500 euro mentre la vicenda diventa più pesante per le tasche del datore di lavoro qualora venga scoperto di non pagare i contributi o che assuma personale senza regolare permesso di soggiorno. Nel primo caso la sanzione arriva oltre i 1000 euro mentre nel secondo caso è prevista anche la reclusione.

Il progetto di riforma del Governo Renzi sul Trf nella busta paga mensile, vera novità nelle intenzioni legislative per il 2015, non dovrebbe coinvolgere questa categoria lavorativa, che sarebbe esclusa così come i lavoratori dell’agricoltura e i dipendenti pubblici. Alla base della motivazione c’è il fatto che estendere anche a loro il Trattamento di Fine Rapporto nel calcolo della busta paga potrebbe pesare ulteriormente sul bilancio familiare, andando a togliere a quest’ultima i benefici come per esempio il bonus Irpef da 80 euro.

Informati anche su come è strutturata una lettera di richiamo.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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