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Si sente molto parlare di Jobs Act, ma ancora oggi difficilmente si conosce con precisioni quali sono stati e saranno i cambiamenti che tale disegno di legge apporterà in Italia. Il Jobs Act è una legge attraverso la quale il governo Renzi è chiamato ad apportare delle riforme legate al mondo del lavoro e che sia in modo diretto che in modo indiretto coinvolgono tutto ciò che è connesso con il lavoro stesso e quindi le pensioni, gli ammortizzatori sociali (riferimento alla cassa integrazione e alla disoccupazione), welfare, contratti, agevolazioni e tanto altro.

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Il disegno di legge

E’ proprio quest’ultimo uno dei principali obiettivi del Jobs Act, quello di rielaborare e ridurre quindi le numerose tipologie di contratti lavorativi che attualmente esistono, ad esempio è già stato attuato il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti dedicato ai neo-assiunti, il quale, come dice il nome, prevede maggiori tutele sull’anzianità lavorativa. Cerchiamo di vedere assieme la Jobs Act in sintesi e capire cosa ha cambiato fino ad oggi e quali saranno le novità che ci spetteranno.

Lo scorso venerdì 20 Febbraio 2015, sono stati approvati i primi due decreti attuativi del Jobs Act da parte del Consiglio dei Ministri, tali decreti hanno introdotto proprio il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e i nuovissimi ammortizzatori sociali e già nel Marzo a seguire, numerosissime aziende hanno cominciato ad assumere attraverso la nuova tipologia di contratto.

Jobs Act in sintesi: cos'è?

jobs act

Ma non è finita qui, vediamo il Jobs Act in sintesi e quindi quali sono le misure previste dai decreti attuativi di questo disegno di legge:

  • Contratti Stabili, saranno promossi la tipologia di contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, decisamente più convenienti sia per i lavoratori ma anche per le aziende stesse in quanto i vantaggi sono differenti in termini di oneri diretti e indiretti a differenza degli altri contratti.
  • Licenziamenti e reintegro, fanno riferimento agli assunti con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti; in tal caso è previsto il reintegro solamente se il licenziamento è a sfondo discriminatorio o disciplinare, ovviamente l’interessato dovrà dimostrare che il motivo che ha scaturito l’azienda a procedere con il licenziamento non sussiste.
  • Trattamento di disoccupazione, grazie alla cos’detta storia contributiva del disoccupato, la complessiva durata del trattamento di disoccupazione sarà rapportata proprio a questa. Inoltre saranno introdotte le Naspi, che andrà a sostituire Aspi e mini-Apsi, e in più la Dis-Coll, ossia l’indennita di disoccupazione prevista prettamente per eventuali collaboratori. La Naspi, ossia l’assegno contro la disoccupazione involontaria, durerà ben 24 mesi
  • Meno tipologie di contratto, come accennato ad inizio di questo articolo, il principale soggetto della Jobs Act è il contratto, attraverso questo disegno di legge, verranno risistemati e riordinati, ad esempio verranno aboliti quei contratti rivolti un pò più sugli “abusi”, come ad esempio il contratto di collaborazione a progetto ecc. Saranno intaccati i contratti di apprendistato e quelli a termine senza causale, questi ultimi però saranno prolungabili fino ad un massimo di 5 volte per 36 mesi.
  • Per quanto riguarda il congedo parentale, sarà esteto quello facoltativo, mentre rimarrà quello retribuito fino al 30 % e fino al compimento dei 6 anni dei figli, rispetto i primi 3 anni prima del Jobs Act, il congedo parentale non retribuito sarà esteso fino ai 12 anni rispetto gli 8 e inoltre, sarà possibile chiedere la possibilità di un impiego part-time invece che il vero e proprio congedo.
  • demansionamento dei dipendenti sarà possibile attuarlo nel caso in cui l’azienda ha bisogno di una totale riorganizzazione o al massimo se è previsto da alcuni particolari contratti collettivi a livello nazionale o aziendale.

Le altre novità in riassunto

Tra le altre novità previste troviamo:

  • Cassa integrazione, non sarà più possibile permettere la cassa integrazione, per la quale sarà rivista la durata e la partecipazione aziendale, nel momento in cui l’attività aziendale sia cessata.
  • Semplificazione, attraverso la Jobs Act, il governo Renzi punta a semplificare numerosissimi adempimenti che sono a carico sia dei cittadini che delle imprese, con la possibilità di svolgerli attraverso la via telematica.
  • Contratti di solidarietà, sarà applicata la semplificazione relativa alle tipologie situazionali in cui potrebbero essere applicati tali contratti con l’obiettivo per le aziende di aumentare il numero di dipendenti, riducendone sia l’orario di lavoro che la retribuzione.
  • Dimissioni in bianco addio! Sarà infatti possibile effettuare le dimissioni solamente per via telematica attraverso appositi moduli che è possibile trovare sul sito stesso del Ministero!
  • Da inizio del nuovo anno 2016, sarà attiva l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal) e verrà istituita una rete completamente nazionale riguardanti appunto i servizi relativi alle politiche del lavoro e coordinata dalla stessa Anpal.
  • Controlli a distanza. Le aziende sono libere di assegnare ai propri dipendenti strumenti tecnologici quali tablet, smartphone o pc con l’obbligo di informare come utilizzare tale strumenti e l’obbligo di effettuare controlli, ovviamente nel rispetto della privacy.

Insomma, il Jobs Act, voluta fortemente dal governo Renzi può dirsi compiuta, non ci resta che sperare che dia una valida svolta alla situazione lavorativa in Italia!

Il contratto di lavoro a tutele crescenti: cos'è? Facciamo chiarezza sulla Riforma

L'8 ottobre 2014, il Governo Renzi ha incassato la fiducia sul Job Act al Senato. 161 i si contro i 111 no. Plaudono i governi stranieri (in prima fila una Merkel che sembra entusiasta della riforma). Delusi i rappresentanti delle opposizioni istituzionali (M5S e Lega su tutti) e di piazza (la Fiom ha più volte minacciato l'occupazione delle fabbriche dalle piazze milanesi).

Il Governo ha presentato il Job Act come un provvedimento dovuto, come una riforma da fare ad ogni costo, soprattutto per regolarizzare il mercato del lavoro che negli anni è stato dipinto come il più garantista del mondo ma che in realtà ha vissuto e sta vivendo una stagione di precarietà e di disoccupazione, schiacciato dal sommerso e dall'evasione.

Accresci la tua comprensione riguardo alle diverse tipologie di contratti lavorativi e studia in modo approfondito questi due argomenti:

articolo 18: problema vero o no? Cosa prevede?

Niente più reintegro per i licenziamenti economici: sarà sostituito con un indennizzo sicuro (e che crescerà con l'anzianità di servizio). Il reintegro dopo licenziamenti dovuti a problemi disciplinari scatterà solamente per quei casi ingiusti che appaiono particolarmente gravi. Nessuna modifica invece per quanto riguarda la tutela su cui il lavoratore può contare in caso di licenziamento discriminatorio. Ecco dunque le modifica tanto discusse che ruotano attorno all'articolo 18, che a sua volta era stato già modificato dalla Legge Fornero nel 2012.

Tutte queste modifiche verranno applicati a tutti i nuovi contratti a tempo indeterminato e contratto di lavoro a tutele crescenti mentre non verranno modificati i vecchi contratti a tempo indeterminato che attualmente regolano il lavoro di milioni di italiani.

Obiettivo di Renzi è limitare la discrezionalità dei magistrati sul regime sanzionatorio (cosa che non era riuscita a fare la Fornero con la sua riforma) e stabilire alcuni di questi temi direttamente tramite Legge (in maniera chiara e univoca).

Con il Jobs act Incentivi mirati a chi assume con il contratto unico a tutele crescenti. Ecco cosa cambia con l'entrata in vigore

Il Governo ha intenzione di destinare una dote finanziaria (non inferiore ai 2 miliardi annui e che comunque sarà specificata meglio nella prossima legge di stabilità) per far decollare il nuovo contratto di lavoro a tutele crescenti d'inserimento: sarà probabilmente il tanto annunciato taglio del cuneo fiscale, con lo sgravio Irap. Gli altri incentivi riguardano invece gli accordi collettivi mirati a favorire la flessibilità di orario, i premi di produttività e le forme di conciliazione lavoro famiglia.

Nuova Aspi per tutti i contratti: cos'è e come cambia

Tutto confermato per quanto riguarda le procedure semplificate per l'accesso alle tutele in caso di sospensione del lavoro o di disoccupazione involontaria. I fondi che il Governo metterà a disposizione saranno 1.5 - 2 miliardi (da stanziare con la prossima legge di stabilità). Questi fondi serviranno a finanziare lo strumento universale di assistenza per i lavoratori (che una volta terminata l'Aspi si trovano senza appigli). Aspi e mini Aspi verranno omogenizzate, senza contare che ne è prevista l'estensione a quei contratti che nel 2012 ne furono esclusi (come i co.co.co.). Per quanto riguarda la cassa integrazione viene cancellata per i casi di cessazione di attività aziendale; per tutti gli altri casi si prevede che venga utilizzata solo dopo aver sfruttato le altre forme di riduzione dell'orario di lavoro, così come sono previsti termini che ne limitino la durata. Restano attivi i fondi bilaterali introdotti dalla Fornero (e tanto criticati dal mondo aziendale).

Agenzia nazionale per l'occupazione

La delega prevede l'istituzione di un'Agenzia nazionale per l'occupazione che abbia dunque lo scopo di spingere le politiche attive del lavoro. Quest'Agenzia raccoglierà le competenze in maniera di servizi per l'impiego, politiche attive e Aspi. Punto da sottolineare: nella sua definizione dovranno essere coinvolte le parti sociali. In parallelo la delega stabilisce anche la nascita di un'unica Agenzia che si occuperà di controlli (che raccoglierà le ispezioni del Ministero del Lavoro, dell'Inps e dell'Inail).

Combattere la disoccupazione giovanile attraverso le leggi come il jobs act

Assieme agli incentivi e alle agevolazioni per le assunzioni il Governo pensa ad una riduzione dei contributi fiscali mirata a combattere la disoccupazione giovanile, così come è stato fatto in Svezia nel 2004. Una riduzione della spesa per contributi sociali sui giovani potrebbe rivelarsi una soluzione adeguata. Le cifre di cui si parla in questo periodo non sono certo incoraggianti: solo nel 2016 l'Italia raggiungerà il pareggio di bilancio strutturale, contro un deficit strutturale allo 0,8% del PIL. La sida per l'Italia è dunque quella di portare a termine il programma di riforme strutturali che include misure per l'efficienza della PA, della giustizia e del lavoro.

Per quanto concerne la PA si parla di una sperimentazione che riguarda la mobilità obbligatoria tra uffici pubblici entro un raggio di 50 Km. In questi giorni il Ministro Marianna Madia, di comune accordo con il Ministro Padoan, sta lavorando sulle tabelle di equiparazione, che permetteranno di capire nuove qualifiche e retribuzioni di dipendenti trasferiti.

Contenuti supplementari

Assieme agli incentivi e alle agevolazioni per le assunzioni il Governo pensa ad una riduzione dei contributi fiscali mirata a combattere la disoccupazione giovanile, così come è stato fatto in Svezia nel 2004. Una riduzione della spesa per contributi sociali sui giovani potrebbe rivelarsi una soluzione adeguata. Le cifre di cui si parla in questo periodo non sono certo incoraggianti: solo nel 2016 l'Italia raggiungerà il pareggio di bilancio strutturale, contro un deficit strutturale allo 0,8% del PIL. La sida per l'Italia è dunque quella di portare a termine il programma di riforme strutturali che include misure per l'efficienza della PA, della giustizia e del lavoro.

Per quanto concerne la PA si parla di una sperimentazione che riguarda la mobilità obbligatoria tra uffici pubblici entro un raggio di 50 Km. In questi giorni il Ministro Marianna Madia, di comune accordo con il Ministro Padoan, sta lavorando sulle tabelle di equiparazione, che permetteranno di capire nuove qualifiche e retribuzioni di dipendenti trasferiti.

Riforma del lavoro nel tempo: ecco la storia degli interventi che hanno cambiato l'Italia

Governo Monti

Il Governo Monti presentò, dopo delle riunioni con partiti e associazioni sindacali, la sua riforma per il lavoro. Si prevedevano modifiche per l’articolo 18, ammortizzatori sociali, contratti di lavoro e cassa integrazione. L’articolo 18, tanto difeso dai sindacati, subì una modifica sostanziale.

Gli ammortizzatori sociali

Nell'ambito della riforma del lavoro, fino al 2016 era previsto un regime transitorio che manteneva l'indennità di mobilità, la quale venne successivamente sostituita dall'Aspi (Assicurazione Sociale Per l'Impiego). Potevano usufruire di questa assicurazione coloro che dimostravano di aver lavorato 52 settimane negli ultimi due anni, e in questa fascia rientravano anche gli apprendisti. L'assegno copriva 12 mensilità (per gli over 55 erano invece 18) con un importo pari al 70% della retribuzione e una diminuzione del 15% ogni sei mesi. Il tetto massimo previsto era di 1.119 euro.

Contratti di lavoro

La proposta del Governo Monti per la riforma del lavoro conteneva importanti novità anche sul tema dei contratti di lavoro. Queste erano le misure proposte:

  • L'apprendistato diventava per i giovani la formula di ingresso principale nel mondo lavorativo e rappresentava il primo passo per l'assunzione a tempo indeterminato.
  • I contratti a tempo determinato o a progetto (co.co.pro) costavano di più (esclusi i contratti stagionali e sostitutivi); per i contratti part-time e intermittenti erano previsti maggiori vincoli. La maggiorazione andava al fondo d'indennità per la disoccupazione.
  • Gli stage gratuiti dopo la laurea venivano aboliti.
Per avere una panoramica completa sulle tipologie di contratti lavorativi in Italia leggi questo approfondimento sui livelli del contratto per chimici.
 

Polemiche della Fiom e Rete Imprese

Molto meno accomodante era la Fiom, che non vedeva di buon occhio non solo il tema degli ammortizzatori sociali e del precariato, ma anche la modifica dell'articolo 18, svuotato completamente di ogni valore: infatti, secondo la Fiom, il reintegro non sarebbe più stato un diritto certo ma una remota possibilità. Anche secondo Rete Imprese, il testo del ddl era gravido di preoccupanti novità rispetto a quanto discusso in sede di dibattito, in particolare esistevano peggioramenti per le imprese del commercio, del terziario e dell'artigianato. Secondo il segretario del Pdl Alfano, il testo della riforma sarebbe andato migliorato durante la discussione in Senato così da garantire una risposta concreta alle preoccupazioni espresse dalle imprese. L'esame della riforma era partito il martedì successivo, una volta concesso il via libera da parte del presidente della Repubblica Napolitano. Il presidente Schifani chiedeva, in una nota di Palazzo Madama, di accelerare i tempi per offrire ampia credibilità al testo in esame.

Riforma sulle farmacie

Il primo comma della riorganizzazione politica di Monti sulle farmacie riguardava il rapporto numerico tra farmacie e densità di abitanti. Secondo la nuova normativa, ce ne doveva essere una ogni 3000 persone piuttosto che una ogni 4000 come accadeva nella situazione precedente. Inoltre, in caso vi fosse stato un esubero di 500 cittadini per i Comuni sopra i 9000 abitanti e di 1500 per quelli più piccoli, si provvedeva all'apertura di ulteriori sedi.

Nelle Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano vennero poi istituiti presidi farmaceutici in diverse realtà extra criterio demografico (stazioni ferroviarie o marittime, aeroporti, centri commerciali e autogrill), sui quali la prelazione dei Comuni sarebbe stata valida fino al 2022. Riguardo ai cosiddetti medicinali di "fascia C", questi vennero venduti anche all'interno delle parafarmacie e nei corner della grande distribuzione, ma senza essere direttamente alla mercé degli avventori.

Il farmacista era obbligato a vendere al cliente - qualora quest'ultimo lo richiedesse - il medicinale meno caro che fosse l'esatto corrispettivo di quello scritto sulla ricetta. Questa regola non si poteva applicare soltanto in una circostanza specifica: qualora fosse stato lo stesso medico ad aver vietato espressamente la sostituibilità.

Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano avevano tempo fino a 120 giorni dall'entrata in vigore della riforma di Monti sulle farmacie, per provvedere al controllo straordinario della pianta organica. Al termine di questa scadenza, avevano un altro mese a loro disposizione per mettere in piedi un concorso straordinario a cui potevano inscriversi farmacisti non titolari o titolari di farmacia rurale sussidiata.

Lo scopo era quello di procedere alla copertura delle nuove sedi farmaceutiche e di quelle per le quali non si fosse già ricorsi alla procedura concorsuale. Un'altra novità riguardava il fatto di partecipare alle selezioni per farmacisti sia individualmente sia in forma associata. Quest'ultima opzione prevedeva che i titoli dei vari partecipanti fossero addizionati fra loro a discapito di chi partecipava singolarmente.

Cosa cambiò nel contratto a tempo determinato

Con la riorganizzazione politica del mercato del Lavoro, il Governo Monti aveva intenzione di intervenire sulle tipologie contrattuali, in particolare su quelle che andavano a incrementare il precariato. Negli obiettivi generali della riforma delle tipologie contrattuali, era disponibile una traccia che illustrava gli interventi sui vari tipi di contratto, volti a non incentivare quelli che non assicuravano ai giovani la certezza del posto di lavoro.

Analizzando la bozza della riforma del contratto a tempo determinato, si poteva notare che il Governo si stava muovendo per disincentivarne l'uso da parte delle aziende, attraverso l'incremento del costo dei contributi ad esso collegati, che allora avevano come destinazione principale quella di finanziare l'assicurazione sociale per l'impiego. L'intervento prevedeva una sorta di maggiorazione dei contributi, che poteva essere recuperata qualora l'assunzione a tempo determinato, ovvero l'assunzione a termine, fosse seguita da un'assunzione a tempo indeterminato del soggetto: veniva quindi conferito alle aziende il cosiddetto premio di stabilizzazione. Per frenare la pratica della successione abusiva di contratti a tempo determinato, ci si atteneva alla normativa della Comunità Europea 99/70/CE: in questo modo c'era un irrigidimento della disciplina del rinnovo di tutti i contratti a termine, andando ad aumentare l'intervallo di tempo fra la stipula di un nuovo contratto e la scadenza del precedente. Inoltre, la riforma del contratto a tempo determinato fece sì che venisse eliminato l'onere di impugnazione stragiudiziale del contratto stesso, nel limite dei 2 mesi previsti rispetto alla sua fine; fu ridotto a 270 giorni il termine in cui il dipendente poteva portare in giudizio l'azienda.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.

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