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Lavorare in Giappone? In tempi di crisi come quelli che viviamo è legittimo pensare di fuggire e di costruirsi una vita nuova altrove. Trovare un lavoro in Giappone può costituire una buona alternativa di vita; tuttavia, è chiaro che per fuggire è necessario sapere di poter lavorare: ergo, quale che sia il luogo dove vogliamo emigrare, dobbiamo almeno avere chiara in testa l’idea di un lavoro da cercare e trovare in tempi brevi.

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Neppure nel Paese del Sol Levante la situazione è rimasta rosea come sino a 8-10 anni fa: la crisi ha iniziato a colpire pure l'economia dell'Estremo Oriente, restringendo di molto le possibilità che ha uno straniero di insediarsi in quelle terre.

Probabilmente proprio a causa della crisi, sono in parecchi coloro che si chiedono come possa essere vivere e trovare lavoro in Giappone.

Come trovare lavoro

Partiamo dunque da un concetto imprescindibile per chi seriamente sta progettando un futuro di vita e lavoro in Giappone: vivere lì potrebbe essere diverso da quello ciò che si può immaginare o vedere durante una vacanza. Per farsi un’idea chiara di cosa significhino la vita e la mentalità, sarebbe probabilmente necessario stanziarsi in loco almeno un paio di mesi, per vacanza o per studio e solo poi provare a tirare delle conclusioni.

È ovviamente fondamentale, prima di mettere piede in territorio nipponico, fornirsi di un visto. Sono disponibili visti diversi a seconda del proprio status. Ad esempio, gli studenti possono ottenere la Student Visa, che si richiede grazie alla collaborazione dell'istituto presso il quale si va a studiare. Hanno durata limitata ma sono semplici da ottenere.
Diversa è la situazione per chi vuole andare a vivere in Giappone ed allungare, quindi, la sua permanenza.

Esistono visti diversi a seconda delle categorie di lavoro, come il Professor Visa o lo Specialist in Humanities and International Service, che permette di svolgere un gran numero di occupazioni.
Per ottenere queste autorizzazioni, è sempre opportuno rivolgersi al consolato o all'ambasciata.
È anche necessario aver redatto un buon curriculum in lingua giapponese (e anche una versione in inglese).

Se sei interessato a lavorare fuori dall'Italia, ti suggeriamo di leggere il nostro articolo per considerare le opportunità di lavoro all'estero.

Impiego facile in Oriente? No!

Il Giappone è come un qualsiasi altro stato del mondo e trovare lavoro non è facile. Non è facile trovare nemmeno quello più umile, esattamente come non è facile in Italia. Moltissime persone perdono il lavoro ogni giorno e spesso non riescono a trovarne uno nuovo: infatti i senzatetto aumentano continuamente.

Chiarito dunque il punto fondamentale che il Giappone non è il miglior posto per trovare lavoro, possiamo andare avanti. Fuori dalle grandi città è sicuramente ancora più difficile trovare un’occupazione per un italiano, sia per la richiesta molto bassa, sia per diffidenza nei confronti degli stranieri (gaijin).

Una delle possibili vie d'accesso al mondo del lavoro nipponico è quello di avere molta esperienza in un lavoro manuale, come ad esempio, il pizzaiolo. Il settore gastronomico – soprattutto per quello che riguarda la cucina italiana – ha molta presa in Giappone.

Ma la regola dei “10 anni di esperienza” vale in tutti gli ambiti: per accedere ad un'occupazione occorre un garante giapponese e un requisito fondamentale per guadagnarne uno è, appunto, avere 10 anni di pratica alle spalle.
È per questo che per trovare lavoro in Giappone non è necessaria una laurea, ma solo tanta esperienza.

Altro settore è quello dell'insegnamento, che negli anni passati ha accolto moltissimi professori di lingua stranieri ma che oggi ha iniziato a barcollare. Esistono tuttavia buone possibilità per aspiranti insegnanti di italiano, visto che non occorrono particolari requisiti per esercitare tale professione in Giappone eccetto che l'essere madre lingua. Può essere utile contattare direttamente grandi aziende, dato che molte di queste organizzano corsi di lingua per i loro dipendenti.

Non servono lauree

Non è sempre necessario avere un titolo di studio: certo, la cosa può aiutare, ma non è scontato essere assunti solo perché plurilaureati… come non è scontato non essere assunti per il motivo opposto. In questo paese ci sono due strade: la prima è trovare qualche azienda o scuola che cerchi stranieri con determinate competenze (solitamente laureati); la seconda è cercare di avere conoscenze.

Per ovvi motivi, è chiaro che conoscere italiani che lavorano lì o addirittura amici giapponesi, potrebbe essere veramente utile al fine di trovare occupazione.

… ma le lingue sì!

Chiaramente, per un inserimento nel mondo dell’impiego nel paese del Sol Levante, è necessario capire il giapponese (almeno parlato). Dovete tenere presente che il paese, attualmente, è una mita ambitissima e che, dunque, trovereste molta concorrenza. In queste condizioni, non conoscere nemmeno la lingua parlata sarebbe un autogol certo.

Una lista di siti per sondare il mercato del lavoro

  • Gaijin Pot dedicato agli stranieri
  • Jobs In Japan, con utili guide e consigli
  • Wwo Of Japan, quasi completamente in giapponese
  • Find a Teacher e My Sensei, dedicato all'istruzione. Il secondo permette di rispondere a studenti che chiedono lezioni private di varie materie

Piccoli e utili consigli

Come si è già accennato, è sempre utile fermarsi due mesi come turista in Giappone per prendere coscienza della vita che lì si conduce. Si consideri che tutta la burocrazia che dev'essere portata a termine per iniziare una nuova vita in questo paese dovrà essere seguita in giapponese: sono poche le banche che hanno dipendenti in grado di parlare bene in inglese e lo stesso dicasi per le agenzie immobiliari.

Esistono tutta molti portali web dove italiani condividono le proprie esperienze di vita nel Sol Levante e che possono risultare estremamente utili.

Cercare lavoro in Giappone, qualche informazione utile

Per lavorare in Giappone è bene apprendere qualche informazione utile per la ricerca del lavoro in questo Paese così affascinante. I giapponesi si avviano alla ricerca del primo lavoro fin dal terzo anno di università. La stessa università si occupa, infatti, di aiutare i giovani laureandi nella ricerca attraverso un sistema di orientamento con le aziende che procede attraverso colloqui e appuntamenti. Questo vuol dire che alcuni di loro, prima di laurearsi, hanno già la possibilità di trovare un impiego. Per gli stranieri, invece, uno dei settori più importanti è rappresentato dall’import-export in compagnie internazionali che sicuramente necessitano di figure in grado di tradurre e scambiare informazioni in diverse lingue, ma anche di conoscere usi e costumi dei Paesi in cui la compagnia intende muoversi con nuovi rapporti commerciali e di affari. Un’altra idea per lavorare in Giappone da straniero è sicuramente quella di proporsi come insegnante di italiano per gli studenti giapponesi che vogliano imparare la nostra lingua. Tuttavia, per riuscirci è necessario un visto specifico che è quello da mediatore linguistico. Rimanendo in tema visto di lavoro, per tutti gli italiani che decidono di provare a cercare lavoro in Giappone, fermandosi in questo Paese, quindi, oltre 90 giorni, occorrono dei permessi specifici.

Per ottenere il via libera bisogna rivolgersi all’ufficio consolare adibito e chiedere il visto, presentando il proprio certificato di Eleggibilità rilasciato dagli uffici di immigrazione regionali, la cui lista si può consultare integralmente sul sito web dell'Immigration Bureau of Japan. In ogni caso, se vogliamo davvero lavorare in Giappone, dobbiamo sempre considerare non solo le differenze linguistiche, ma anche quelle che riguardano maniere e consuetudini, ovvero quelle culturali. Questo Paese così affascinante è molto lontano dall’Occidente anche per usi e costumi e questo va seriamente valutato nel momento in cui si intenda sul serio provare a diventare un lavoratore straniero in Giappone. Pensiamo, ad esempio, che una delle prime cose necessarie sono di certo le cosiddette “buone maniere”, che comprendono anche un comportamento socialmente condiviso e correttoI giapponesi rispettano in modo pressoché assoluto le gerarchie anagrafiche e il rapporto fra un giovane e un anziano è ad esempio molto preciso.
Qualche altro esempio: il meishi kōkan consiste nello scambio reciproco del biglietto da visita che va fatto prendendolo con entrambe le mani, leggendo attentamente il biglietto ricevuto prima di metterlo via e osservarlo prima di rivolgersi al proprio interlocutore.

Qual è il percorso di studio migliore per fare l'interprete italiano in Giappone?

Diventare un interprete italiano in Giappone richiede una preparazione accurata, sia in termini linguistici che culturali. Ecco un percorso di studio e alcune strategie che potresti considerare per raggiungere questo obiettivo:

1. Formazione Linguistica di Base

  • Studio dell'Italiano e del Giapponese: Ovviamente, è essenziale avere una padronanza eccellente sia dell'italiano che del giapponese. Se l'italiano è la tua lingua madre, dovresti concentrarti sullo studio approfondito del giapponese. È consigliabile iniziare il più presto possibile, dato che il giapponese è noto per essere particolarmente sfidante per i parlanti nativi di italiano.
  • Certificazioni Linguistiche: Ottenere certificazioni ufficiali che attestino il tuo livello di competenza in entrambe le lingue può essere molto utile. Per il giapponese, potresti mirare a superare i livelli superiori del JLPT (Japanese Language Proficiency Test), come N1 o N2.

2. Istruzione Formale

  • Laurea in Mediazione Linguistica o in Interpretariato e Traduzione: Un percorso di laurea in mediazione linguistica, interpretariato, o traduzione con specializzazione in giapponese è fortemente raccomandato. Questi corsi di studio ti forniranno le basi teoriche e pratiche necessarie per lavorare come interprete.
  • Scambio Culturale o Anno all'Estero in Giappone: Approfitta di programmi di scambio culturale o di un anno di studio all'estero in Giappone per immergerti completamente nella lingua e nella cultura giapponese. Questa esperienza può essere preziosa per acquisire fluidità linguistica e una migliore comprensione del contesto culturale.

3. Esperienza Pratica e Specializzazione

  • Stage o Tirocini: Cercare opportunità di stage o tirocini in aziende o presso istituzioni che operano tra Italia e Giappone può offrirti un'esperienza pratica preziosa e aiutarti a costruire una rete di contatti professionali.
  • Specializzazione in un Settore Specifico: Gli interpreti spesso si specializzano in un campo specifico come il commercio, il diritto, la medicina, o la tecnologia. Considera di acquisire conoscenze specifiche in un settore che ti interessa per aumentare la tua competitività sul mercato.

4. Continua Formazione e Aggiornamento Professionale

  • Workshop e Corsi di Aggiornamento: Partecipa a workshop, seminari e corsi di aggiornamento per interpreti per mantenere elevate le tue competenze linguistiche e interpretative.
  • Networking Professionale: Unisciti a associazioni professionali di interpreti e traduttori per fare networking, trovare opportunità di lavoro e rimanere aggiornato sulle ultime tendenze e tecnologie nel campo dell'interpretariato.

5. Competenze Culturali

  • Approfondire la Conoscenza Culturale: Oltre alla lingua, è fondamentale avere una profonda comprensione delle norme culturali, della storia, e delle pratiche sociali sia italiane che giapponesi. Questo ti permetterà di navigare meglio le sfumature linguistiche e culturali durante l'interpretariato.

Ricorda che la carriera di interprete richiede non solo eccellenti competenze linguistiche ma anche flessibilità, eccellenti abilità di ascolto e di parlato, e una solida etica professionale. Essere aperti a continue sfide di apprendimento e adattamento è essenziale in questo campo.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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