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Il concetto di "Job Sharing" si riferisce a un modello lavorativo non convenzionale in cui due o più persone condividono le responsabilità di una singola posizione lavorativa full-time. In pratica, queste persone suddividono l'orario di lavoro, con ciascuna che copre diverse fasce orarie. In genere, sono due i lavoratori coinvolti in un accordo di job sharing, ma le fasce orarie possono variare e non sono necessariamente limitate a due. Questo tipo di organizzazione del lavoro permette una maggiore flessibilità e può essere particolarmente utile per conciliare gli impegni personali con quelli professionali.

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Rapporto di lavoro con l'azienda

Lo Job sharing è differente dal contratto part- time, poichè è uno solo il rapporto di lavoro con l'azienda. I due o più soggetti hanno un obbligo comune nei confronti del datore di lavoro. Le caratteristiche principali dello Job Sharing che lo differenziano dal contratto di lavoro part- time sono:

  • il job sharing implica un'unica obbligazione tra i soggetti- lavoratori nei confronti del datore di lavoro, i coobligati quindi devono essere legati da un forte rapporto di fiducia l'un l'altro tale da consentir loro di impegnarsi nei confronti di terzi (azienda);
  • i lavoratori devono indicare la ripartizione dell'attività al datore di lavoro. Tale ripartizione deve essere comunicata all'azienda sia in percentuale che nel dettaglio (il giorno, il mese e l’anno). I coobligati devono anche definire la possibilità o meno di modificare questa percentuale in futuro.

Informare il datore

Il termine "Job Sharing" si traduce letteralmente come "condivisione del lavoro". In questo tipo di organizzazione lavorativa, i dipendenti devono comunicare al datore di lavoro, almeno su base settimanale, come intendono suddividere le ore di lavoro. Inoltre, nel caso in cui uno dei lavoratori sia assente, il datore di lavoro può richiedere all'altro lavoratore di svolgere l'intera prestazione lavorativa, senza dover pagare alcun supplemento per il lavoro straordinario. Questo modello richiede una buona comunicazione e coordinamento tra i lavoratori coinvolti per garantire che tutte le responsabilità lavorative vengano adeguatamente gestite.

I punti di forza

Questa particolare forma contrattuale ha l’obiettivo principale di rendere più semplice la conciliazione delle ore dedicate al lavoro con quelle delle propria vita, in modo da poter contare su lavoratori meno stressati e felici, soprattutto che l’azienda sia andata incontro alle esigenze dei suoi dipendenti. Un lavoratore sereno è in grado di svolgere al meglio la sua attività lavorativa rispetto ad uno che invece ha mille problemi, legati in particolar modo alla gestione del rapporto vita-lavoro e quindi anche l’azienda che propone questo tipo di contratto ne trae i suoi vantaggi. Il Job Sharing conosciuto anche con il nome di lavoro ripartito può essere usato da tutti i lavoratori, ad eccezione di quelli che lavorano nella pubblica amministrazione. Questo particolare genere di contratto deve avere delle specifiche caratteristiche, che sono riportate nell’elenco che segue.

  • E’un contratto subordinato e deve contenere obbligatoriamente tutti gli elementi che caratterizzano la forma contrattuale subordinata. Inoltre deve essere redatto in forma scritta.
  • Deve contenere i dati anagrafici dei due lavoratori coinvolti, la prestazione svolta da entrambi e la divisione delle ore lavorative.
  • Deve indicare le varie misure di sicurezza e tutela del lavoratore usate. (Se vuoi essere informato sulla sicurezza professionale, scopri di cosa si occupa l'ispettorato del lavoro).
  • Può avere una durata determinata o essere a tempo indeterminato.

È fondamentale tenere presente che, per quanto riguarda la remunerazione mensile, i lavoratori coinvolti in un contratto di job sharing devono essere trattati allo stesso modo dei colleghi che svolgono le stesse mansioni e sono allo stesso livello professionale. Ciò significa che devono percepire una retribuzione equivalente, benché proporzionata alle ore effettivamente lavorate. In sostanza, nonostante la condivisione del ruolo, ogni lavoratore ha diritto a una paga che rispecchi equamente le ore di lavoro svolte.

La suddivisione lavorativa

In un contesto di job sharing, è fondamentale sottolineare che il datore di lavoro non ha il diritto di determinare la distribuzione delle ore lavorative: questa è una responsabilità che spetta ai due lavoratori coinvolti. Tra le principali regole che i due lavoratori devono rispettare, si includono:

  1. La divisione del lavoro può essere sia verticale che orizzontale. Nel primo scenario, i due lavoratori potrebbero alternarsi su periodi più lunghi, come una settimana, un mese o addirittura un anno per volta. Nel secondo caso, potrebbero alternarsi durante lo stesso giorno.

  2. I due lavoratori hanno la libertà di decidere autonomamente se e quando scambiarsi i turni lavorativi, in base alle loro esigenze personali.

  3. Le eventuali sostituzioni non devono essere effettuate da terze persone, ma solo tra i due lavoratori coinvolti nel job sharing.

  4. Per l'azienda, i due lavoratori sono visti come una singola unità lavorativa, condividendo responsabilità e doveri del ruolo.

Il licenziamento nei contratti di lavoro ripartito

Per quanto riguarda il licenziamento in caso di contratto di lavoro ripartito, si fa riferimento alla circolare ministeriale del 1998, che però non disciplina in caso di recesso dal contratto di uno solo dei soggetti lavoratori.

Le possibili soluzioni in tal caso sono:

  • la risoluzione del contratto di lavoro anche per gli altri coobligati,
  • la stipulazione di un nuovo contratto con l’altro contraente per proseguire il rapporto lavorativo (magari optando per un contratto part-time),
  • la prosecuzione del rapporto con l’altro contraente che sarà affiancato da un nuovo soggetto che sostituisca il lavoratore che ha recesso.

In ogni caso la circolare ministeriale del '98, rende libere le parti su come comportarsi in caso di rescissione da parte di un solo lavoratore con contratto lavoro ripartito.

La retribuzione e la forma contrattuale

I diritti in tema retribuzione, prestazioni previdenziali ed assistenziali riconosciute ai lavoratori con contratto di lavoro ripartito sono assimilate nelle norme che disciplinano i contratti di lavoro part- time.

La forma del contratto di lavoro ripartito deve essere scritta. Sul contratto deve essere indicata la ripartizione temporale, in percentuale, tdel lavoro svolto da entrambi i lavoratori.

Con il lavoro ripartito, i soggetti lavoratori assicurano al datore di lavoro un livello di servizio, che se non rispettato riconosce al datore la possibilità di richiedere delle penali che devono essere stabilite nel contratto in caso non venga assicurato il servizio pattuito.

Obblighi e normative riguardanti il Lavoro ripartito

lavoro ripartito

Gli obiettivi legati a questa formula, riguardano innanzitutto le tempistiche di impiego: si cerca di far conciliare il tempo dedicato all'occupazione con il normale tempo di vita di ciascuno di noi. Una formula che possa fornire una serie di opportunità atte a bilanciare le esigenze dei lavoratori (famiglia, spostamenti, viaggi, ecc...) con quelle delle imprese, sempre in cerca di maggiore flessibilità.

Il tutto, dovendo ricevere una sorta di imprimatur dal punto di vista giuridico, viene dunque analizzato proprio in vista di questo obiettivo, facendo sì che siano analizzate tutte le casistiche già in atto e che vengano riportate all'interno della corretta veste giuridica. Uno degli esempi di occupazione che ancora non è regolato dal punto di vista del job sharing, è quello del portiere di condominio.

Chi può accedere a questa forma contrattuale?

È di fondamentale importanza sapere che tutti i dipendenti della pubblica amministrazione non potranno mai accedere ad un contratto ripartito, mentre le altre tipologie di rapporto fra lavoratore e datore potranno essere formalizzate anche in tal senso; la modifica alla normativa pregressa ha inoltre sottolineato l'impossibilità di contrattualizzare secondo queste modalità più di due lavoratori.

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Alcune regole

lavoro ripartito

La legge prevede che il lavoro di tipo ripartito può essere sia di tipo orizzontale, che verticale: nel primo caso le persone che si dividono il compito possono lavorare lo stesso giorno in orari diversi, nel secondo caso, si alternano di settimana in settimana o per periodi più lunghi, come mesi o un anno. Una volta formalizzato il rapporto, i due soggetti possono nella maggior parte dei casi scambiarsi il turno, ed è vietato loro di farsi sostituire da terzi soggetti estranei al rapporto.

A tutti gli effetti, anche se si tratta di due unità lavorative, con il job sharing vengono considerate come unica entità: questo significa che anche in caso di licenziamento di uno, l'altro si vede sfumare il rapporto contrattuale. A questo si può porre rimedio trasformandolo in contratto a tempo pieno o parziale.

Badanti: il più classico esempio di lavoro ripartito

Il lavoro ripartito è una forma di organizzazione del lavoro che può essere applicata anche nel caso delle badanti. In questo tipo di lavoro, le ore di lavoro sono divise tra più lavoratori, in modo da garantire una maggiore flessibilità e una copertura continua delle esigenze del paziente.

Nel caso delle badanti, il lavoro ripartito può essere una soluzione ideale per garantire la migliore qualità dell'assistenza al paziente. Infatti, grazie a questa forma di organizzazione, i pazienti possono essere assistiti in modo continuo, senza interruzioni, anche durante la notte e nei giorni festivi.

Inoltre, il lavoro ripartito può essere una soluzione anche per le badanti, che possono conciliare le esigenze del lavoro con quelle personali e familiari. Infatti, grazie alla suddivisione delle ore di lavoro, è possibile conciliare il lavoro con altre attività, come lo studio o la cura dei figli.

Per applicare il lavoro ripartito nel caso delle badanti, è necessario definire in modo preciso le ore di lavoro e le mansioni di ogni lavoratore. In questo modo, si evita la sovrapposizione delle attività e si garantisce una copertura continua delle esigenze del paziente.

Inoltre, è importante definire in modo chiaro anche le modalità di coordinamento tra i diversi lavoratori e con la famiglia del paziente. In questo modo, si evitano possibili disguidi e si garantisce una comunicazione efficace tra tutti i soggetti coinvolti.

Infine, è importante sottolineare che il lavoro ripartito nel caso delle badanti deve essere organizzato in modo da garantire la qualità dell'assistenza al paziente. Per questo motivo, è necessario selezionare i lavoratori in base alle loro competenze e alla loro esperienza nel settore dell'assistenza.

In conclusione, il lavoro ripartito nel caso delle badanti può essere una soluzione ideale per garantire una copertura continua delle esigenze del paziente e per conciliare le esigenze del lavoro con quelle personali e familiari delle badanti. Tuttavia, è importante organizzare il lavoro in modo preciso e attento, definendo le ore di lavoro e le mansioni di ogni lavoratore, e garantendo una comunicazione efficace tra tutti i soggetti coinvolti.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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